Corriere della Sera, 26 novembre 2014
La fiducia che serve per non disperdere i 300 miliardi della Ue. La Commissione europea e la Bei si preparano a dare il via a un’iniziativa triennale per bloccare gli investimenti. Ma occorre rimuovere gli ostacoli normativi
La prima priorità della nuova Commissione è, giustamente, produrre risultati nell’ambito di un programma ambizioso per l’occupazione e la crescita. Le previsioni più recenti rivedono al ribasso la crescita per il resto dell’anno sia nell’Ue che nella zona euro. Il ritmo della ripresa, lento secondo le previsioni, non è in grado di ridurre in modo significativo il tasso di disoccupazione, che resta elevato, mentre la competitività europea nei confronti del resto del mondo continua a deteriorarsi.
Dobbiamo agire adesso. Con la fine della crisi dei debiti sovrani si impone la necessità di un nuovo impulso allo sblocco dei finanziamenti. La diminuzione del livello di investimenti, amplificata dalla crisi, ammonta a 430 miliardi di euro, un calo del 15% rispetto al picco registrato nel 2007. In alcuni Stati membri la flessione è ancora più drammatica. È indispensabile una mobilitazione intelligente dei fondi pubblici e privati, in cui ogni euro del denaro pubblico sia usato per generare nuovi investimenti privati, senza creare debito pubblico.
Questa nuova offensiva degli investimenti non resterà un’azione isolata. Tutti i livelli di governo devono attuare politiche per ottenere risultati nella crescita e nell’occupazione, utilizzando ogni leva disponibile sia sul lato della domanda che su quello dell’offerta. Dobbiamo continuare a far fronte ai fattori strutturali alla base della debolezza persistente della domanda aggregata, in particolare gli investimenti, aumentando al contempo la nostra competitività, mobilitando il potenziale di produzione e facendo avanzare la frontiera produttiva dell’Europa.
La risposta alle attuali sfide economiche non può essere diretta dall’alto. Non c’è nessuna bacchetta magica a Bruxelles, né un bottone della crescita da premere. Sarà possibile ripristinare la prosperità e la fiducia nelle società europee soltanto combinando politiche strutturali, fiscali e monetarie – a livello Ue e nazionale – in modo integrato e favorevole alla crescita. Il piano di investimenti andrà di pari passo con questi obiettivi politici. La Bce ha già adottato una serie di importanti misure per allentare la politica monetaria e potenziarne la trasmissione alle più generali condizioni di finanziamento dell’economia. Essa continuerà ad avere un ruolo chiave nel sostegno all’attività economica, nell’ambito del suo mandato e con piena indipendenza.
Le ragioni a favore di un piano di investimenti per l’Europa sono solide. I livelli di investimento nell’Ue sono tra i 270 e i 340 miliardi di euro al di sotto dei parametri storici sostenibili. Il calo degli investimenti è stato in parte una correzione dei precedenti investimenti eccessivi (in particolare nel settore immobiliare in alcuni Paesi), ma le previsioni d’autunno della Commissione mostrano che la debolezza degli investimenti continua a frenare la fragile ripresa dell’Ue, in particolare nell’area dell’euro. A fronte della liquidità abbondante, il debito pubblico e privato resta elevato e limita il margine finanziario di manovra di molti attori. Allo stesso tempo, vi è un grande bisogno di investimenti e molti progetti economicamente fattibili sono in cerca di finanziamenti.
L’incertezza e l’avversione al rischio dei promotori dei progetti frenano gli investimenti reali. Per stimolare l’investimento e attrarre gli investitori privati e i promotori dei progetti sono necessari la fiducia nel quadro economico complessivo, la prevedibilità e la chiarezza del contesto normativo e politico, la fiducia nel potenziale dei progetti di investimento in fase di sviluppo e la capacità di sopportare i rischi. Si tratta di questioni che devono essere affrontate dalle autorità pubbliche a tutti i livelli. In questa situazione l’Ue può avere un ruolo di primo piano con strumenti quali quelli del suo bilancio e quelli della Bei come «banca dell’Ue». In questo contesto la Commissione e la Bei si preparano a dare il via a un’iniziativa triennale da 300 miliardi di euro per sbloccare investimenti indispensabili, con capacità di coprire i rischi in aree fondamentali quali infrastrutture, istruzione, ricerca e innovazione, energie rinnovabili, economia digitale e sviluppo delle Pmi. Ed è in questo contesto che gli ostacoli normativi che frenano gli investimenti devono essere sottoposti a un esame attento ed eliminati secondo necessità. Nel contempo, dobbiamo pensare in modo più innovativo e facilitare ulteriormente lo sviluppo di strumenti finanziari congiunti.
Questa iniziativa va inserita in una strategia più ampia di attuazione delle riforme strutturali per modernizzare settori quali l’energia, le telecomunicazioni e l’economia digitale, con un programma ambizioso per il mercato unico e misure volte a creare un’unione dei mercati dei capitali, con nuove opportunità per la crescita e l’occupazione. Per attuare questa strategia è indispensabile poter disporre di flessibilità per far fronte ai bisogni diversi di diversi settori e regioni. Infine, ma altrettanto importanti, politiche fiscali responsabili adeguatamente diversificate nei vari Paesi dovrebbero sostenere la ripresa, incoraggiando la fiducia necessaria per investire in un futuro prospero per l’Ue.
*Vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l’Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività
**Presidente della Banca europea per gli investimenti