pavone2, 24 ottobre 1910
La costiera amalfitana distrutta da un’alluvione
• Dopo ore di pioggia battente, a Napoli e dintorni si registrano allagamenti e crolli di abitazioni. La lava intrisa d’acqua comincia a scivolare verso le città e a riempire come un fiume fangoso i quartieri più bassi. Le vie si ostruiscono per il terriccio, le case crollano sotto la furia del maltempo. La fiumana, formatasi alle falde del Vesuvio, trascina nella città e nei paesi masse di alberi sradicati, pietre e fango. Danni gravi a Torre del Greco, Portici, Resina. Si conta da subito qualche morto, trascinato dal fiume di detriti. L’Isola di Ischia, dal lato che guarda verso Procida, è crollata. Il paese di Casamicciola completamente distrutto: massi enormi rotolati dal monte Chito sono piombati sulle case e per le strade radendo al suolo ogni cosa. Anche qui morti. A Ischia sprofondano le strade. Cattive notizie anche dalla provincia di Salerno, dove è particolarmente grave la situazione di Cetara. Dice il segretario comunale del paese: «Il disastro è immane, spaventoso e terribile. Il fiume che attraversa il nostro sventurato paese, ingrossatosi nella notte sotto la furia dell’uragano, ha travolto tutte le case dalla parte alta del paese. Non possiamo precisare il numero delle vittime». Amalfi e Sorrento sono isolate. Vittime a Majori e Minori. Ci sono 111 vittime a Cetara, 50 a Majori, 15 sull’Isola di Ischia (12 a Casamicciola, 3 a Lacco Ameno). Alla fine i morti sono quasi 200. Il Re, in visita nelle zone alluvionate, mette a disposizione la somma di lire 50.000 per i soccorsi più urgenti. Il Papa invia 5.000 lire a favore delle vittime.