Il Messaggero, 19 gennaio 2015
Meridionali al Nord, il saggio di Nazareno Panichella, racconta l’Italia degli ultimi anni e fotografa le dinamiche economiche e antropologiche connesse alle migrazioni interne. Non più manodopera a bassa specializzazione delle zone rurali ma laureati che hanno più incentivi a lasciare la città d’origine
Sono in un taxi, a Milano. Comincio a chiacchierare con il tassista e nel giro di pochi secondi mi accorgo del suo accento, non proprio milanese: infatti, è originario di Reggio Calabria. Più di 50 anni fa è venuto via. Moglie calabrese e due figli, che tuttavia non lavorano: sono pigri, hanno preso il diploma ma stanno a casa. Il suo sogno è tornare a Reggio, ha una casa – che con il tempo e i guadagni- ha ristrutturato: da lì si vede il mare.
Cambia scena e luogo: a Torino sto parlando con un giovane manager: è concentrato sul lavoro, direi freddo nell’approccio. Poi per un caso noto una frase dialettale: è del sud, ha studiato fuori, si è laureato e subito ha cominciato a lavorare. Dopo che ci siamo dichiarati meridionali, il manager cambia tono e alla fine finiamo per parlare del Napoli calcio.
Storie così capitano continuamente, sono il segno concreto delle migrazioni interne che il nostro paese ha vissuto a partire dagli anni ’50. Sarebbe molto utile saperne di più. Per esempio, nel lungo periodo com’è stata la vita dei vecchi emigranti che dal sud si sono spostati nel triangolo industriale? Hanno guadagnato? Perso? E i loro figli? E oggi, chi sono i protagonisti delle nuove emigrazioni interne? Per analizzare queste storie si richiede sia un approccio narrativo, sia l’uso di strumenti statistici.
ANTROPOLOGIA
Un libro colma la suddetta carenza: Meridionali al Nord di Nazareno Panichella (il Mulino, 28 euro). Un volume utilissimo e per vari motivi, primo fra tutti racconta l’Italia degli ultimi anni e fotografa le dinamiche economiche e antropologiche connesse alle correnti di migrazioni interna. Dunque, riassumendo: nel 1961 il Pil italiano si impennò del 10,31%, fu l’apice del miracolo italiano, che ormai è noto, fu un fenomeno strettamente settentrionale. Nel giro di un decennio, milioni di italiani hanno abbandonato le zone rurali dell’Italia meridionale, quelle che Rossi Doria definiva “d’osso” (dure, aride, poco fertili) per trasferirsi al nord. L’autore dunque, nella prima parte del libro, cerca di rileggere i vecchi studi sull’immigrazioni integrandoli con nuovi dati (Panichella fa uso di una fonte inesplorata, e cioè l’Indagine Longitudinale sulle Famiglie Italiane) e risponde alle domande: ci sono stati miglioramenti? Sono quantizzabili? Nella seconda parte del libro si analizzano le nuove migrazioni. Sono i capitoli più interessanti anche perché offrono una lettura nuova della corrente migratoria. Per esempio, non risulta confermato che «la migrazione dal Sud verso il triangolo industriale è stata sostituita da quella diretta verso le regioni del Nord-est».
Al contrario, le aree di partenza e di destinazione delle nuove migrazioni sono cambiate perché sono cambiati i cittadini migranti. Non più manodopera a bassa specializzazione – con relativi problemi di ascesa sociale- ma a emigrare sono i soggetti più istruiti e più competenti. Attenzione, precisa l’autore: i meridionali istruiti sono sempre emigrati, solo che insieme a loro si muovevano anche i meno istruiti. Ora, la tendenza è cambiata: i meno qualificati non emigrano più, i laureati invece hanno più incentivi a lasciare le città d’origine. Si sta affermando dunque una selezione positiva alla partenza che sta deteriorando il tessuto sociale: «Diversi aspetti che caratterizzano la carenza di iniziativa imprenditoriale, possono essere analizzate anche alla luce di questa selezione negativa della popolazione non emigrata». Se non sappiamo come funziona il sistema Italia – e le sue sfaccettature – i nostri politici e gli opinion maker, poi, come possono confrontarsi, per esempio, sull’annoso problema del mezzogiorno e provare a deliberare in proposito? Questo libro disegna un carta antropologica dell’Italia e individua i problemi che dovremmo provare ad affrontare a breve.