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 2015  gennaio 24 Sabato calendario

Biografia di Fabrizio Corona

• Catania 29 marzo 1974. Imprenditore. Nel 2001 fondò la Corona’s, una delle più importanti agenzie fotografiche italiane (fallita nel 2009). «Noi produciamo gossip, non lo aspettiamo».
• Figlio di Gabriella e del giornalista Vittorio (1947-2007), a 18 anni fu bocciato e il padre lo mandò a lavorare in un’agenzia fotografica: «È l’inizio della sua fortuna, e dei suoi guai. Lì “ho capito tantissime cose e ho visto tutte le possibilità di questo lavoro”. Fabrizio Corona ha stima, affetto filiale e ammirazione per Lele Mora, almeno quanta sembra averne per se stesso: “Ho sempre detto a mia madre: ‘Sarò uno che a 30 anni avrà un sacco di soldi’”. A 22 incontra il manager dei vip, veri o presunti, che lo fa lavorare, ma lui vuole di più: “Mora ha creduto in Simona Ventura che quando andò da lui non era nessuno (...) l’ha presa e a poco a poco l’ha costruita, l’ha plasmata, fino a quando è diventata quello che è”. Potrebbe fare lo stesso con lui, che ha “una cultura, un’educazione” perché “sono cresciuto in un certo ambiente della Milano bene, conoscevo tutti gli stilisti, i giornalisti, i direttori”. “Nell’agenzia di Lele Mora c’era un buco di una parte fotografica e giornalistica” e per riempirlo Corona propone due nuove strutture: una per “le foto ai cento artisti” della Lm, l’altra che gestisca “le ragazze belle, carine, giovani, che partivano dal basso”. Mora declina, ma invita Fabrizio a fare da solo assicurando la propria collaborazione. Nasce la Corona’s: “La prima ragazza fu Elena Santarelli” che cominciò con l’Eredità alla Rai “quando ancora non aveva il seno”, “l’ho messa in televisione, l’ho fatta lavorare”. Oltre a gestire i servizi fotografici “posati”, quelli concordati e studiati, avvia gli uffici stampa che comprano la pubblicità per conto delle ditte. “Se il giornale fa la pubblicità poi ti dà qualcosa in più, se parla di occhiali, ti mette il tuo occhiale, alla copertina con la mia artista le facevo mettere la giacca del mio cliente”. Per l’ingaggio dei testimonial Corona prendeva una percentuale dalla ditta, un’altra andava a Mora, il resto al personaggio. È a questo punto che nasce il “reparto paparazzate”. “Se io andavo a fare un servizio alla Colombari per la copertina di Max, servizio posato, mandavo un paparazzo che poi dopo la seguiva, magari faceva foto al parco col bambino, le vendevamo al giornale, con una differenza: si guadagnava molto, ma molto di più perché non avevi il costo del trucco, parrucco, styling, robe varie e potevi fare anche 50 servizi al giorno”. Una catena di montaggio che tutto sfrutta e trasforma in denaro. “Tra il 2003 e il 2006, c’è un cambiamento totale nel mondo della televisione e nel mondo dei giovani”. Nascono le vallette, le veline, le letterine i personaggi dei reality che non sanno fare niente, ma “sono conosciuti dalla massa”. I settimanali bramano i pettegolezzi su costoro» (Biagio Marsiglia e Giuseppe Guastella citando gli interrogatori al gip Giulia Turri e al pm Frank Di Maio). Secondo il gip potentino Alberto Iannuzzi, che ne dispose le misure cautelari su richiesta del pm Henry John Woodcock, «dietro la già poco rispettabile insegna dell’agenzia “Corona’s” agiva un’associazione a delinquere per lo sfruttamento della prostituzione che spesso debordava in estorsioni e in riciclaggio. Estorsioni: alcune solo tentate e molte riuscite. I nomi sono illustri. Gente a cui faceva male finire sui giornali scandalistici. E dunque si tentò di vendere ai vertici Fiat a carissimo prezzo (duecentomila euro) un’intervista che si minacciava devastante del transessuale che ospitò Lapo Elkann: la Fiat rifiutò il ricatto e Corona ripiegò sul settimanale Chi. Silvio Berlusconi, attraverso la sua fidata manager Miti Simonetto, ritirò invece dal mercato per ventimila euro alcune fotografie di sua figlia Barbara pizzicata fuori da una discoteca milanese. Lele Mora ci pensò lui a recuperare certe foto del leghista Roberto Maroni (“Le voglio in mano io, quelle lì”). Ci furono “compravendite” di servizi fotografici per il campione di motociclismo Marco Melandri, come per Francesco Totti, Alberto Gilardino, Trezeguet, Adriano, Francesco Coco. Tutti sportivi che si trovavano in passaggi difficili per la carriera o per la loro vita privata. Un momento di debolezza ed ecco che piombava Fabrizio Corona e i fotografi della sua scuderia a immortalare e poi mercanteggiare» (Francesco Grignetti).
