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 2014  novembre 27 Giovedì calendario

Ora i droni dell’Aeronautica militare potranno essere utilizzati anche a supporto di Polizia e Carabinieri nelle operazioni di ordine pubblico, dai cortei allo stadio. «Predator, sarà boom per la prevenzione e per l’ordine pubblico»

Ora sono nel Corno d’Africa. Prima hanno scortato le missioni italiane in Afghanistan, l’operazione di soccorso ai migranti Mare Nostrum e le manifestazioni internazionali più importanti, come la visita del presidente americano Barack Obama a Roma. Da questo momento in avanti, però, i droni dell’Aeronautica militare potranno essere utilizzati anche a supporto di Polizia e Carabinieri nelle operazioni di ordine pubblico. Con compiti specifici e non adatti a tutte le manifestazioni pubbliche, precisano dall’Aeronautica militare: «I droni forniscono dati complessi. Accanto al pilota che comanda il velivolo ovviamente da terra, lavorerà costantemente un analista capace di decrittare e analizzare i filmati realizzati». La differenza – o meglio, una delle tante – è che le immagini realizzate saranno precise al dettaglio e che la sorveglianza dall’alto sarà praticamente invisibile, visto che questo genere di velivoli vola ad altezze da aereo di linea ed è silenziosissimo.
I RISPARMI
L’accordo per l’utilizzo dei velivoli senza pilota da parte delle forze di polizia è stato siglato ieri a Roma dal capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Pasquale Preziosa e dai capi di Polizia e Carabinieri Alessandro Pansa e Leonardo Gallitelli. Un’intesa, ha detto Preziosa, «già in atto», che consentirà di «aumentare il livello di sicurezza dei nostri cittadini»: «L’esperienza maturata in anni di utilizzo nei vari teatri operativi all’estero, ci ha consentito di acquisire un know how che ora torna utile anche per altri scopi. La tecnologia esce dagli hangar e si mette al servizio delle forze di polizia». Nelle intenzioni dei firmatari, l’intesa farà inoltre risparmiare parecchi soldi allo Stato, in quanto i costi effettivi saranno soltanto quelli relativi al volo dei Predator. L’impegno della Polizia sarà alleggerito anche dal fatto che la presenza dei velivoli potrebbe portare ad una riduzione dell’utilizzo degli elicotteri per gli stessi compiti. «Con questo accordo abbiamo acquistato a prezzo zero il meglio che c’è sul mercato, strumenti complessi e costosi che saranno a nostra disposizione» ha sintetizzato Pansa.
20 ORE DI VOLO
I Predator possono volare per oltre 20 ore consecutive senza necessità di atterrare o fare rifornimento. E sono in grado di trasmettere immagini in diretta, di giorno e di notte, di individuare obiettivi sul terreno, di dare indicazioni precise a chi si muove a terra su quanto si troverà davanti, di sorvegliare una determinata zona senza esser visti. Per questo il Predator potrà essere utilizzato per sorvegliare manifestazioni, cortei e proteste di piazza ma tornerà utile anche in occasioni di incontri di calcio o operazioni di polizia sul territorio, per il controllo di strade e autostrade o per la sorveglianza di determinati luoghi e di intere aree.
Pansa non è sceso nei dettagli, ma ha confermato che i velivoli serviranno «per la sorveglianza elettronica in tutte quelle situazioni in cui è necessario avere a disposizione uno strumento che consenta di raccogliere immagini e informazioni altrimenti non possibili». Li useremo, ha aggiunto Gallitelli «solo a ragion veduta, sul piano della prevenzione e della repressione».
Sara Menafra
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«Faccio una facile previsione: nei prossimi tempi ci sarà un boom dei droni predator. Verranno sempre più usati, anche in funzione di prevenzione e controllo dell’ordine pubblico». Chi parla è Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica e presidente della Fondazione Icsa (Intelligence, culture and strategic analysis). La Fondazione Icsa sta attualmente conducendo uno studio proprio sull’uso non militare dei droni: il dossier sarà reso pubblico tra un paio di mesi.
Ma perché, generale, la scelta dei droni Predator in funzione di ordine pubblico? Sono aerei grandi e ingombranti. Non si poteva optare per droni di dimensioni più ridotte?
«I piccoli droni devono essere utilizzati in linea di collegamento ottico. Il pilota deve cioè vederli mentre volano. Possono cadere e sono pericolosi nelle operazioni di ordine pubblico. Il Predator, invece, sta in aria molto tempo a medie e grandi altezze ed è in grado di effettuare una sorveglianza ininterrotta».
Non ci sono controindicazioni all’utilizzo del Predator?
«Una: che le norme in vigore costringono i velivoli a pilotaggio remoto ad operare solo in spazi segregati e non permettono loro di entrare nella normale circolazione aerea. Anche nelle operazioni di polizia dovranno operare in spazi aerei riservati. Queste restrizioni, comunque, cadranno nel giro di uno-due anni. Gli Usa sono già al lavoro per ampliare la capacità d’impiego di questi velivoli».
Di quanti Predator dispone la nostra Aeronautica?
«Una dozzina. La loro base è ad Amendola (Foggia)».
Le risulta che anche altri Paesi si siano dotati di Predator per operazioni di ordine pubblico?
«Israele fa un grande uso di questi mezzi in funzione antiterrorismo; gli Stati Uniti ne utilizzano moltissimi sullo scenario globale; al terzo posto viene l’Italia. Quando i francesi, l’anno scorso, entrarono in Mali, si accorsero che erano sprovvisti di Predator. Hollande andò su tutte le furie e fu costretto, suo malgrado, a rivolgersi agli americani. Noi, nell’utilizzo di queste tecnologie, siamo dieci anni avanti rispetto ai francesi. Scoprimmo l’importanza di questi aerei nella guerra del Kosovo».
Quando esordirono i Predator italiani?
«Nel 2004. Arrivarono i pezzi, furono assemblati ad Amendola e partirono subito per la prima missione, in Iraq. C’erano le elezioni politiche e questi aerei assicurarono lo svolgimento regolare delle consultazioni. Da allora gli Uav non si sono più fermati: sono superimpegnati».
Carlo Mercuri