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 2015  gennaio 30 Venerdì calendario

L’olio di fegato di merluzzo, panacea dalle molteplici proprietà, previene anche il cancro al colon. Uno studio rivela che «spegne» gli stati infiammatori cellulari e registra il sistema cardiovascolare contrastando il colesterolo «cattivo». In Italia, ogni anno, a 52 mila persone è diagnosticato questo tumore

Forse pochi ricordano quel cucchiaino di olio di fegato di merluzzo che i bambini di un tempo erano costretti ad assumere, tra smorfie di disgusto e pianti, ogni mattina. «Prendi che ti fa bene» era il ritornello accompagnatorio. Contro il rachitismo, per aiutare lo sviluppo. Panacea dalle molteplici proprietà. Alcune del tutto ignote all’epoca: previene il cancro colon-rettale, «spegne» gli stati infiammatori cellulari (fattori di rischio per tumori e malattie degenerative varie), registra il sistema cardiovascolare contrastando il colesterolo «cattivo».
L’olio di fegato di merluzzo contiene l’Epa, uno speciale Omega-3. Gli studi sono in corso. Alla presentazione della campagna dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) c’è il ricercatore che lo sta sperimentando sull’uomo. Grazie a lui, contattiamo una paziente dello studio. Racconta: «Qualche anno fa, durante un controllo casuale, mi furono scoperti numerosi polipi nel colon, rimossi durante la colonscopia. Da ulteriori accertamenti, pur non essendoci un riscontro genetico, emerse che probabilmente ero affetta da poliposi familiare attenuata: nel colon si formano numerosi polipi, che se non rimossi, crescono e possono trasformarsi in tumori, rendendo necessaria la rimozione del colon. Mi fu detto che non c’era alcun trattamento preventivo disponibile e che l’unica soluzione sarebbe stata la periodica rimozione dei polipi in fase iniziale, prima della trasformazione in tumori, tramite periodiche colonscopie. Nel corso di due anni mi hanno così rimosso una trentina di polipi». La paziente è un’importante manager quarantenne. Chiede l’anonimato. La sua vita è cambiata da quando ha incontrato Luigi Ricciardiello, 45 anni, gastroenterologo dell’Università di Bologna (Sant’Orsola). Un «cervello in fuga» rientrato in Italia dopo San Diego (Università della California), dove ha studiato le alterazioni molecolari nel cancro colorettale, e dopo il Baylor University Medical Center di Dallas (Texas), dove ha sperimentato nuove chemioterapie. Dal luglio 2009, grazie anche ai fondi dell’Airc, Bologna lo ha accolto nel centro diretto da Franco Bazzoli. Qui ha cominciato a collaborare con Andrea Belluzzi e qui lo ha incontrato la manager quarantenne nella sua «caccia» al farmaco antipolipi: «Ho consultato i maggiori esperti in Italia e negli Stati Uniti e ho saputo dello studio del Sant’Orsola sugli effetti di uno speciale Omega-3. Un integratore alimentare senza controindicazioni. E ho chiesto di far parte della sperimentazione. Dall’inizio dell’assunzione dell’integratore (due anni fa) la formazione dei polipi si è fortemente rallentata e in questo intervallo è stato identificato e rimosso un solo polipo di tre millimetri. Oltre ogni più rosea aspettativa».
Ma un Omega-3 vale l’altro? Non sembra. In questo caso occorre proprio il derivato del fegato di pesce (merluzzo, sardine, sgombri, salmone), un acido grasso libero, efficace perché in forma pura e per questo subito assorbito a livello di cellule intestinali. Si chiama acido eicosapentaenoico (Epa). È la base del primo studio di prevenzione della poliposi familiare. Sembra correggere anche le mutazioni. L’Epa ha dimostrato di contrastare le infiammazioni e la morte cellulare (apoptosi), di prevenire il cancro. Per esempio, curando la colite ulcerosa. Anch’essa anticamera del cancro colon-rettale.
In Italia, ogni anno, a 52 mila persone è diagnosticato questo tumore. Chi soffre di poliposi familiare grave, e sviluppa più di 100 polipi nel giro di 1-2 anni, ha quasi il 100 per cento di probabilità di avere un cancro al colon-retto. Chi invece, come l’imprenditrice quarantenne, soffre di poliposi familiare attenuata ha 50-80 probabilità su cento di ammalarsi di tumore. Dipende sempre dal numero di polipi che sviluppa.
Ma qual è la corretta alimentazione per prevenire il cancro? Ricciardiello abbozza un menu salvifico: «Pesce 2-3 volte la settimana, poca o nulla carne, drink di polifenoli e antocianine (abbondanti nelle arance), verdure. Quasi il 70% dei tumori potrebbe essere prevenuto se tutti avessimo stili di vita corretti». Anche l’obesità è cancerogena. E un metabolismo scorretto può trovare l’equilibrio grazie alle antocianine delle arance. Quelle della «Salute», in particolare, se comprate domani nei punti Airc aiutano anche la salute della ricerca.