Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 27 Martedì calendario

Con il salvataggio della Grecia Bce e Germania ci hanno guadagnato. Profitti realizzati grazie ai titoli di Atene. Se in Europa ci fosse meno retorica, si potrebbe partire proprio da questi utili per rinegoziare il debito ellenico

Tutti sanno (a partire dal popolo tedesco) che la Grecia è stata salvata due volte da Europa e Fondo monetario, e che la Bce negli anni della crisi ha sostenuto tutti i Paesi del Sud comprando i loro titoli di Stato. Ma non tutti sanno (a partire sempre dal popolo tedesco) che questi salvataggi non hanno affatto pesato sulle tasche dei contribuenti, come la retorica nordica spesso racconta: anzi, fino ad oggi si sono rivelati ottimi investimenti. Insomma: i tedeschi (e tutti gli altri) con i salvataggi ci stanno guadagnando.
La Bce tra il 2011 e il 2013 (ultimo bilancio disponibile) ha infatti distribuito pro-quota alle banche centrali nazionali utili per un totale di 3,1 miliardi di euro: il 17,99% dei quali (567 milioni) sono finiti in Germania, nelle “tasche” dell’ortodossa Bundesbank. Solo il programma Smp (quello con cui Mario Draghi comprava titoli di Stato dei Paesi in difficoltà durante la crisi dello spread) ha fatto guadagnare alla Bce tra 2012 e 2013 ben 2 miliardi di euro di interessi attivi netti: la metà di questi profitti sono stati realizzati grazie ai titoli greci. Senza parlare degli utili che la Bce realizzerà quando i titoli, comprati a prezzi stracciati durante la crisi, andranno piano piano in scadenza.
E anche i due “salvagenti” lanciati dall’Europa ad Atene producono interessi: seppur ribassato e posticipato nel tempo, il tasso che la Grecia paga al fondo salva-Stati (che le ha erogato 141,9 miliardi di euro) e ai vari Governi europei (esposti direttamente per circa 80 miliardi) rappresenta un loro guadagno. Idem per l’Fmi.
Se in Europa ci fosse meno retorica, si potrebbe partire proprio da questi “utili” per rinegoziare il debito della Grecia. Certo che non basta cancellare questi profitti, o restituirli alla Grecia, per risolvere il problema di Atene: calcola Rbs che per rendere sostenibile il debito greco (ormai quasi tutto in mano agli Stati europei, al Fondo salva-Stati, alla Bce e all’Fmi) bisognerebbe tagliarlo di 64 miliardi di euro, pari al 33% del totale. Altrimenti alla Grecia basterebbe una nuova tenue recessione, per tornare in ginocchio.
Ma, seppur insufficienti, si potrebbe comunque partire proprio dai guadagni realizzati dalla Bce e dagli Stati “salvatori” per negoziare con la nuova Grecia di Alexis Tsipras. E se anche si concedesse di più a fronte di precise condizioni, sostiene Alberto Gallo di Rbs, le perdite potrebbero comunque essere sostenibili per i Paesi europei. Forse non si arriverà mai a questo punto. Forse tanti in Europa temono che poi altri Paesi possano seguire la strada di Atene. Ma almeno sarebbe utile porsi la questione: è giusto che la Bce e gli Stati realizzino utili dalle disgrazie greche? Ed è normale che la maggior parte dei contribuenti europei, a causa della retorica politica che getta fumo negli occhi, pensi l’esatto opposto?