Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 1870  settembre 20 calendario

• Presa di Roma. A) Prima fase delle operazioni (fino alle ore 6.40). I. Sulla fronte principale

• Presa di Roma. A) Prima fase delle operazioni (fino alle ore 6.40). I. Sulla fronte principale. Alle ore 5.10 in punto il cannone italiano inizia l’attacco contro i Tre Archi e le Porte Maggiore, San Giovanni, Pia e Salara (notisi che la divisione Bixio trovasi a Villa Pamphili). A questa stessa ora si hanno le prime perdite italiane della giornata nei caporali Piazzoli e Corsi, uccisi; e nel tenente Paoletti e cannonieri Cariola e Cosenza, feriti. Il cannone batte le mura da Porta Salara a Porta Pia (Breccia) su una fronte di una ventina di metri di lunghezza e quattro di altezza. Su questa fronte principale le batterie pontificie, sopraffatte da quelle italiane, sono costrette a cessare il fuoco alle ore 5.10. II. Operazioni sulle fronti secondarie. Fronte del Pincio. Vi si spiegano due battaglioni del 35° fanteria e 21° battaglione bersaglieri con genio e artiglieria. Alle ore 6 si inizia il fuoco che cessa alle ore 6.30 per mancanza di proiettili da parte dei Pontifici. Fronte Barriera Tre Archi. Alle 5.15 inizia il fuoco la 13a divisione con artiglieria e fucileria e causando molta molestia ai Pontifici anche perchè le opere di difesa essendo state costruite troppo addossate alle mura, le schegge e i detriti prodotti dai proiettili cadono sui difensori. Fronte Porta San Giovanni. Il primo proiettile della 9a divisione colpisce alle 5.20 la barricata costruita ieri sera nella strozzatura esistente fra il Palazzo Lateranense e la Scala Santa; i colpi successivi cadono sulla facciata del palazzo e sulla Porta. Entra in azione con fucileria la colonna di destra della divisione e causa 5 feriti ai carabinieri esteri, e la morte (poi avvenuta) del bavarese Wolf. L’artiglieria pontificia controbatte i pezzi italiani e spara una quarantina di colpi. Fronte Porta San Sebastiano. La colonna del col. brig. Migliara —obiettivo Porta Latina — inizia il fuoco alle 6 dai pressi della tomba di Cecilia Metella. I colpi cadono subito sui torrioni della Porta e della cinta, debolmente controbattuti dai pezzi pontifici con una ventina di colpi in 40 minuti. Fronte Porta San Pancrazio. Apre il fuoco l’artiglieria pontificia alle 6.30 contro le avanguardie della divisione Bixio. Il capitano Venini rivolge allora i suoi 4 pezzi contro i giardini Vaticani, ma è tosto fermato dal gen. Bixio che sopravviene a galoppo e ordina di non rispondere al fuoco. Il generale trattiensi fra i pezzi, alcuni minuti, e in quel momento alcune scariche pontificie feriscono 9 uomini del 3° regg. Granatieri (caporale Colombo Giovanni; granatieri: Giacomini, Mattesini, Moro, Parillo, Sangiorgi, Tuber, Leroni) e abbatte due cavalli dello Stato Maggiore e ferisce al fianco sinistro il sottoten. Sgambati Enrico. Verso le 6.40 si inizia il duello delle artiglierie anche sul fronte della 2a divisione (Porla San Pancrazio), ma le fanterie mantengonsi silenziose. B) Seconda fase delle operazioni, o sviluppo (ore 6.40, ore 9.15). I. Comando Pontificio. La nuova fase è resa nota al Comando Pontificio dall’intensificarsi del cannoneggiamento, specialmente verso Porta S. Pancrazio e a Porta S. Sebastiano e S. Giovanni. La porta di S. Giovanni brucia per causa dei materassi incendiati dai proiettili. Il combattimento si intensifica anche a Barriera Tre Archi, dove il ten. col. Casbella chiede più volte di controattaccare, finchè il Kanzler gli telegrafa: «Nessuna sortita assolutamente». Alle 6 ¾ giunge notizia che a Porta Pia gli Italiani hanno