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 1911  novembre 02 Giovedì calendario

Quando eravamo noi a bombardare la Libia

Le sevizie agli arabo turchi (La Domenica del Corriere)
Vedi tutto quel che è successo prima

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è successo il primo novembre



2 novembre 1911

• Dalle lettere spedite dal fronte e pubblicate sui quotidiani: Il Caporale Sandro Eriginei all’Eco di Bergamo: «Uccidendo un nemico ci pare di schiacciare una mosca»; Giovanni Ruffoli: «Era bello vedere queste brutte facce cadere a terra. Io sono rimasto incolume e spero di affrontare nuovamente questi vili traditori»; Il Caporal Maggiore Luigi Brini al padre: «La caccia è aperta e siamo in luogo di caccia grossa. Stando alle feritoie col fucile pronte mi sembre di essere al capanno. Oggi mi sono divertito un mondo»; il Sergente Guido Sponsali: «Il più bel divertimento è quando si carica alla baionetta; si infilano questi cani come rondoni»; Leopoldo Antonini: «Qui gli abitanti vivono nelle case come maiali e quelli di campagna dormono nelle caverne come volpi»; Salvatore Bono: «(...) in questo nemico, le cui fattezze suscitano paura e le usanze di vita appaiono incomprensibili e quindi “incivili”, al quale si nega ogni consapevolezza e idealità nella lotta che conduce, (...) non si scorge un volto umano»; Omero Bonelli: «Questa gente rassomiglia e fa come le belve della foresta»; Stefano Biagi: «Sono come le bestie, vengono conto le palle lo stesso, come andare a mangiare il pane»; Guelfo Ferrari: «Se sapeste, cara madre, come sono curiosi questi arabi! Paiono bestie vestite»; Caporal Maggiore Roberto Sisi: «Nei combattimenti sono audaci, temerari; strisciano per terra come le serpi ed emettono grida come un branco di belve affamate»; Gino Bucciarelli: «Benché bestie, li vedemmo in quel momento piangere ed implorare». [Del Boca/1]

• La stampa straniera accusa gli italiani di condotta barbara e incivile. Dalle colonne del Times George Macaulay Trevelyan sostiene che il tricolore «è la bandiera meno onorata fra quante ondeggiano sopra un’Europa militarista e finanziaria». La campagna stampa contro le atrocità italiane inizia prima in Gran Bretagna poi si estende al Cairo, Madras, Calcutta, Karachi e Rangoon. Vengono costituiti comitati che raccolgono fondi in favore degli arabo-turchi. [Del Boca/1]

Gli orrori della guerra (La Domenica del Corriere)

5 novembre 1911

• «Il governo italiano, con un atto unilaterale e arbitrario, emana il regio decreto n. 1247 con il quale si proclama che la Tripolitania e la Cirenaica “sono poste sotto la sovranità piena ed intera del Regno d’Italia”». [Del Boca/1]

• L’incrociatore Puglia, davanti al porto di Akaba, affonda una cannoniera turca. [Guido Po, L. Ferrando, L’opera della R. Marina in Eritrea e in Somalia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1929]

6 novembre 1911

• Nel rapporto del generale Caneva al ministro Spingardi si sostiene che va trovato un modo efficace per separare arabi e turchi. Sostiene inoltre che non conviene dare, per il momento «precedenza all’azione politica su quella puramente militare». [Del Boca/1]

• Richiamate alle armi le classi 1886-1887 [Gi.It, 6/11/1911]

7 novembre 1911

• Caneva annuncia l’avvenuta annessione.

La cartina con i principali campi di battaglia

8 novembre 1911

• Il quotidiano L’Ora: «Le condizioni di Ustica sono allarmantissime. A causa dei cadaveri degli arabi buttati dal piroscafo S. Giorgio nelle vicinanze della spiaggia si è sospeso il mercato del pesce» e ancora «i seppellimenti di cadaveri di altri arabi morti di colera, sotto poca sabbia nel fondo di un privato, alla mercè di cani randagi, costituiscono pericolo per la salute pubblica». [Del Boca/2]

10 novembre 1911


• Oltre al colera nei campi nemici c’è anche il vaiolo.

