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 2014  settembre 30 Martedì calendario

Quel sì politico tra George e Amal

Nel palcoscenico sull’acqua chiamato Venezia, George il principe azzurro e Amal la sua principessa con laurea a Oxford hanno raccontato una favola che è forse soltanto all’inizio: la cerimonia di un matrimonio globale che potrebbe avere come lieto fine un castello chiamato Casa Bianca.Soltanto le nozze reali dei Windsor, tra carrozze incroccantate d’oro, cattedrali gotiche e nobili parrucconi, ha superato la magniloquenza riverberante di un matrimonio che ha avuto nella città umiliata dalla realtà giudiziaria e resuscitata dalla scenografia nuziale al costo di 13 milioni di dollari, uno stage, un palcoscenico perfetto per ambizioni e vanità ben più grandi di un modesto «sì» davanti a Walter Veltroni, strettamente civile per non alienarsi alcuna setta o confessione religiosa.Se George Clooney, lo scapolo degli scapoli, il principe più azzurro su piazza, e la moglie, avvocata dal pedigree e dal curriculum ancor più perfetti della sua perfetta silhouette (mai che questi principi s’innamorino di cassiere della Coop o di impiegate dell’Inps) hanno scelto proprio Venezia come «sound stage», come studio per le proprie nozze, il pensiero che essi cercassero molto più di una scenografia romanticissima e meravigliosamente decadente alla loro unione, è inevitabile.Con un portafoglio stimato quasi a 200 milioni di dollari da chi fa i conti in tasca alle star, e altri milioni che ogni giorni affluiscono dai rerun, dalle repliche e dalle vendite dei suoi film, George avrebbe potuto scegliere qualsiasi località al mondo per il matrimonio con Amal Alamuddin, la sua Sheherazade libanese da mille e una notte. Avrebbe potuto farsi portare in elicottero sull’Everest o in batiscafo nella Fossa delle Marianne, pagare i russi per pronunciare un «I do», un sì, in orbita sulla Stazione Spaziale o affittare un castello sulla Loira o in Provenza, come Angelina e Brad.Se lui, e la signora dal curriculum politicamente, accademicamente e fisicamente perfetto hanno scelto Venezia è perché Venezia è la sola città universale che possa essere completamente inghiottita e usata per un evento privato. E trasformarlo in un evento planetario. Nessuno potrebbe impadronirsi di Parigi, di Rio de Janeiro, di New York o di Londra (senza essere un Windsor). Ma Venezia è insieme piccolissima e gigantesca, privata e globale, docile e intoccabile. Fruibile da chiunque abbia seguito le immagini in televisione o in Rete e possa realisticamente sognare di visitarla un giorno con un tour low cost, dunque identificandosi — senza spendere 13 milioni — con quella coppia. George è stato insieme il turista qualunque e il principe favoloso.Per questo, Venezia. Perché nonostante le smentite e i dinieghi, i fascinosi sorrisi ironici di lui e quelli smaglianti di lei, i fremiti politici della magnifica canaglia di «Ocean’s Eleven» sono sempre dietro quel suo viso ormai abbastanza maturo e rigato dalle intemperie per avere la «gravitas» necessaria alle responsabilità pubbliche. Clooney è un Democratico dichiarato, un amico personale — come personale si può essere nel mondo dello show business politico — di Obama e di Hillary Clinton, un diligente fundraiser, un elemosiniere delle campagne elettorali.Come ci hanno dimostrato Ronald Reagan, che fu attore sia pure mai assurto al rango di Clooney, e Arnold Schwarzenegger, stella di prima cassetta ma bloccato sulla via della Casa Bianca dalle origini austriache, la tentazione di scendere dalle tribune e unirsi al gioco, di partecipare come protagonista e non come figurante al kolossal della politica può diventare irresistibile. E nessuno come un attore e poi regista di film conosce e pratica i segreti della sceneggiatura, della scenografia, della interpretazione e del successo.Aggiungendo alle malizie hollywoodiane quelle del giornalismo, imparate dal padre nel natio Kentucky.Il matrimonio globale nella più globale delle città, dentro la bolla di una sorta di Truman Show organizzato nei dettagli più minuti come i cellulari «usa e getta» regalati da George a tutti gli ospiti per evitare intercettazioni e hacker di foto riservate a Vogue, sarebbe — o sarà — uno stupendo trailer, o una «prequel», un episodio matrix del futuro «Mr. Clooney va a Washington », come senatore. O dopo un doveroso passaggio a Sacramento, la capitale della California, per una prova al volante, nel governatorato.Venezia, nella sua incantevole e fatiscente tolleranza, già accolse senza ironia né giudizi anche un altro attore divenuto Presidente, quel Ronald Reagan che nella suite del suo albergo, fra un noiosissimo impegno ufficiale e l’altro del G7 del 1987, guardava in vestaglia il canale dei cartoni animati perché, confessò lui stesso, era il solo che riuscisse a seguire. L’augurio è quindi lo stesso rivolto a ogni coppia di novelli, anche se non freschissimi, sposi. Il sospetto è che quelle foto abbiano ripreso il sorriso di una futura Prima Coppia d’America.