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 2014  novembre 21 Venerdì calendario

Obama sfida i repubblicani con la riforma dell’immigrazione: apertura per 4 milioni di clandestini. Un video su Facebook usato come spot per la decisione: «Utilizzo i poteri legali per far funzionare meglio il sistema»

Doveva presentarlo stasera, invece Obama ha scelto la sera di ieri per illustrare il contenuto del suo decreto presidenziale sull’immigrazione. Un calcolo mirato: ieri venivano consegnati i Grammy per la musica ispanica, e le emittenti di lingua spagnola si aspettavano un pubblico immenso. Era a questo pubblico che Obama voleva rivolgersi, un pubblico al quale aveva fatto tante promesse, tutte mancate, e al quale voleva dire: «Questa volta potete crederci». E l’entusiasmo con cui Univision e Telemundo hanno accolto il discorso ha fatto da contraltare all’indifferenza dei network, che hanno rifiutato la programmazione a reti unificate.
Non che la riforma che Obama doveva illustrare sia così vasta come aveva eloquentemente immaginato sia nel 2008, che alla rielezione del 2012, ma era di certo sufficiente per mandare su tutte le furie il partito repubblicano. Quando Obama si preparava al discorso, ieri sera, sapevamo già le reazioni del GOP, che alle elezioni di due settimane fa ha conquistato entrambe le Camere: «Reagiremo con forza» ha detto il neo presidente del Senato, Mitch McConnell, mentre il capo della Camera, John Boehner gli ha fatto eco: «L’imperatore Obama supera i suoi poteri costituzionali».
GLI ESPERTI COSTITUZIONALI
E sarà questo secondo punto a essere oggetto di polemiche e sfide. Quanto potere ha davvero Obama e fino a che punto può governare con le “executive actions”? È un dibattito vecchio come la democrazia americana, che vede i due partiti impegnati ad attaccare i poteri esecutivi del presidente o a difenderli a seconda di chi segga alla Casa Bianca. Ma è realtà storica che tutti i presidenti dal Dopoguerra ad oggi hanno fatto ricorso ai decreti, inclusi Ronald Reagan e George Bush senior, proprio per l’immigrazione. E, a sentire la Casa Bianca, numerosi esperti costituzionali sono stati interpellati per dare il via libera alle proposte presidenziali, tant’è che ci sono anche capitoli – come i permessi di soggiorno per gli stagionali nell’agricoltura, o la possibilità di dare ai clandestini l’assicurazione sanitaria – che non erano contenuti nella bozza, perché «non rientrano nell’autorità del presidente».
Obama ha fatto un po’ di campagna al suo intervento, con un video su Facebook, dove ha raggiunto i 3,5 milioni di visite. Ha detto che voleva usare i propri «poteri legali» per «far funzionare meglio il sistema» e ha promesso di «continuare a lavorare con il Congresso» per arrivare a «una legge ampia e bipartisan». Una legge, si badi, che esiste già, che è stata votata dal Senato e avrebbe anche avuto i voti alla Camera, se Boehner – cedendo alle pressioni dell’ala conservatrice del Partito – non avesse scelto di non metterla ai voti. Obama ha insistito e aspettato tutta l’estate, ed è stato questo ostruzionismo a portarlo ad agire unilateralmente.

LA TREGUA

Quel che il presidente promette ora è una tregua per circa 4 dei quasi 12 milioni di clandestini che vivono nel Paese. In particolare una tregua volta a evitare la divisione delle famiglie, sulla falsariga del nostro “ricongiungimento familiare”. I genitori di bambini nati e cresciuti negli Usa, e quindi cittadini americani, potranno ottenere permessi di soggiorno invece di essere rimandati nei loro Paesi. Altri milioni resteranno però fuori. Oggi cioè ci saranno vincitori e sconfitti. La speranza di Obama è che i vincitori comunichino la loro gioia, e che il Paese lo sostenga. Ieri c’erano sondaggi contrastanti, uno che dava il 57% schierato con lui, l’altro che contava solo il 38%.