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 2015  gennaio 30 Venerdì calendario

L’(agon)izzazione della tv italiana, tale e quale a quella albanese

L’agonizzazione della tv italiana. Forse abbiamo irriso troppo in fretta Agon Channel, la televisione albanese che trasmette in Italia, la nuova frontiera della delocalizzazione, il suo immaginario di serie B. Robe che succedono solo in Albania, dicevamo.
L’altra sera, però, quando ho visto Daria Bignardi promuovere l’ultima «fatica» di Bruno Vespa, con il pubblico in sala che sventolava il libro come se partecipasse a una convention della Mondadori, ho cominciato ad avere qualche dubbio. È questo il nuovo? È questo il diverso? La Bignardi non sembrava Sabrina Ferilli quando sponsorizza i divani e i sofà?
Milly Carlucci, Stefania Pezzopane e il fidanzato, Fabio Volo sono le proiezioni ideali di una scrittrice barbarica?
L’agonizzazione della tv italiana. Abbiamo avuto troppa fretta di prendere in giro Agon Channel. In fondo se la tv albanese proponesse «Forte, forte, forte» di Raffaella Carrà, o la prima incidentata puntata de «L’isola dei famosi», o il lento declino di Rai3, o le serie agiografiche di RaiFiction, o i pomeriggi con Barbara D’Urso, o le domeniche con Massimo Giletti e Paola Perego, o i dibattiti di Massimo Bernardini, o le lagne dei talk, o un Sanremo con Al Bano e Romina, saremmo anche capaci di storcere il naso e di rimpiangere Pupo e Simona Ventura.
L’agonizzazione della tv italiana. Naturalmente le generalizzazioni vanno prese per quello che sono e le reti generaliste italiane sono ancora in grado di offrire qualche buon programma.
Però, provocatoriamente, verrebbe da dire che ormai fanno più servizio pubblico Sky e La7 della Rai, che per trovare qualcosa di interessante bisogna surriscaldare il telecomando e arrivare alle reti digitali, che i direttori di rete sono dei capistazione o poco più…
P.S. Agonizzazione è un termine usato in medicina (il Tommaseo parlava di «mostro» linguistico), ma procura meno ambasce di agonia: «L’agonia misteriosa de le cose» (S. Corazzini).