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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

La palma che a Catania ha ucciso una donna e il platano che a Milano è caduto su un tram: il pericolo rappresentato da migliaia di alberi malati non può essere sottaciuto per non scatenare le proteste di chi impersona una malintesa anima ambientalista

Era seduta su una panchina di piazza Cutelli, nel centro di Catania, con la figlia di 19 anni, quando una palma si è spezzata e la parte di albero caduta l’ha travolta uccidendola. La vittima è Patrizia Scalora, 49 anni. Tra le cause possibili, il punteruolo rosso, il coleottero che attacca le palme. I pm indagano per omicidio colposo.
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Due fatti di cronaca accaduti a centinaia di chilometri di distanza, uno molto grave, l’altro un po’ meno ma soltanto per caso, possono essere utili per riflettere su quella sorta di complesso di colpa nei confronti della natura che sembra attanagliare tutti coloro che abitano nelle città. Partiamo dai fatti.
A Catania una donna ieri è morta mentre si trovava seduta con la figlia su una panchina perché una palma è stata abbattuta da un vento di normale intensità per una città affacciata sul mare. Il problema è che quasi sicuramente quell’albero era minato al suo interno dal famigerato insetto conosciuto come punteruolo rosso e sarebbe stato molto più saggio abbatterlo senza attendere che l’incuria e il disinteresse provocassero una tragedia.
Nelle stesse ore a Milano un platano è caduto su un tram a pochi metri dalla fermata. Nessuna vittima. Anche in questo caso si trattava di una delle centinaia di piante malate, e per questo pericolanti, che adornano viali, piazze e parchi della città.
Ora, è evidente che nessuno vuole privarsi della bellezza che un tiglio, una palma o un platano conferiscono alle concentrazioni di cemento e asfalto in cui viviamo. Chiunque abbia figli o nipoti, chiunque coltivi la speranza di vivere in una città in cui il verde non sia soltanto una presenza residuale, spera che il patrimonio di alberi non diminuisca. Il Corriere è da sempre stato in prima fila nelle campagne per rendere più vivibili le città italiane (ad esempio il pieno sostegno alla richiesta del Maestro Abbado al Comune di Milano di piantare migliaia di nuove piante come compenso per il suo ritorno alla Scala). Ma il pericolo rappresentato da migliaia di alberi malati non può essere sottaciuto per non scatenare le proteste di chi impersona una malintesa anima ambientalista. A meno che non ci sia qualcuno disposto a dichiarare che la vita di una donna seduta su una panchina vale meno di una palma malata.