• Il 12 marzo 2007 fu arrestato in seguito all’inchiesta Vallettopoli con le accuse di estorsione, associazione a delinquere e sfruttamento della prostituzione. Il pm di Potenza, Henry John Woodcock, pensava che Corona, dopo aver fotografato i personaggi in situazioni imbarazzanti, li ricattasse. L’inchiesta si è poi sgonfiata ma, avendo coinvolto decine di vip e occupando le prime pagine dei giornali per mesi, ha avuto il risultato di far diventare lo stesso Woodcock un uomo famoso e trasformare Corona – con i completi gessati, gli occhiali neri, la Bentley, i capelli tirati e la coda di cavallo, i tatuaggi e l’abbronzatura, l’aria arrogante e strafottente – nell’icona di questo momento storico in Italia (Diario: «L’ultimo dei supereroi»).
• Detenzione di quasi tre mesi (prima a Potenza, poi a San Vittore). La mattina di Corona in galera: «Due fette biscottate, dieci minuti di addominali, cinque superserie di flessioni, i bicipiti li facevo con sei bottiglie di Levissima attaccate a due scope, dieci di tricipiti, tutti fatti con una superserie (cioè pompando al massimo)». Imprese compiute da Corona quand’era dietro le sbarre: ha realizzato un servizio fotografico che lo ritraeva; ha scritto il libro La mia prigione; ha pubblicato la canzone Corona non perdona.
• I conti di Corona dopo la prima volta galera: «Parlo solo di utile, mi piace sapere quanti euro mi metto in tasca al netto di tutto. Nelle ultime due settimane, solo per la vendita di fotografie ho preso circa 408 mila euro. In questa somma rientrano anche 89 mila euro di vecchi crediti. Poi ci sono un milione e 620 mila euro frutto della vendita di tutto il merchandising con il marchio I Corona’s. In più, per abbigliamento uomo, donna, bambino, occhiali, porta-cellulari, cartoleria, telefonini, calze, intimo e gioielli ho firmato contratti per 890 mila euro l’anno per tre anni, a cui vanno sommate le royalties del 10% sulle vendite (…) Henry John Woodcock è il mio benefattore, mi ha fatto il miracolo».
• «Quando sono uscito di prigione, al posto di starmene zitto, mi sono messo a urlare. Il picco di popolarità l’ho avuto lanciando le mutande dal balcone. Non posso andarne fiero. Ma così alimento un business» (a Giovanni Audifreddi su Vanity Fair).
• Scarcerato il 29 maggio 2007 dopo 80 giorni di galera (prima a Potenza, poi a San Vittore), disse: «Sono stato vittima di un talebano di nome Woodcock che voleva solo popolarità». Restò agli arresti domiciliari fino al 21 giugno. In quei giorni fu fotografato mentre lanciava slip griffati Corona’s dal balcone di casa ad una gruppo di ammiratrici: «Da quando mi hanno arrestato ho venduto magliette per 500 mila euro, un buon inizio...».
• Il 27 novembre 2007 fu prosciolto a Roma per i 50 mila euro di Totti (il capitano della Roma pagò per bloccare la pubblicazione di un’intervista su un suo presunto flirt con Flavia Vento, per il giudice fu «un accordo privato, nessun reato»). Prosciolto l’11 gennaio 2008 a Torino anche per la presunta estorsione al calciatore David Trezeguet (era accusato di aver estorto 25 mila euro all’attaccante francese della Juve per non far pubblicare le foto che lo ritraevano con una ragazza all’uscita da una discoteca, il gup dispose il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste). Rinviato a giudizio a Milano il 29 febbraio 2008 per le foto a Lapo Elkann, Gianluca Vacchi, Francesco Coco, Marco Melandri, Alberto Gilardino (estorsione, in alcuni casi solo tentata).
