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 2014  ottobre 24 Venerdì calendario

La Commissione Europea s’infuria, lo sforamento dell’Italia era premeditato: «È come se Bruxelles dicesse a Roma: state già pensando di fare i furbi, prima ancora che cominci la partita, e non certo per distrazione». Senza contare poi che la lettera «strettamente confidenziale» è finita su tutti i dispacci. Questioni di euro-linguaggio diplomatico

La frase era in alto, a sinistra, tutta in lettere maiuscole, pubblicata con la massima evidenza nella missiva indirizzata a Roma dalla Commissione europea. E la cosa che deve aver più sconcertato il mittente, cioè il commissario Jyrki Katainen, è stato il modo in cui l’Italia l’ha ignorata. «Strictly confidential», «strettamente confidenziale», era ed è anche una formula diplomatica vincolante, soprattutto se indirizzata da un governo (e la Commissione in un certo senso lo è) a un altro. Ma già di primo mattino, ieri, quel testo che avrebbe dovuto aprire un dialogo riservato era su tutti i dispacci delle agenzie di stampa, diffuso dal nostro ministero dell’Economia. Per un mondo formale come quello delle istituzioni della Ue, molto più che una gaffe: un incidente diplomatico, o perfino — e qualcuno qui lo dice chiaro e tondo —, una mancanza di rispetto inspiegabile. 
Questi sono gli umori che si respirano ai piani alti della Commissione, il giorno dopo il gran temporale. Oggi ci saranno altre spiegazioni, quasi certamente si troverà un compromesso: nessuno ha interesse a un silenzio prolungato. Ma mai, neppure ai tempi più bollenti di Silvio Berlusconi, i rapporti Roma-Bruxelles erano giunti a una temperatura così incandescente. Forse era inevitabile, anche perché la famosa lettera dell’altro ieri — un elenco di appunti e domande sulle mancanze del piano di stabilità italiano — conteneva messaggi molto chiari, al di là dell’euro-linguaggio diplomatico. 
Tutto ruota intorno al verbo inglese to plan — pianificare, programmare, avere intenzione di — usato non certo a caso. E usato nel significato più o meno implicito di un atto volontario, se non premeditato. Nella lettera, compare per quattro volte. Quella che sembra suscitare l’eco più pesante, al di sotto della cortesia formale, è verso la fine: «Le scrivo per consultarla sulle ragioni per le quali l’Italia pianifica ( plans ) di non obbedire (letteralmente: «la non-obbedienza») al Patto di stabilità e di crescita». Chi scriveva avrebbe potuto usare altri verbi, dicendo che l’Italia risks , rischia, o may , «potrebbe» violare il Patto. Queste espressioni avrebbero racchiuso in sé il concetto di un errore tecnico, invece traspare il sospetto della premeditazione. 
All’altro capo della lettera, cioè all’ottava riga, altro bis: «La bozza del piano di bilancio italiano pianifica (ancora plans ) di infrangere i requisiti spettanti all’Italia sotto il braccio preventivo del Patto di stabilità». Il Patto ha infatti una sorta di zona d’allarme con norme e allarmi ben codificati, il braccio preventivo, che serve a bloccare un eventuale slittamento dei bilanci. Se il governo richiamato non agisce, si passa al «braccio correttivo», cioè alle sanzioni. Ma qui si lascia intendere che l’Italia ha in programma di violare già da subito gli stessi requisiti del Patto. Volgarizzando al massimo, è come se Bruxelles dicesse a Roma: state già pensando di fare i furbi, prima ancora che cominci la partita, e non certo per distrazione. 
Alla decima riga, altra stangata appena velata dalla cortesia del protocollo, ma chiarissima nel contenuto: «L’Italia programma una deviazione significativa dal percorso di aggiustamento richiesto verso il suo obiettivo di bilancio a medio termine». Ora la parola passa ai mediatori. Che però chiederanno una procedura strictly confidential , nella speranza di essere ascoltati.