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 2012  maggio 28 Lunedì calendario

Biografia di Francesco Campanella

• Palermo 8 luglio 1972. Pentito, a suo tempo mafioso prestato alla politica. Contabile di Mandalà padre e figlio (vedi). Fu lui a mettere il timbro del comune di Villabate sulla carta d’identità falsa che nel giugno 2003 sarebbe servita a Bernardo Provenzano per andare a farsi operare di prostata a Marsiglia (negli uffici dell’anagrafe, mentre il sindaco Lorenzo Carandino faceva da palo, senza sapere – e non volendolo sapere – a che cosa servisse il timbro). Sposato dall’11 luglio 2000 con Barbara, conosciuta nella segreteria del ministro delle Telecomunicazioni del governo D’Alema, Salvatore Cardinale (testimoni di nozze Totò Cuffaro e Clemente Mastella: Cardinale, assente, mandò un telegramma per scusarsi). Professione: consulente finanziario. Iscritto alla loggia massonica Triquetra dell’Oriente di Palermo.
• Politica «Infanzia trascorsa tra parrocchie, Acli, focolarini e boyscout» (Lirio Abbate, Peter Gomez), entra in politica nel 91 come responsabile dei giovani democristiani di Villabate (una settimana prima lo zio Giuseppe, dentista di Villabate, lo aveva presentato a Salvatore Cuffaro). Nel 94 viene eletto consigliere comunale di Villabate nella lista civica Insieme, sostenuta da Enzo e Ciccio Montalto, mafiosi, e venendolo a sapere preferisce accettare la proposta dell’avvocato Nino Mandalà (anche lui mafioso, ma Campanella lo verrà a sapere qualche mese dopo), di sostenere una giunta guidata dagli uomini di Forza Italia, e in cambio ottiene la poltrona di presidente del consiglio comunale (qualche settimana dopo Ciccio Montalto viene ammazzato). Lo stesso anno entra nel Ccd di Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella. Nel 99 il consiglio comunale viene sciolto per infiltrazioni mafiose, Campanella passa all’Udeur di Mastella, che un anno dopo lo nomina segretario nazionale dei giovani del partito (carica rivestita fino a sopraggiunti limiti di età). Nel 2001 viene nominato dal neosindaco di Villabate Lorenzo Carandino (Forza Italia), consulente in materia di «sviluppo locale e consulenza finanziaria e aziendale». Stipendio: 2.300 euro al mese (il consiglio sarà di nuovo sciolto nel 2003).
• Enterprise Società della famiglia Campanella (gestisce due negozi di telefonia Tim, sale bingo, tabaccheria nella sala partenze aeroporto Falcone-Borsellino, punti scommesse Snai). Ottenuta la licenza per il bingo, Nicola Mandalà, figlio di Antonino, ne diventa socio occulto al 60 per cento: trova i locali facendo segare alberi al proprietario dello stabile che non ne voleva sapere di affittarglieli, fa assumere i suoi ragazzi nei punti Snai (dove gestiscono anche scommesse clandestine), e comincia a prelevare soldi a palate dalle casse (per far fronte alle mesate da pagare a picciotti e famiglie). Campanella lascia fare e anzi si mette a gestire i conti correnti dei picciotti di Nicola, e prima che le casse dell’Enterprise si svuotino, lui rastrella i portafogli titoli dei clienti del Credito Siciliano, di cui è consulente, per un totale di un milione di euro, e Nicola a dire di non preoccuparsi perché ripianerà l’ammanco.
• Ipermercato Quando si tratta di ottenere le varianti al piano regolatore per la costruzione dell’ipermercato Auchan (progetto di esecuzione della Asset Development, società romana, vedi Antonino Mandalà), Campanella, consulente del sindaco, si occupa del versamento delle tangenti da parte della Asset a funzionari e consiglieri comunali di Villabate, in particolare individua una off shore maltese che emetterà fatture per consulenze fittizie a favore della Asset (si tratta della T & T aperta dall’ex sindaco socialdemocratico di Catania Angelo Lo Presti, Campanella è amico del figlio, a sua volta capo di gabinetto dell’europarlamentare Raffaele Lombardo, il fondatore del Movimento per l’Autonomia). In cambio, nel 2003, partecipa, con Nicola Mandalà, alla stesura per iscritto dell’accordo con il procuratore della Asset Development, che al punto tre prevede l’affidamento degli appalti per i lavori dell’ipermercato a ditte indicate tra gli altri anche da lui.
• Nicola Mandalà non aveva ancora ripianato i debiti e l’affare Auchan non era ancora andato a buon fine, quando Mario Cusimano (amante della moglie di Nicola), spiffera ai giudici la storia del timbro sulla carta d’identità falsa di Provenzano. Il 25 gennaio 2005 Nicola viene arrestato, Francesco subisce una perquisizione in casa e riceve in mano un’informazione di garanzia.
• Quando si rivolge a Nino Mandalà per dirgli che il figlio lo ha messo nei guai, quello gli risponde: «Mio figlio è pazzo, io non so niente di questa storia. Unni vuoi pigghiare, pigghia, quel che vuoi fare fai».
