Il Sole 24 Ore, 27 gennaio 2015
E in Spagna Podemos esulta insieme a Syriza: «Rajoy ha i giorni contati. Puntiamo a conquistare il governo a novembre». Il movimento ha raccolto la protesta degli Indignados e oggi è primo nei sondaggi
«La Grecia non è la Spagna ma da Atene, dopo la vittoria di Syriza, il messaggio che inviamo a Mariano Rajoy è molto chiaro: tic-tac, tic-tac, è iniziato il conto alla rovescia per la conquista del governo da parte di Podemos». Il leader Pablo Iglesias esulta con assieme ai sostenitori di Syriza: «Vogliamo un’Europa di speranza, vogliamo democrazia». La sinistra anti-sistema ha conquistato il primo governo all’interno dell’Unione e il suo movimento intende seguire la stessa strada alle elezioni che in Spagna si terranno a novembre. E un test significativo ci sarà già a fine marzo con il voto anticipato in Andalusia.
Iglesias aveva accompagnato sul palco Alexis Tsipras, partecipando alla chiusura della campagna elettorale di Syriza. Così come il conservatore Rajoy era corso a sostenere il premier Antonis Samaras e Nea Dimokratia. Il voto in Grecia è quasi un’anticipazione – un sogno o un incubo, dipende da dove la si guarda – di quanto potrebbe succedere tra qualche mese in Spagna.
«Non stappiamo bottiglie di champagne, ma continuiamo a lavorare come abbiamo fatto finora. La frustrazione per le politiche di austerità, che hanno solo aumentato la disperazione, è quello che ha provocato la vittoria di Syriza», ha detto Iglesias. «A partire da oggi – ha aggiunto – Podemos appoggerà il governo di Atene. Ma la Grecia non è la Spagna e sono stati i greci a salvare il Paese. Non abbiamo fatto il lavoro per loro e nessuno può fare il lavoro per noi».
Podemos sta rivoluzionando la politica spagnola che in tutta la storia democratica del Paese ha vissuto dell’alternanza al governo tra i conservatori del Partito popolare e il Partito socialista. Il movimento è riuscito a mettere assieme la protesta che durante la lunga recessione aveva occupato in modo spontaneo le piazze sventolando con rabbia le bandiere degli Indignados. In pochi mesi, dopo aver conquistato a sorpresa l’8% alle elezioni europee, Podemos è diventato, nei sondaggi, il primo partito del Paese con il 28,2% delle intenzioni di voto. Ha un programma di sinistra radicale, vuole un’Europa diversa e chiede «meno austerity e più sviluppo, meno banche e più persone».
La Spagna si sta riprendendo più velocemente delle altre grandi economie europee: Rajoy può vantare alcuni innegabili risultati. Ma il Paese è uscito stremato dalla crisi e nonostante il netto recupero ha ancora un tasso di disoccupazione del 25 per cento. Per questo Iglesias – giovane professore di Scienze Politiche e grande comunicatore – continua a guadagnare consensi e sembra destinato a vincere, come ha fatto Tsipras, superando i popolari di Rajoy e i socialisti guidati dal nuovo leader Pedro Sanchez.
Iglesias benedice anche l’intesa di governo raggiunta ad Atene tra Syriza e la destra nazionalista anti-austerità: «Merita il massimo rispetto, sarà realizzata sulla base del programma, rispettando gli accordi e il giro a 180 gradi alla politica greca che hanno imposto i cittadini», dice il leader di Podemos. «Non c’è stata alcuna apocalisse – aggiunge – non è successo nulla, il sole è tornato a sorgere in Grecia, un sole di speranza, e i meccanismi della democrazia hanno funzionato normalmente. Da Atene arrivano ottime notizie per gli europeisti».