• «Dice: “Quando becchiamo qualcuno e lo scoop è particolarmente delicato, può succedere che sia il diretto interessato a decidere di togliere le sue foto dal mercato, acquistandole prima che vengano offerte ai giornali”. Dice: “Le persone che fotografiamo, per me sono fonte di guadagno e basta. Fingono d’arrabbiarsi, ma sanno che dovranno preoccuparsi quando non lo faremo più”. Ecco: la filiera del gossip benissimo spiegata nei luminosi stanzoni dell’agenzia Corona’s, viale Monza a Milano» (Stefania Miretti).
• «La verità è che io sono il prodotto di questa Italia. L’Italia vuole questo. Se la gente, i vip presunti o veri, non avessero qualcosa da nascondere, il mio lavoro non avrebbe senso. Non tocca a me decidere ciò che è etico e ciò che non lo è. Alla fine credo di essere un povero bullo colpevole solo di fare un mestiere del cazzo».
• Nuovamente arrestato il 3 marzo 2008 sull’Autostrada del Sole in provincia di Arezzo dopo che a Badia del Pino il suo autista aveva pagato la benzina per la Bentley con 100 euro falsi (patteggiò una condanna a un anno e mezzo di reclusione). Si parlò di lui anche in seguito a due famosi fatti di cronaca nera: «Dopo la strage di Erba, del dicembre 2006, i due manager Lele Mora e Fabrizio Corona misero sotto contratto Azuz Marzuk, marito e padre di due delle quattro vittime. Corona piombò anche a Garlasco, tentando di contrattualizzare le gemelle Cappa, cugine di Chiara Poggi, assassinata il 13 agosto 2007» (Stefano Nazzi).
• Nel dicembre 2009, condannato a tre anni e otto mesi di reclusione per aver chiesto danaro agli ex interisti Adriano e Coco e al motociclista Melandri, in cambio della mancata pubblicazione di foto compromettenti. Dopo la condanna ha detto che si vergogna di essere italiano, che l’Italia è un paese di merda ecc. Qualche giorno dopo, ospite della trasmissione Matrix, non sopportando più le domande, s’è alzato di botto per andare a dare un pugno alla scenografia.
• Nel gennaio 2010, prosciolto a Potenza dall’accusa di associazione per delinquere. Era imputato nella cosiddetta inchiesta “Vallettopoli”, partita da Potenza nel 2007 con gli arresti richiesti e ottenuti dal pm Henry John Woodcock (poi a Napoli) dello stesso Corona e di altri indagati. «Finalmente comincia a farsi giustizia, ora ne vedrete delle belle. Preparatevi: entro dieci giorni mi toglierò dalle scarpe tanti di quei sassolini che dovrete tremare».
• Marzo 2010: condannato a 1 anno e 8 mesi di reclusione per aver pagato un agente allo scopo di introdurre in carcere una macchina fotografica.
• Dicembre 2010: condannato dalla terza Corte d’appello del Tribunale di Milano, nella sentenza sul caso detto Vallettopoli, a 1 anno e 5 mesi per tentata estorsione ai danni dei calciatori Francesco Coco e Adriano. «Sono fiducioso, in Cassazione sarò assolto. (…) Un paio di cose le ho imparate: per quanto riguarda le questioni economiche, prima di prendere delle decisioni devo pensarci cento volte, troppi soldi sono finiti al vento per nulla. E poi devo imparare a essere meno impulsivo. L’altro giorno in Tribunale, ancora prima di sentire la sentenza, ho esultato, facendo una figuraccia pazzesca. D’ora in avanti mi sono imposto di contare almeno fino a dieci prima di aprire bocca. Ho detto dieci? Facciamo cinque. (…) Sono diventato un santo. Basta vita mondana (…). E nei locali vado solo se mi coprono d’oro. (…) A marzo uscirà il mio settimanale Corona Star, diretto da Giacomo Airoldi. Ma sarò io a decidere cosa mettere in pagina e cosa no. (…) Una cosa è certa: entrerò nella storia dell’editoria italiana».
