La Gazzetta dello Sport, 10 ottobre 2014
Le speranze che l’infermiera spagnola contagiata da Ebola si salvi sono molto poche. Lo stato della paziente, che ancora l’altra mattina è stata capace di rispondere a una telefonata del Pais e di spiegare che forse s’era infettata sfiorandosi il viso con una mano, s’è aggravato
Le speranze che l’infermiera spagnola contagiata da Ebola si salvi sono molto poche. Lo stato della paziente, che ancora l’altra mattina è stata capace di rispondere a una telefonata del Pais e di spiegare che forse s’era infettata sfiorandosi il viso con una mano, s’è aggravato. Yolanda Fuentes, dirigente dell’ospedale Carlos III di Madrid, ha detto: «La situazione clinica di Teresa Romero è in deterioramento». La parola “deterioramento” è impressionante, ma la Fuentes non ha potuto aggiungere altro. «Non posso dire altro perché la paziente non vuole». Il fratello di Teresa, José Ramon Romero Ramos, ha aggiunto: «Non ci sono grandi speranze».
• È terribile. Teresa non s’è infettata in Africa ma in Spagna. Mi pare che sia il primo caso in Europa di una persona che si ammala senza essere andata in Liberia o in Guinea.
Ci sono grandi polemiche in Spagna per questo. Le persone morte di Ebola in Spagna finora sono due. Due sacerdoti. Il missionario Manuel Garcia Viejo, 69 anni, deceduto lo scorso 25 settembre, che s’era ammalato in Sierra Leone, e il prete Miguel Pajares, 75 anni, infettato in Liberia e deceduto ad agosto. La Romero, sposata, 44 anni, era stata al capezzale di Viejo e s’era setita male in modo definitivo lunedì notte, intorno all’una. L’ambulanza l’ha portata al pronto soccorso di Alcoron, periferia di Madrid. Si trattava di un’ambulanza convenzionale, dunque senza i dispositivi di protezione che ci vogliono in questi casi. La macchina è stata adoperata ancora nelle dodici ore successive, senza che la si disinfettasse. Lo hanno denunciato, sempre al Pais, conducente e barelliere, isolati, così come sono stati isolati i pazienti e i due medici saliti a bordo dopo la Romero (sette persone in tutto). Uno dei due medici ha scritto una lettera in cui sostiene che le maniche della tuta protettiva erano troppo corte. «Sono rimasto accanto alla Romero per 16 ore e in tutto quel tempo nessuno mi ha avvertito che aveva l’Ebola». C’è stata una manifestazione per chiedere le dimissioni del ministro della Salute Ana Mato. Chiedono le dimissioni del ministro anche i sindacati. Medici e sindacati dicono che è mancata l’organizzazione, non ci sono i protocolli. Il premier Mariano Rajoy ha invitato tutti alla calma, «c’è stato un errore umano, la sorveglianza non è stata rallentata, i protocolli vengono rispettati, non c’è un rischio di un’epidemia di grande portata».
• Temo che qualcosa di simile possa avvenire anche da noi, ieri ho letto che gli ospedali in un anno hanno dovuto pagare a pazienti curati male un miliardo di indennizzi.
Per ora tutto è tranquillo. "Il Messaggero" ieri, unico giornale, ha dato con grande evidenza la notizia di un ortopedico di Emergency proveniente dalla Sierra Leone e messo in osservazione allo Spallanzani. L’uomo non ha però nessuno dei sintomi maledetti, si tratta dunque di una saggia misura prudenziale e preventiva. La Lorenzin è comunque dovuta correre al Senato a riferire. «Il periodo di osservazione del paziente dello Spallanzani (che era entrato in contatto con un collega adesso ricoverato in Germania) terminerà al ventunesimo giorno dal contatto, che è avvenuto il 16 settembre». Il ministro ha aggiunto che in Italia non è stato registrato finora nessun caso. «Esistono attualmente 21 unità di isolamento nelle strutture sanitarie e 12 Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) che impiegano 448 persone cui sono state fornite specifiche indicazioni nella gestione delle navi e degli aerei in arrivo nel nostro Paese. Le numerose segnalazioni di casi sospetti, dovute anche a un sistema di allerta attivato nel Paese, sono state oggetto di apposite indagini epidemiologiche e tutte hanno avuto esito negativo».
• Qual è il bilancio della malattia a questo punto?
Lo ha fornito la stessa Lorenzin. All’8 ottobre, i casi probabili e confermati riportati all’Oms sono 8.011, 3.877 i decessi a causa del virus, con un tasso di letalità del 46% nei Paesi dell’Africa occidentale. L’epidemia è cominciata a dicembre al confine fra Sierra Leone e Liberia. Thomas Frieden, direttore dei Centri americani per il Controllo e la Prevenzione della Malattia (Cdc) ha detto: «Direi che, in trent’anni di lavoro nella sanità pubblica, l’unica situazione simile a questa è stata quella con l’Aids».
• Sembra che non possiamo fare nulla se non controllare porti e aeroporti, isolare i sospetti e aspettare che passi la tempesta.
I tre presidenti di Guinea, Liberia e Sierra Leone (si chiamano Alpha Conde, Ellen Johnson Sirleaf e Ernest Bai Koroma) ieri erano negli Stati Uniti. Hanno incontrato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, la direttrice del Fmi Christine Lagarde, il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim. Chiedono più centri sanitari per il trattamento del virus, strumenti di protezione e soldi per pagare il personale sanitario. Hanno anche bisogno di un aiuto al bilancio dello Stato perché la malattia ha fatto esplodere la spesa sanitaria e contratto le entrate fiscali.
• Di quanto denaro stiamo parlando?
Ban Ki-moon ha detto che bisogna moltiplicare per venti volte le somme stanziate finora.