Roberto Raja, 31 dicembre 1915
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Freddo, acqua, fango: il flagello della trincea
• Fronte occidentale – Le condizioni di vita dei soldati nelle trincee sono atroci. Ha piovuto per tutto il mese di novembre, l’acqua è arrivata anche al ginocchio, in qualche caso fino alla cintola. «I nostri uomini non erano mai all’asciutto, né in trincea né nei rifugi. Dormivano nelle divise fradice, con gli stivali pieni d’acqua, bevevano tè e pioggia, mangiavano rancio e fango (…)» (Philip Gibbs)I.
• Il “piede da trincea”. «Gli uomini che stavano nel fango per giorni e notti, calzando stivali da campo o fasce, persero qualsiasi sensibilità alle estremità. I loro piedi, così freddi e bagnati, cominciarono a gonfiarsi, a diventare come morti, poi all’improvviso a bruciare come se fossero stati sfiorati da un ferro rovente. Quando arrivava il cambio, decine e decine di uomini non erano più in grado di camminare ed erano costretti a procedere carponi, o dovevano essere trasportati a spalla dai compagni. Ridotti in queste condizioni ne ho visti centinaia e, a mano a mano che procedeva l’inverno, migliaia. (…) Venne infine trovata una cura: strofinare i piedi con olio due o tre ore al giorno. Ma finché il male imperversò, si affievolì la capacità combattiva dei battaglioni» [I].