smontato un pezzo e che la posizione è in pericolo. L’azione delle artiglierie italiane si fa sempre più dissolvente, con effetto di trituramento tra le Porte Pia e Salara. L’attacco dilaga verso Porta del Popolo, verso Trastevere, a Porta San Pancrazio, Casino Quattro Venti e dal Macao il presidio pontificio si ritira. Frattanto comunicasi al Kanzler che la breccia fra le Porte Pia e Salara è completa, ed egli allora ritirasi dalla Pilotta al palazzo Wedekind. Sono le 8.45; il gen. Kanzler potrebbe, in obbedienza agli ordini di Pio IX, inalzare bandiera bianca, cosi si eviterebbe la fase risolutiva del combattimento, ma non sa far ciò per uno spiegabile sentimento di sdegno e di orgoglio militare. II. Cronistoria delle operazioni sulla fronte principale di difesa. Porta Pia. Alle 6.50 avviene tra Porta Pia e Salaria uno scroscio, le mura rovinano per un tratto di 12 metri, causando non perdite, ma scoramento. Alle 7.20 il fuoco continuato dell’artiglieria italiana riesce ad abbassare il livello della breccia, troppo alto e sospendono il fuoco. Della sospensione approfittano i Pontefici per cercar di riparare la breccia, ma alle 8 il fuoco riprende contro la breccia. Frattanto anche la lunetta di Porta Pia è flagellata dai proiettili italiani, e alle 8.30 le fanterie avanzano su tre colonne e per il ripiegamento delle compagnie di Castro Pretorio dalla sinistra sulla linea arretrata Ospizio dei Poveri-Terme di Diocleziano-Stazione, i difensori del tratto Porta Salaria, Breccia e Porta Pia si trovano abbandonati a sé stessi, e la fronte da Porta Pia a Castro Pretorio rimane quasi sguernita dalle 8.40 alle 9.35, permettendo così alla colonna italiana di sinistra, puntante su Porta Pia, di compiere indisturbata i movimenti di ammassamento. III. Cronistoria delle operazioni sulle fronti secondarie. Fronte del Pincio. Il combattimento ha carattere dimostrativo sino alle 8, poi si sviluppa: vi rimangono feriti i tenenti pontifici Niel, Bronbis, gli italiani maresciallo dei dragoni Bourbon del Monte, dragone Monaldi; morti gli artiglieri italiani Archetti, La Marca, Mancinelli, e feriti gli zuavi pontifici Deportas e Andrea Burel, quest’ultimo morto poi il 27 lasciando nel testamento queste parole: «Je désire que l’on donne au Saint Père tout ce que j’ai à l’hôpital et a Rome». Anche a Porta del Popolo si diffonde l’azione del fuoco. Fronte Barriera Tre Archi. Qui si compie dalle 8.35 alle 9.35 per parte dei Pontifici dapprima un movimento ripiegante che lascia la zona semplicemente protetta da sparsi gruppi di tiratori e da poche artiglierie, e poi un movimento frettoloso di rioccupazione, che si compiono senza gravi ripercussioni perchè gli Italiani non puntano su Castro Pretorio, ma che però influisce sulla difesa della fronte principale. Rimane ferito il soldato De Lauro, del 57° reggimento fanteria (italiano). Fronte Porta S. Giovanni in Laterano. L’artiglieria italiana riesce ad incendiare i materiali (materassi, ecc.) posti a protezione della porta, a scardinarne i battenti, ecc. Rimangono uccisi il cannoniere Agostinelli e feriti il capor. Rocco, sold. Bazzano, capor. Scarrone, Bertani Gaetano, Diana e Rattazzi (tutti italiani), nonchè l’artigliere prussiano Hausen. Il gen. Angioletti (9a divisione) non sa approfittare dell’irresoluzione prodottasi nei difensori, cosi che questi possono riparare i danni della porta, e riprendere lena, assecondati anche dalle titubanze nelle varie unità di fanteria e dalla falsa voce che i Pontifici abbiano minate tutte le Catacombe dalla via Nomentana al Tevere. Fronte Porta San Sebastiano. I battaglioni del col. brig. Migliara, ostacolati dal fuoco delle batterie pontificie, non si muovono dalle loro posizioni, vicino alla tomba di Cecilia Metella. Fronte Porta San Pancrazio. La divisione Bixio è battuta da 23 pezzi pontifici, scarsamente controbattuti, fino alle ore 8; a quest’ora Bixio ordina l’avanzata generale della sua divisione, ritenendo pressochè pronta la breccia a Porta  Pia.  