• Prova a raccontare qualche bugia ai magistrati, ma quelli gli dicono piuttosto di andarsi a cercare un bravo avvocato. 30 agosto 2005, Campanella ha già deciso di pentirsi, ma prima di farlo scrive una lettera accorata a Clemente Mastella («esclusivamente» per ringraziarlo perché è «l’unica persona nel mondo politico» che ricorderà sempre con affetto, e se nei prossimi anni non lo potrà frequentare a causa dei guai che lo aspettano, sappia quanto gli vuole bene). Il primo febbraio 2006 Mastella sarà interrogato per quella lettera: «Finirà per dare a Campanella una sorta di patente di collaboratore di giustizia credibile: almeno per quanto riguarda i rapporti con lui e con il partito, il contabile degli uomini di Bernardo Provenzano non mente (…) Le dichiarazioni di Mastella sono importanti: il ministro della Giustizia conferma come davvero Francesco il mondo della grande politica l’abbia visto da vicino, anzi dall’interno. E sono anche un atto d’involontaria accusa al sistema dei partiti e alla loro incapacità di selezionare le proprie classi dirigenti. Campanella era amico, parente e socio di uomini d’onore. Era stato presidente di un consiglio comunale sciolto per mafia già nel 1998, ma Mastella, che nel 2000 lo ha nominato segretario dei giovani dell’Udeur, giura di essere “rimasto stupefatto nell’apprendere dalla stampa le sue vicende giudiziarie” perché lo ha “sempre ritenuto un giovane per bene, capace e al di fuori di contesti criminali”» (Abbate, Gomez).
• Interrogatorio «Signor Campanella, lei ha fatto parte della famiglia mafiosa di Villabate?» «Dottore, se lei fa riferimento alla questione di affiliazione, no, nel senso che sono cose che ho sempre letto solo sui giornali. Però ho fatto parte del gruppo che fa riferimento a Mandalà, e quindi ritengo di aver fatto parte della famiglia mafiosa di Villabate e del gruppo di Mandalà a pieno, perché prestavo il mio servizio, la mia capacità imprenditoriale e anche istituzionale a politica a vantaggio di queste persone» (settembre 2005).
• Stato «Francesco, per spiegare come l’onorata società della conca d’oro non sia mai stata anti-Stato, ma solo e sempre lo Stato, parte da lontano. Dal 1994, dai parlamentari eletti nel collegio di Villabate-Bagheria, il suo collegio e, soprattutto, il collegio di zio Binu» (Abbate, Gomez).
• Spiegando, tra l’altro, come furono spartiti i collegi siciliani nelle elezioni politiche del 2001, dichiarò che Nino Mandalà voleva candidare a tutti costi Gaspare Giudice nel collegio di Villagrazia, e ai magistrati che gli chiedevano se Giudice fosse consapevole del ruolo di Mandalà in Cosa Nostra, rispose: «Assolutamente sì. Mi risulta per averlo appreso dallo stesso Mandalà in alcune occasioni e, soprattutto con riferimento a questa vicenda, perché il Mandalà mi disse che fu contattato proprio da Giudice, che gli chiese la possibilità d’interloquire con le famiglie mafiose di Villagrazia» (processato per associazione mafiosa e altro, Giudice, nell’aprile 2007, allora parlamentare di Forza Italia, fu assolto). Invece Totò Cuffaro era preoccupatissimo di candidare alla Regione Antonio Borzacchielli (maresciallo dei carabinieri incaricato negli ultimi anni nelle indagini palermitane sulla pubblica amministrazioni, arrestato nel 2004): «io ho un problema, devo fare Borzacchelli deputato. È un carabiniere, ci serve perché ci protegge da tutto il meccanismo delle indagini». Dichiarò anche di avere saputo da Mastella, a tavola, durante una cena, che Cardinale, «ormai nelle mani di D’Alema», aveva preso una tangente (transitata dalla T&T di Lo Presti), per assegnare delle frequenze Umts.
• Sconti Processato per associazione mafiosa, è stato condannato in primo grado, a pena scontata per essersi pentito (in aula depose incappucciato), a un anno e sei mesi (6 novembre 2007).
• «È il collaboratore di giustizia più attendibile e più riscontrato che la Dda di Palermo ha trattato dall’inizio del fenomeno del pentitismo» (il pm Nino Di Matteo, dalla requisitoria del processo sulle tangenti per il centro commerciale di Villabate).
• Ultime Le sue dichiarazioni sono costate il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa a Saverio Romano, proprio mentre era ministro dell’agricoltura in quota Pid, Popolari di Italia Domani (Campanella lo aveva definito «a disposizione di Cosa Nostra», in particolare dei capimafia di Villabate, Nicola e Antonino Mandalà; il Pm Di Matteo chiedeva l’archiviazione, ma l’8 luglio 2011 il Gip Giuliano Castiglia ordinava invece di mandarlo a giudizio)
• Prendendo per buona la parola di Campanella anche il Gip di Palermo Piergiorgio Morosini non ha accolto la richiesta di archiviazione della Procura nei confronti di Renato Schifani per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa e ordinato ulteriori indagini (8 aprile 2014). (a cura di Paola Bellone).