Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  novembre 26 Mercoledì calendario

Il 1 gennaio va in pensione Ugo Zampetti, il segretario generale della Camera. È partita la corsa alla successione, tutti più o meno «figli di». Ecco i nomi dei candidati (e delle relative famiglie)

Riuscirà Fabrizio Castaldi a diventare il segretario generale della Camera più giovane dell’ultimo mezzo secolo? Per sciogliere questo rebus non c’è molto tempo. L’attuale segretario Ugo Zampetti, per il quale era stata ipotizzata una contrastata proroga di un anno dell’incarico, è invece pensionato dal primo gennaio e la matassa della sostituzione va dipanata quanto prima.
Non è un mistero che la presidente della Camera Laura Boldrini punti proprio sul capo della propria segreteria Castaldi, 43 anni e figlio d’arte. Suo padre Paolo è un ex consigliere parlamentare legatissimo all’ex segretario di Montecitorio e attuale capo dell’amministrazione del Quirinale, Donato Marra. Di più, ha il sostegno di Zampetti.
Dettaglio che potrebbe essere una controindicazione rilevante per il Movimento 5 stelle e quella fetta del Pd che auspicano una nomina di rottura con la vecchia gestione durata quindici anni. E dunque si aspettano da Laura Boldrini la proposta di una rosa di nomi, anziché l’indicazione secca di un candidato che potrebbe dividere l’ufficio di presidenza.
Esito peraltro che la stessa presidente avrebbe tutta l’intenzione di scongiurare. Nella rosa non potrebbe mancare quindi il nome di Giacomo Lasorella, incidentalmente fratello di Carmen Lasorella, giornalista della Rai ora a capo di Rai Net, considerato l’uomo sul quale potrebbe alla fine convergere la maggior parte dei consensi. Senza escludere la sorpresa del terzo incomodo.
Forse Guido Letta, cugino dell’ex premier Enrico Letta e nipote del braccio destro di Silvio Berlusconi, Gianni Letta? Oppure Lucia Pagano, non solo figlia ma anche moglie d’arte, visto che il padre Rodolfo Pagano è un ex consigliere della Camera e il marito Mauro Fioroni è stato appena nominato capo del servizio informatico del Senato?
Non resta che rassegnarsi. Nelle alte sfere della nostra burocrazia parlamentare è pressoché impossibile sfuggire alle logiche familiari. Possiamo però consolarci: lo stipendio del nuovo segretario generale sarà ben più modesto, prevediamo, dei 476 mila euro di Zampetti.
Anche se le rogne da affrontare sono decisamente più grosse. E non parliamo soltanto del taglio degli stipendi dei dipendenti della Camera. La faccenda dei palazzi Marini dove sono ospitati gli uffici degli onorevoli, e per i quali la Camera dopo aver speso dal 1998 ben più di mezzo miliardo per affitti e servizi, ha deciso la rescissione contrattuale, sta diventando esplosiva.
L’immobiliarista Sergio Scarpellini chiede che la Camera faccia marcia indietro su due contratti mentre i partiti premono perché se ne salvi almeno uno. Ma Laura Boldrini si mostra risolutamente contraria, stavolta in sintonia con i grillini che non le hanno mai risparmiato le critiche. Vorrebbe sistemare gli uffici dei deputati in un immobile di proprietà pubblica e ha chiesto lo stabile di Largo Brazzà, già sede del ministero delle Comunicazioni. Il Demanio ha però risposto picche, rafforzando così alla Camera il fronte di chi tifa per Scarpellini.
Il tutto al cospetto di un convitato di pietra: il Senato. Perché se la sua riforma andasse davvero in porto il Parlamento si ritroverebbe poi con una disponibilità enorme di spazi.
Di recente per dare uffici ai senatori sono stati completati i lavori al palazzetto di Largo Toniolo, che il Senato aveva comprato una decina d’anni fa da un senatore in carica, e all’ex convento (in affitto fino al 2021) di Santa Maria in Aquiro. Due operazioni costate in tutto una cinquantina di milioni e destinate a rivelarsi fallimentari. A meno che la Camera...