I Pontifici intensificano il fuoco e gli Italiani hanno morti i cannonieri Bianchetti, Renzo e Marra, e feriti il sergente Romagnoli, i soldati Beino, Benivegna, Milani, Tranchese, Crea; cannonieri Maffei, Dignino e serg. De Stefano. L’artiglieria del Bixio sparando troppo lungo, manda alcuni proiettili in città, nel cortile e convento di San Callisto, nel monastero delle Monachelle alla Trinità dei Pellegrini, ec. C) Terza fase delle operazioni o decisione (ore 9.15-10.10). I. Comando Pontificio. Alle ore 8.50 ha  luogo  al palazzo Wedekind un convegno tra il gen. Kanzler e il Comitato di difesa; il Kanzler legge la lettera di Pio IX contenente l’ordine di aprire trattative per la resa ai primi colpi di cannone; il Comitato, dietro suggerimento del gen. Zappi, delibera, per scrupolo ed encomiabile spirito guerresco, di far constatare, prima della resa, se veramente si sono prodotte le condizioni di cui alla lettera del Pontefice. Eseguita questa constatazione, alle 9.85 il Comitato di difesa dirama l’ordine di inalberare la bandiera bianca e di mandare i parlamentari. II. Sulla fronte principale. Solo alle 9.45 (viene ferito nel frattempo il tenente Ramaccini a Villa Albani) giunge al gen. Zappi l’ordine di inalzare bandiera bianca; contemporaneamente una bandiera tricolore inalzasi sulla torretta di Villa Patrizi e l’artiglieria italiana cessa su tutta la fronte ed estinguevi la fucileria. Si fa un silenzio generale, ma il silenzio è tosto rotto dal canto solenne che parte dalla compagnia del capitano Joubert ed estendesi fin contro la breccia: è la canzone favorita dagli Zuavi, inventata nel 1860: «Partez, partez nobles fils de la France — Fils des croisés, c’est Dieux qui vous conduit! — Gloire au réveil d’une sainte vaillance! — La Palestine est à Rome aujourd’hui». Frattanto gli Italiani avanzano risolutamente su tre colonne, e i Pontifici riprendono il fuoco d’ artiglieria e di fucileria. La prima colonna, la centrale, è composta del 12° batt. bersaglieri, da un batt. del 41° fanteria; la colonna di sinistra del 2° batt. del 39° fanteria e degli altri due battaglioni dello stesso reggimento; la terza colonna del 1° e 2° battagl. del 40° fanteria. Nell’avanzata vengono mortalmente feriti il ten. Augusto Valenzani e il serg. Gianni, e feriti il ten. col. Davide Giolitti, il capit. De Ferrari e 15 uomini di truppa. Finalmente, al sopraggiungere del capitano di S.M. pontificio De France agitante un’ampia bandiera bianca, il fuoco cessa, proprio nel punto in cui il 1° plotone della la compagnia del 39° regg. fanteria mette piede nel baluardo difensivo della Porta Pia, e precisamente primo di tutti il sottotenente Arrigo seguito da presso dal caporale Giordano. Sono le 10.5. Le truppe pontificie formano i fasci delle armi; entra per la breccia tutto il 39° fanteria che collocasi lungo la via di Porta Pia (ora XX Settembre) poi il 40° fanteria, il 35° batt. bersaglieri. Nell’agglomeramento e nel rigurgito che producesi gli Italiani hanno delle perdite nel magg. Pagliari, morto; nel sottoten. Viano, ferito; nel caporale Zaccarino, e bersaglieri Bertuccio e Perdillo, morti; nel caporale Florio, bersaglieri Prete, Tassoni e capitani Ripa e Serra feriti. Altri tre feriti si hanno fra coloro che montano su per la breccia. Il