• Giugno 2012: condannato a 3 anni e 12 mesi per bancarotta fraudolenta per via della Corona’s, fallita il 4 dicembre 2008.
• Ottobre 2012: il Tribunale di Milano, anziché mandarlo in galera, gli concede l’affidamento, in prova, ai servizi sociali.
• 18 gennaio 2013: la Cassazione conferma a Fabrizio Corona la condanna a cinque anni di reclusione per estorsione aggravata e trattamento illecito di dati personali (il fotografo che aveva preteso dal calciatore David Trezeguet, in quel periodo alla Juventus, la somma di 25 mila euro per non pubblicare delle foto che lo ritraevano). Corona adesso dovrà andare in carcere. In particolare, la Seconda sezione penale della Suprema corte ha rigettato il ricorso presentato dai legali di Corona contro la condanna emessa dalla Corte d’appello di Torino il 16 gennaio 2012. In primo grado la pena per Corona era stata più mite: il Tribunale di Torino, il 12 marzo 2010, gli aveva inflitto 3 anni e 4 mesi di reclusione.
• Dopo la sentenza, Corona è sparito nel nulla. La polizia di Milano lo ha cercato, per arrestarlo, ai tre indirizzi abituali. Ma lui non c’era. Commenti di alcuni suoi vicini di casa, zona Corso Como a Milano, stufi del caos che proveniva di continuo dal suo appartamento e del fatto che parcheggiava dove gli pareva: «Speriamo lo arrestino presto, faceva solo casino», «Se lo portassero pure via», «Non potete immaginare quanto siamo contenti», eccetera. Il 23 gennaio, Corona si costituisce a Lisbona.
• Dal 25 gennaio al 20 marzo 2013 è stato detenuto a Busto Arsizio, poi a Opera «Cella 1 sezione A, II reparto, IV piano». Ogni mattina «mi sveglio alle 6.30, vado in cucina, prendo il carrello del cibo, lo porto nella mia sezione e servo la colazione a tutti. Stessa cosa a pranzo e a cena, per uno stipendio mensile di 50 euro».
• A marzo 2014 scrive una lettera a Chi per annunciare che ha avuto uno sconto di pena di 4 anni e 2 mesi: «Sono passati quasi 14 mesi dal giorno del mio arresto, precisamente 410 giorni (...) Lunedì 10 febbraio 2014 ciò che era giusto in parte ha vinto. Il gip di Milano si è pronunciato in relazione a una mia istanza e la mia pena è stata rideterminata, passando da un cumulo di condanne definitive di 13 anni e 2 mesi, a uno di 9 anni».
• Ultima impresa compita da Corona da dietro le sbarre: nel marzo 2014, ha pubblicato con Mondadori il libro Mea Culpa (scritto con Franco Bolelli). In carcere si è inventato una redazione giornalistica e continua a gestire i suoi affari anche da lontano per mano del fratello Federico e della mamma Gabriella.
• Il 29 marzo 2014 ha compiuto 40 anni in carcere. A Novella 2000, prima del compleanno: «Sabato compio 40 anni e l’unica cosa che mi mancherà sarà mio figlio Carlos. Avrei voluto tanto festeggiare con lui, anche solamente andando a prenderlo a scuola». I suoi compagni di cella, l’albanese Ilir e i marocchini Zaccaria, Anis e Joseph, quel giorno gli hanno preparato tre torte e i piatti tipici dei loro Paesi.
• Nel dicembre 2014 ha chiesto la grazia a Napolitano. Si tratta, come previsto, di una richiesta di grazia parziale. Al Quirinale viene chiesto di intervenire per rimuovere dal cumulo di condanne a 9 anni i 5 ostativi legati all’estorsione aggravata ai danni del calciatore David Trezeguet (il quale ha peraltro negato di avere ricevuto minacce dall’estorsore). L’obiettivo della «grazia parziale» a cui punta la difesa è affrancare Corona dal «reato ostativo» che gli preclude l’accesso all’affidamento terapeutico.
