Corriere della Sera, 22 ottobre 2014
Addio a Oscar de la Renta, lo stilista gentiluomo. Mezzo secolo di carriera, la moda è in lutto. Aveva un rapporto speciale con la coppia Agnelli. Di Gianni diceva: «Giocava a terrorizzarmi»
«Papà mi voleva assicuratore, ma io convinsi mamma a farmi lasciare Santo Domingo per andare a studiare arte a Madrid. Lì ho studiato poco, ma ho vissuto molto. E ho cominciato con la moda: è andata bene così». Avevo incontrato Oscar de la Renta qualche settimana fa nella sua casa al 660 di Park Avenue: un’intervista sulla sua lunghissima amicizia con Giovanni e Marella Agnelli, in occasione dell’uscita di «Ho coltivato il mio giardino», il libro autobiografico della moglie dell’Avvocato. Lucidissimo, di buon umore, un cardigan color tabacco su una camicia a quadri, il celebre stilista, a parte il passo un po’ incerto, non aveva certo l’espressione sofferente di chi è entrato nella fase finale di una lotta col cancro cominciata otto anni fa.
Ma alla malattia faceva riferimento di continuo, anche se con «nonchalance»: «Cerco di vedere Marella almeno una volta all’anno, la vado a trovare nonostante i miei problemi di salute». E poi: «Vorrei tornare in Italia, alla festa di John Elkann, non so se ce la farò». Parlare dell’amicizia con gli Agnelli, durata quasi mezzo secolo, era stato per lui anche un modo di ripercorrere gran parte della sua vita e di una carriera nella quale ha vestito molte delle donne più belle del mondo e quasi tutte le «first lady».
Sarto già celebre, de la Renta diventò una star mondiale quando Jacqueline Kennedy cominciò a indossare i suoi abiti. La conobbe e iniziò a frequentarla proprio insieme agli Agnelli e ad altri amici — Truman Capote, Henry Kissinger, Norman Mailer e tanti altri — quando John era stato già assassinato. Ma poi ha vestito molte altre «first lady», da Nancy Reagan a Laura Bush e a Hillary Clinton. Lei e Bill hanno avuto con Oscar un rapporto strettissimo. La probabile futura candidata democratica alla presidenza gli era particolarmente grata per aver reso la sua immagine più disinvolta e spigliata con una serie di abiti giovanili, color pastello, durante gli anni difficili del secondo mandato presidenziale.
L’unica a resistergli era stata Michelle Obama: mai un abito col marchio ODLR indossato in sei anni alla Casa Bianca. E anche qualche polemica: Oscar, uomo garbato ma dalla lingua tagliente, l’aveva criticata nel 2011 per essere andata alla cena di Stato col presidente cinese con un abito di Alexander McQueen, uno stilista inglese. Da allora solo freddezza tra i due. Michelle ha indossato per la prima volta un abito di Oscar de la Renta pochi giorni fa, a un cocktail. Un gesto che, oggi, appare un estremo omaggio.
Un personaggio che dopo una gavetta scanzonata e fantasiosa ha riempito per decenni le riviste di moda (ultimo l’abito da sposa disegnato per Amal Alamuddin, divenuta di recente la signora Clooney) e le cronache mondane: un uomo con un gusto insaziabile per la vita, da quella disinibita condotta negli anni giovanili con la prima moglie, Françoise de Langlade, morta di cancro nel 1983, al club degli amici cosmopoliti — scrittori, industriali, presidenti, pittori — degli anni maturi, con sempre a fianco l’amatissima Annette.
Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, una curiosità febbrile che condivideva col grande amico di una vita, Gianni Agnelli: «Era pronto anche a rischiare per un’emozione» mi raccontò de la Renta. «E ci coinvolgeva, sapendo che in fondo eravamo fatti della stessa pasta. Noi andavamo, anche se a volte Annette era terrorizzata. Una volta Gianni mi svegliò all’alba, eravamo nella sua casa di St Moritz, proponendo di andare a trovare Balthus, un pittore che lo emozionava in modo particolare, nella sua baita alpina. Il pilota del suo aereo lo avvertì che il tempo era cattivo e la pista di Gstaad, dove dovevamo atterrare, molto corta. Bisognava volare leggeri, con pochissimo carburante e non si poteva fare rifornimento. “Andiamo lo stesso” disse lui. A ritorno, l’aeroporto di St Moritz era coperto da nubi bassissime. Sudammo freddo: non c’era carburante per arrivare fino a Zurigo, atterrammo alla cieca, al secondo tentativo. Io e Annette eravamo muti, bianchi come stracci. Gianni, invece, commentò con un sorriso: «Giornata doppiamente interessante. Spericolato come quando, a Roma, decise che non solo voleva accompagnarmi all’aeroporto ma che, anziché l’autostrada, dovevamo percorrere l’Appia Antica che io non conoscevo, anche se ero in ritardo per il mio volo. Come al solito volle guidare lui, correndo a velocità folle sui grossi blocchi di pietra vecchi di duemila anni. Relegato nel sedile posteriore, l’autista, terrorizzato, lo supplicava: “Avvocato, abbia pietà, ho due figli”. “Anch’io”, fu la secca risposta».
Aveva impegni e Annette lo pressava, ma quella sera de la Renta non finiva più di raccontare aneddoti di una vita intensa. Vissuta con leggerezza.