Corriere della Sera, 21 ottobre 2014
Germania e Francia annunciano «un piano comune» entro l’inizio di dicembre per rilanciare l’economia europea. Intanto Berlino dice sì agli investimenti ma non intende dare soldi...
Investimenti? Sì, certamente, anche se il governo Merkel non vuole allargare i cordoni della borsa. Germania e Francia intendono però lavorare insieme e annunciano «un piano comune» entro l’inizio di dicembre per rilanciare l’ «anemica» economia europea. Comunque, non esistono «patti», ha sostenuto il ministro delle Finanze Michel Sapin al termine di un incontro a quattro, insieme al collega dell’Economia Emmanuel Macron, con i tedeschi Wolfgang Schäuble e Sigmar Gabriel. «Ognuno si deve prendere le sue responsabilità», ha aggiunto l’uomo della continuità nei due esecutivi guidati da Manuel Valls, tagliando corto sull’ipotesi che esista un accordo con i tedeschi per ottenere il via libera della commissione europea alla legge finanziaria francese.
«Non ho chiesto niente alla Germania, perché la Francia non ha niente da chiedere e ciascuno fa quello che deve fare», gli ha fatto eco Macron.
Già un mese fa quando il capo del governo di Parigi incontrò Angela Merkel, chiamandola rispettosamente «signora cancelliera», la padrona di casa era stata attenta a sottolineare che sarebbe stato compito dell’esecutivo di Bruxelles valutare gli sforzi riformatori del governo Valls. La partita è rimasta quella di sempre.
«Abbiamo convenuto di elaborare una proposta sulle possibilità di investimenti nei due Paesi e presenteremo la nostra visione comune dell’Europa», ha detto Schäuble, sottolineando che l’economia dell’eurozona «sta attraversando una fase in cui si sta indebolendo» e che è quindi necessario prendere le misure appropriate. Questo non vuol dire, però, che la Germania sia disposta ad aumentare la spesa pubblica per venire incontro alle esigenze dei partner europei. Il governo di Berlino continua ad essere vincolato all’obiettivo del pareggio di bilancio da raggiungere l’anno prossimo per la prima volta dal 1969.
Anche il ministro dell’Economia Sigmar Gabriel, leader della Spd, non si è discostato dal collega cristiano-democratico, parlando di un aumento degli investimenti tedeschi al 20% del Pil, come richiesto dall’Ocse, contro il 17 di oggi, arrivando a quei 50 miliardi di euro a cui aveva fatto riferimento Macron in una intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung . Ma il vicecancelliere ha chiarito che tutto questo dovrà avvenire facendo ricorso in gran parte a finanziamenti privati «perché la spesa non è una soluzione per rilanciare la crescita». Secondo Gabriel, poi, «servono investimenti che aumentino la competitività e non programmi a breve termine».
La linea tedesca quindi non cambia, anche se i canali sono aperti per sviluppare una collaborazione che potrebbe portare a risultati e il dialogo molto stretto con la Francia sembra a volte superare le differenze di posizione. Con toni meno accorati di Valls, che si era rivolto direttamente all’opinione pubblica tedesca assicurando la prosecuzione delle riforme, Sapin ha detto che l’osservanza delle regole di bilancio è indispensabile per la credibilità dell’eurozona e che il governo è determinato a ridurre il deficit pubblico. «Dobbiamo fare sforzi considerevoli per tenere le finanze pubbliche sotto controllo. Ma dobbiamo farlo — ha osservato — preservando nello stesso tempo gli investimenti». Si tratta di rispettare gli impegni senza penalizzare la crescita. Una scommessa difficile, a cui la Germania non ha mai creduto.