• Il 22 gennaio 2015 ha chiesto al Tribunale di sorveglianza di Milano la detenzione domiciliare, di continuare, cioè, a scontare a casa o in una comunità di trattamento i sei anni e 8 mesi di carcere che deve ancora fare. Motivo: in carcere rischia la psicosi. La perizia è stata depositata in Tribunale dai suoi legali, gli avvocati Ivano Chiesa e Antonella Calcaterra, ed è firmata dal dottor Riccardo Pettorossi, specialista in psichiatria dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Milano, il quale, dopo aver visitato Fabrizio Corona e aver consultato la sua cartella clinica, conclude che l’ex re dei paparazzi ha una personalità «narcisistica» e «borderline». E in cella soffre di disturbi d’ansia con attacchi di panico e depressione. La situazione s’è aggravata quando il Tribunale di sorveglianza ha dichiarato inammissibile la richiesta di affidamento in prova ai servizi sociali perché il reato principale tra quelli per i quali Corona stato condannato, l’estorsione aggravata a colpi di foto compromettenti ai danni del calciatore Trezeguet, impedisce la concessione di questo beneficio. Corona ha cominciato a non uscire più dalla sua cella, a chiudersi in se stesso, a interrompere perfino gli esercizi in palestra ai quali non rinuncia mai. In continuazione accusava i giudici di avercela con lui, di odiarlo e di accanirsi contro di lui. I medici decisero che dovesse essere tenuto sotto controllo a vista dalla polizia penitenziaria in regime di «grande sorveglianza», quello riservato a chi rischia di suicidarsi, prescrivendogli anche farmaci «antipsicotici» e trattamenti psicologici che sono ancora in corso e che hanno migliorato leggermente le sue condizioni. «Sta male, sono preoccupato» ha dichiarato di recente don Antonio Mazzi, pronto ad accoglierlo nelle strutture della sua Fondazione Exodus, le stesse che hanno ospitato in passato Lele Mora, l’amico dei tempi d’oro. «Ho paura che possa perdersi del tutto», ha detto la madre, Gabriella Corona. Per curare la «malattia» che avrebbe attaccato la psiche di Corona, dice il dottor Pettorossi, l’unica strada è «scollegarlo» dal circuito carcerario (Guastella, Cds).
• Il 18 giugno 2015, dopo 2 anni 4 mesi e 23 giorni, è uscito dal carcere di Opera: il giudice di sorveglianza Giovanna Di Rosa gli ha concesso di trascorrere gli ultimi sei anni di pena in affidamento terapeutico alla comunità Exodus di don Mazzi. A fargli riottenere la libertà non sono stati gli appelli alla grazia o la perizia psichiatrica, ma una dipendenza dalla cocaina che Corona aveva cominciato ad ammettere solo negli ultimi tempi (Giuseppe Guastella) [Cds 19/6/2015]. Appena fuori si è fatto un selfie e lo ha pubblicato su Instagram: «Potrà mai, nell’era del selfie, uno che lanciava mutande-gadget dal balcone di casa ai fan assiepati sul marciapiede; uno che si è mostrato in tutta la sua anatomia sotto la doccia in un film-documentario (Videocracy – basta apparirire di Erik Gandini); uno che ha corrotto un secondino per farsi fotografare in cella a San Vittore e monetizzare con il rotocalco di turno; potrà mai uno così resistere alla tentazione di farsi un selfie e spararlo su Instagram nemmeno 24 ore dopo essere uscito di prigione? Se la domanda è retorica e la risposta scontata, altrettanto prevedibile, a questo punto – ma andava certificato – è l’esito della prima operazione mediatica prodotta da Fabrizio Corona neo-riemerso dalle patrie galere. Il fin troppo puntualissimo selfie. Eccolo. Lui un po’ stanco, lo sguardo in fotocamera. Intorno i suoi collaboratori più stretti: quattro persone, tutte taggate. Assunta De Prisco, Francesca Persi, il braccio destro Armando Limone, e Christian Contessa. Contabilizzando in “cuoricini” (l’equivalente su Instagram del “like” di Facebook), la foto ne ha incassati 4.600 in un’ora. E oltre 600 commenti» (Paolo Berizzi) [Rep 20/6/2015].
• «Quando ho saputo della scarcerazione di Fabrizio, ho avuto un sussulto di gioia. Gli ho voluto e gli voglio ancora bene. Ma, se lo incontrerò in comunità, non lo abbraccerò. Gli stringerò la mano. Non ho niente da dirgli» (Lele Mora, che alla comunità Exodus è stato affidato e ci va a curare l’orto).
