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 2014  ottobre 22 Mercoledì calendario

Iva dal 22 al 24 per cento nel 2016, poi al 25 l’anno successivo e al 25,5 nel 2018. Mentre l’aliquota ridotta del 10 per cento passerebbe prima al 12 e poi al 13 per cento. Non è un’eventualità ma un aumento già scritto nero su bianco, uno dei punti fermi su cui poggia la Legge di Stabilità del governo Renzi

Iva dal 22 al 24 per cento nel 2016, poi al 25 l’anno successivo e al 25,5 nel 2018. Mentre l’aliquota ridotta del 10 per cento passerebbe prima al 12 e poi al 13 per cento. Non è un’eventualità ma un aumento già scritto nero su bianco, anche se riferito al futuro e dunque suscettibile di essere in seguito cancellato. Dal punto di vista della contabilità pubblica però questo è uno dei punti fermi su cui poggia l’intera legge di Stabilità. Il testo approvato dal Consiglio dei ministri ormai sette giorni fa contiene infatti misure, sia minori spese che maggiori entrate, i cui effetti si prolungano nel tempo oltre il 2015: la loro copertura finanziaria è assicurata proprio dallo scatto delle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto. Il punto è che questa garanzia potrebbe non essere sufficiente: il lavoro di queste ore riguarda certamente la messa a punto di alcune norme più delicate, ma anche la verifica finale di tutte le grandezze finanziarie anche in vista del confronto con Bruxelles.
I NODI DA SCIOGLIERE
Tra i nodi da sciogliere figura certamente l’esatta articolazione dei tagli di spesa, la cui effettiva portata - come sempre - può essere valutata non solo nell’articolato ma anche nelle tabelle, che ancora mancano. Così come a ieri sera non risultava ancora disponibile l’elenco dei trasferimenti alle imprese da ridurre.
Anche dal lato delle imposte però ci sono vari punti da definire nel dettaglio. Il bonus per le neomamme ad esempio, di cui devono essere precisati i meccanismi e l’impatto finanziari. E il governo dovrà anche decidere se confermare il valore retroattivo di alcuni inasprimenti fiscali. Come il ritorno dell’aliquota Irap dal 3,5 per cento fissato lo scorso aprile al 3,9: la riduzione era stata decisa in modo che avesse effetto già sul 2014, ora la marcia indietro (più che compensata dallo sconto sul costo del lavoro) si riferisce allo stesso periodo d’imposta: chi ha già versato l’acconto facendo affidamento sull’aliquota ridotta verserà la differenza al saldo di giugno.
DEROGA ALLO STATUTO
Pare poi che in deroga allo Statuto del Contribuente sia stato anticipato a quest’anno anche l’effetto della stretta sui fondi pensione (l’aliquota sul rendimento passa dall’11 al 20 per cento), mentre nelle bozza entrata in Consiglio dei ministri si faceva riferimento al 2015. Infine potrebbe essere prevista una clausola di salvaguardia, sotto forma di aumento per un miliardo delle accise sui carburanti, nel caso in cui la commissione europea non dovesse autorizzare il meccanismo dello split payment in materia di Iva (versamento dell’imposta su un conto corrente separato da parte dell’acquirente).