primo degli Italiani a raggiungere il ciglio della breccia è il sottotenente Cocito Federico, del 2° regg. bersaglieri; il primo generale italiano ad entrare in Roma è il gen. Cosenz, alla coda del 19° fanteria. A. poco a poco l’ordine della resa si propaga anche alle ali della fronte principale, e il combattimento cessa alle 10.20. III. Fronti secondarie. Fronte Barriera Tre Archi. L’ordine della resa vi arriva alle 9.45 e si innalza bandiera bianca, poi si riprende il fuoco ma cessa del tutto alle 10.10. Significative le comunicazioni che tra le 9.40 e 9.50 mandano alcuni comandanti di settore: il ten. col. Casbella chiede telegraficamente ai comandanti dipendenti: «Il momento decisivo sta per arrivare. Si saprà morire sul posto? Io ne darò l’esempio». E ne riceve le seguenti risposte: «Sapremo morire», «Viva Pio IX», «Sissignore, sul posto». Le operazioni di resa cessano su questo settore alle 11; in quel momento il ten. col. Casbella alza di propria mano sulle mura della Barriera dei Tre Archi un drappo italiano, mentre l’ultima granata italiana scoppia a lui vicino e lo ferisce leggermente ad una guancia. Fronte Barriera San Giovanni. Qui il combattimento si illanguidisce istintivamente. Fronte Porta San Sebastiano. L’ordine di resa trova la divisione Bixio in svolgimento metodico del piano d’attacco. Fronte Porla San Pancrazio. In questa posizione gli Italiani hanno feriti il luogotenente Iwar Rey, il soldato Alesiano, il sergente Del Fante, il caporale De Franceschi, i soldati Ceparo, Jemia, Nastasi, Monni, e uccisi il caporale Therisad, e soldati Izzi, Rambaldi, Calcaterra. I Pontifici hanno solo due feriti. D) Quarta fase, o ripiegamento. Questa si svolge dalle ore 10.10 alle ore 18. Alle 10 il maggiore Rivalta col tenente colon. Carpegna e capitano De Maistre recasi dal gen. Cadorna, latore della lettera qui riprodotta. Frattanto gli Italiani in due colonne penetrano in Roma dalle mura Aureliane e dal Pincio, e da Piazza Barberini, Piazza Navona e Trinità dei Monti. Avvengono degli incidenti di non grande rilievo e finalmente le compagnie pontificie si ammassano in parte a Piazza Termini, in parte a Castro Pretorio. Le trattative di capitolazione hanno termine alle 14.30. Avviene il disarmo, mentre la folla si aduna, in preda a delirio patriottico, intorno al Campidoglio (presidiato dal 39° regg. fanteria con la bandiera), ai gridi di Italia! Italia! I nostri fratelli! I nostri fratelli! E) In Vaticano, durante il combattimento. La Guardia Nobile e quella Palatina sono al completo e in alta tenuta. La Guardia Svizzera è disseminata alla cinta e alle varie entrate. Dalle 5.45 Pio IX trovasi nel suo gabinetto di lavoro; alle 7.15 celebra la messa nella Cappella privata; alle 8.45 si presenta al Corpo Diplomatico e il barone D’Armin (Prussia) pronuncia parole a nome di tutti. Pio IX risponde ricordando che in altra consimile circostanza, nel 1848, il Corpo Diplomatico si era riunito intorno a lui. Accenna alla lettera scritta a Vittorio Emanuele II, ha parole acerbe contro Bixio che nel 1849 aveva formato il progetto d’annegare nel Tevere il Papa e i Cardinali. Dice fra l’altro: «Quando io ritornai da Gaeta vidi nel mio passaggio molti stendardi messi in mio onore; oggi è diverso; non è per me che li hanno messi». Preoccupato poi del prolungarsi della lotta, congeda il Corpo Diplomatico, ma alle 9.40 lo richiama e, in preda alla più viva emozione per il prolungarsi del conflitto che egli attribuisce alla tenacia dei difensori, dice di avere personalmente ordinato la capitolazione. «Non si potrebbe più difendersi se non spargendo molto sangue ed io mi rifiuto a ciò. Io