• Il 27 ottobre 2015 ha ottenuto dal Tribunale di Sorveglianza di Milano l’affidamento ai servizi sociali sul territorio: potrà cioè lasciare la comunità di don Mazzi e tornare a casa, affidato ai servizi sociali. Dovrà seguire alcune disposizioni, tra cui delle limitazioni di orario e delle limitazioni nelle comunicazioni: non potrà rilasciare interviste, accedere ai social network e diffondere immagini senza il permesso del magistrato (la Repubblica).
• Amanti Nel settembre 2010 Lele Mora, interrogato dai giudici a proposito di una maxi evasione fiscale, rivelò di aver avuto Fabrizio Corona come amante. In particolare il pm voleva sapere come avesse «impiegato il flusso in contante – 3 milioni di euro – ricevuto nel tempo» dall’imprenditore Marcello Silvestri. Al che Mora ha risposto: «Ho speso buona parte di questo denaro, più di due milioni, in regali che ho fatto a Corona. Gli ho comprato otto auto a partire da un’Audi Cabriolet per arrivare alla Bentley e gli ho dato un milione e mezzo in contanti per l’acquisto di un appartamento in via De Cristoforis. Io e Fabrizio Corona abbiamo avuto una relazione». Corona iniziò a lavorare per Lele Mora a metà degli anni Novanta: tra le altre cose, faceva da autista alle modelle curate dall’agente. Guidando s’innamorò di Nina Moric, che poi sposò.
• Amori Sposato dal 2001 con la modella Nina Moric, hanno un figlio, Carlos Maria, nato nel 2003. I due si sono separati ufficialmente il 20 giugno 2007: «A modo suo mi avrà anche amata. Ma è troppo innamorato di sé per amare un’altra». Corona poi riprese con una telecamera nascosta in tribunale alcune fasi dell’udienza per la separazione e le vendette a Lucignolo (Italia1): «Questo povero Corona deve odiarsi profondamente per fare di se stesso il kapò televisivo del proprio matrimonio» (Michele Serra). Nel gennaio 2009 si fidanza con Belen Rodriguez: a marzo i due vengono paparazzati mentre fanno sesso, tutti nudi, in un resort delle Maldive. Secondo i codici islamici in vigore laggiù, commettono oltraggio al pudore e alla religione. Pene previste: espulsione e frustate, 160 per lui, altrettante per lei (per la vacanza Corona aveva speso 11.700 euro). Nel novembre 2011 Belen perde il figlio concepito con Corona, nell’aprile 2012 lo molla per mettersi col ballerino di Amici Stefano De Martino, che poi ha sposato e da cui ha avuto un bambino. Flirt successivi di Corona: Nicole Minetti, Sarah Nile, Francesca Fioretti, Nena Ristic. Uscito dal carcere si vocifera di una sua relazione con Silvia Provvedi, la mora delle Donatella.
• Curiosità Da ragazzino voleva diventare calciatore (ha fatto il portiere nella squadra del Bruzzano, in provincia di Milano).
• Al quinto anno di liceo scientifico fu bocciato (lo promossero l’anno dopo).
• In casa gira regolarmente nudo.
• In Videocracy, il docu-film sul potere della tv in Italia, Fabrizio Corona nudo che si fa la doccia nel bagno di casa sua e poi si spalma la crema, manipolando con cura i genitali.
• Tra i tatuaggi (ne ha una trentina): il nome e la data di morte del padre sul petto, una corona sul braccio, il volto del figlio sul costato, i suoi vizi su una spalla («donne, carte, dadi, alcol»), la faccia di Belen sull’avambraccio. Dopo la scarcerazione ha aggiunto un 106 (numero della sua cella) sul petto, il santo protettore dei carcerati sugli addominali, un pugile (per significare che è un combattente) sull’avambraccio.
• Nel marzo 2009, per partecipare al reality La fattoria, ha preso 150 mila euro.
• La Iena Paolo Calabresi, che nel 2009 l’ha sottoposto a un finto provino per un film di 007: «Fabrizio aveva studiato la parte nei minimi dettagli. Era commovente vedere quanto ci credesse. Nella scena dell’interrogatorio mi chiedeva sberle sempre più forti... Una cosa gli va riconosciuta: ha il seme dell’attore, è molto meglio dei divi delle fiction». (a cura di Roberta Mercuri)