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 1870  settembre 19 calendario

• Alle ore 11.40 un telegramma dell’osservatorio sito a S. Maria Maggiore segnala al Comando pontificio che sembra imminente un attacco alla Porta S

• Alle ore 11.40 un telegramma dell’osservatorio sito a S. Maria Maggiore segnala al Comando pontificio che sembra imminente un attacco alla Porta S. Sebastiano. Si forma un forte accampamento a Porta Furba. Rimane libera la fronte occidentale dal Tevere al mare e a sud fra via Ardeatina e il Tevere, S. Paolo, le Tre Fontane, e le forze italiane schierate in difesa dimostrativa sulla linea dal Ponte Molle e corso dell’Aniene fino al Ponte Nomentano, Porta Furba, Acqua Santa, S. Sebastiano. Gli ufficiali pontifici motteggiano all’indirizzo degli Italiani, che dicono non attentare ad entrare in Roma, perchè mancherebbero di deferenza al loro astro — l’astro del tramonto — «ils ne l’attendent plus, il regardent leur astre». Ma poco dopo devono ricredersi, perchè alle 16.30 giunge la notizia che i Garibaldini hanno occupato ponte Molle, e la divisione Bixio, che si sperava sempre ferma a Civitavecchia, in meno di 24 ore ha superato i 57 chilometri e giunge a 13 chilometri da Roma pronta a riprendere questa notte la marcia per portarsi sotto le mura. Commentata aspramente nel campo pontificio la notizia che il gen. Bixio avanza seguito da una bandiera bianca recante dipinta nel centro la testa di Pio IX spiccata dal busto, mentre si tratta della testa di Dante Alighieri, insegna con cui il Bixio ha fatto la campagna del 1866. Corre pel campo pontificio la falsa voce della presenza di Garibaldi. Pio IX recasi nel pomeriggio alla Scala Santa e ne sale in ginocchio i 27 gradini, ritornando poi in Vaticano tra le rispettose dimostrazioni del popolo. Si dà per sicuro l’attacco a Roma nella notte. Il generale Kanzler recasi verso il tramonto al Gianicolo ad esaminare le posizioni, e sostiene nel suo intimo una lotta profonda fra la voce del dovere prescrittogli dal Papa e quella dell’onor militare che lo spronerebbe a buttarsi nella lotta a colpo perduto, e sosta nelle vicinanze di Porta San Pancrazio fra il maggiore Rivalta e il capitano Roversi, due ufficiali che nel 1849 avevano militato tra quei pontifici che erano passati nelle file garibaldine. Essi soffermansi a guardare in silenzio ad occidente, donde avanza la divisione Bixio. È un momento di grande drammaticità. Il Kanzler ritorna poi in città per diramare gli ordini dell’adunata e dell’attacco, ma trova al ministero una lettera del Papa che gli ordina ancora di limitare la difesa alla constatazione della violenza degli Italiani e di aprire trattative di resa ai primi colpi di cannone. Fra l’altro il Papa scrive: «In un momento in cui l’Europa intera deplora le vittime numerosissime e conseguenze di una guerra fra due grandi nazioni, non si dica mai che il Vicario di Gesù Cristo, quantunque ingiustamente assalito, abbia ad acconsentire a qualunque spargimento di sangue». Il Kanzler rimane addolorato e, senza disdire gli ordini già dati, fa poche varianti e decide di abbandonarsi agli avvenimenti. Alle 21 riceve notizie di un piccolo combattimento di pattuglie vicino alla barriera dei Tre Archi (ore 17), in cui sono rimasti feriti due Italiani e un Pontificio. Nella notte si hanno alcuni allarmi, sulla destra del Tevere, a Porta Portese, a Porta Salara, a Porta Pia, a Porta S. Giovanni.