non vi parlo di me; non è per me che io piango, ma per questi poveri figli che son venuti a difendermi come loro Padre. Voi vi occuperete per quelli dei vostri paesi; ve ne sono di tutte le Nazioni... Io sciolgo i miei soldati dal giuramento di fedeltà e li lascio in libertà. Per le condizioni della capitolazione, bisogna che voi vediate e vi accordiate col gen. Kanzler». Dette queste parole, Pio IX tace e sembra che i suoi occhi si velino di lagrime, ma si riprende tosto, congeda i diplomatici e si affaccia ad una delle finestre per vedere se sulla cupola di S. Pietro sventola la bandiera bianca. Questa viene issata in questo momento. F) La capitolazione. Quando al generale Cadorna viene presentata dal ten. col. Carpegna, dal magg. Rivalta e dal capit. De Maistre la lettera del generale Kanzler, unitamente alle proposte di capitolazione, il gen. Cadorna esprime il desiderio di trattare direttamente col Kanzler. Questi si reca dal Cadorna poco dopo le ore 14 a trattare: il generale Cadorna fa presente di non poter accettare la parola violenza e il Kanzler finisce per ritirarla verbalmente e dopo discussione viene accettata la capitolazione in questa forma: «I. La città di Roma, tranne la parte che è limitata al sud dai bastioni Santo Spirito, e che comprende il Monte Vaticano e Castel Sant’Angelo, costituenti la città Leonina, il suo armamento completo, bandiere, armi, magazzini da polvere, tutti gli oggetti di spettanza governativa, saranno consegnati alle truppe di S. M. il Re d’Italia. «II. Tutta la guarnigione della piazza escirà cogli onori della guerra, con bandiere, in armi e bagaglio. Resi gli onori militari, deporrà le bandiere e le armi» ad eccezione degli uffiziali, i quali conserveranno la loro spada, i cavalli e tutto ciò che loro appartiene. Esciranno prima le truppe straniere, e le altre in seguito, secondo il loro ordine di battaglia colla sinistra in testa. L’uscita della guarnigione avrà luogo domattina alle 7. «III. Tutte le truppe straniere saranno sciolte, e subito rimpatriate per cura del governo italiano, mandandole fino da domani per ferrovia al confine del loro paese. È in facoltà del Governo di prendere in considerazione i diritti di pensione, che potrebbero avere regolarmente stipulati col Governo pontificio. «IV. Le truppe indigene saranno costituite in deposito senza armi, colle competenze che attualmente hanno, mentre è riservato al Governo del Re di determinare sulla loro posizione futura. «V. Nella giornata di domani saranno inviate a Civitavecchia. «VI. Sarà nominata da ambo le parti una Commissione composta d’un ufficiale d’artiglieria, uno del genio ed un funzionario d’intendenza, per la consegna di cui all’articolo I». Per la piazza di Roma, il capo di S.M.: Rivalta. - Per l’Esercito Italiano, il Capo di S. M.: D. Primerano. - Il luogotenente generale comandante il 4° Corpo d’Esercito: Cadorna. - Visto, ratificato ed approvato, il generale comandante le armi a Roma: Kanzler. Alle ore 18.30 il Kanzler rientra in Vaticano e partecipa al Papa gli avvenimenti. Pio IX rileva che il possesso della città Leonina sarebbe un dominio temporale ristretto a un rione della città e perciò troppo minuscolo e non in correlazione colla dignità di sovrano della Chiesa. «O lutto il patrimonio di San Pietro o nulla!» Questo è il motto che corre in Vaticano. Perciò Pio IX, consigliato dal cardinale Antonelli, delibera di invitare con una lettera il generale Cadorna a tutelare con le sue truppe il Vaticano (viene spedita domani). Totale delle perdite. Pontifici : 19 morti e 68 feriti. Italiani: 49 morti (di cui 4 ufficiali) e 141 feriti (di cui 9 ufficiali).