• Smentita la chiamata alle armi per le classi 1886-1887 che qualche giorno fa aveva pubblicato il Giornale d’Italia. I richiamati dell’89 invece rispondono entusiasticamente e in molti chiedono di andare a Tripoli. [La Sta, 10/11/1911]

Cadaveri arabo turchi lasciati a terra

15 novembre 1911

• Il generale Franz Conrad von Hӧtzendorf, capo di stato maggiore dell’esercito austro-ungarico, suggerisce al suo governo di approfittare della situazione di debolezza dell’Italia per sferrarle un attacco. [Del Boca/1]

16 novembre 1911

• Dallo scoppio delle ostilità ad oggi le domande di passaporto per la Tripolitania avanzate da tutte le classi sociali sono 21 mila.

17 novembre 1911

• I turchi deviano il fiume uadi el-Megenìn, verso Tripoli, causando l’allagamento delle strade.

Le strade allagate di Tripoli (La Domenica del Corriere 1911)

23 novembre 1911

• Giustino Fortunato a Salvemini: «I contadini di Lavello, ossia della zona del latifondo a cerealicoltura, assetati e affamati di terra, sperano averne una quota a Tripoli, e di Tripoli sono entusiasti. I contadini di Rionero, ossia della zona a coltura intensiva della vite, mal soffrono Tripoli, e dicono: “Che Tripoli e Tripoli! I triboli li abbiamo in casa, e bastano”. È detto comune in Basilicata: “Triboli e spine”». [Del Boca/1]

 24 novembre 1911

• Enver bey lancia un forte attacco a Derna.

• G. Raad e J. Ouannou, due alti funzionari della Banca Imperiale Ottomana, in un rapporto diretto alla sede di Tripoli e intercettato dalle autorità italiane, annunciano che «il capo Senussi, la più alta autorità spirituale della Cirenaica, ha proclamato contro gli italiani la guerra santa, per cui “tutti gli arabi e i beduini, senza distinzione di tribù, hanno lasciato i lavori dei campi per prendere le armi”. I due funzionari aggiungono che gli arabi dell’interno considerano gli arabi di Bengasi come traditori, poiché hanno ceduto le armi senza combattere: da qui la minaccia di un massacro generale». [Del Boca/1]

25 novembre 1911

• Per Giolitti è fondamentale reperire notabili di Tripoli in grado di scrivere alle massime autorità musulmane del Cairo, per informarle del rispetto che l’Italia prova nei confronti della religione dell’Islam e dei costumi del paese (testo contenuto in uno scritto a Caneva). 

26 novembre 1911

• Gli italiani tornano sulle posizioni che tra il 23 e il 26 ottobre dovettero abbandonare. Sono 10 mila gli uomini che puntano sul forte Mesri, altri 10 mila avanzano nel labirinto dell’oasi per rioccupare le posizioni di Henni. [Del Boca/1]

• Il generale Caneva viene criticato da tutti: «Un uomo usato che soffre di stomaco da otto anni a questa parte» [Sidney Sonino Diario 1866-1912 in Del Boca/1]; Barzini, del Corriere della Sera: «Mi fa l’effetto di un uomo inebetito, finito, annientato. Non ha un granello di energia (...) Non esce mai, mai mai dal castello, passa notti insonni disperandosi. È spaventato, non riesce a prendere una decisione. (...) I turchi si divertono, portano dei pezzi a due passi, ci trattano come i boxers cinesi venivano trattati dagli europei. Finiranno per venirci ad urinare addosso». [Del Boca/1]

Luigi Caneva

29 novembre 1911

• Enver bey spiega la strategia di guerra da lui adottata: vuole togliere le armi italiane ai soldati morti per fare esercitare le sue truppe con i suddetti fucili. Così una volta ucciso il nemico, ogni arabo sappia usarne l’arma.

• Lo stesso giorno l’incrociatore Calabria smantella i forti di Sceik Said, nello stretto di Bab el Mandeb [Del Boca/1]

4 dicembre 1911

Caneva decide di eliminare l’avamposto avversario. 12 mila uomini puntano su Ain-Zara, da dove partono gli attacchi frontali degli avversari. L’avanzata si conclude con l’occupazione dell’intera oasi. Non è raggiunto però l’obiettivo di chiudere il nemico in una morsa.

Il 2° reggimento Bersaglieri avanza verso Ain-Zara (La domenica del Corriere)

8 dicembre 1911

• La contessa d’Aosta si è imbarcata sulla nave-ospedale Menfi alla volta di Tripoli. Il duca d’Aosta si è trattenuto con lei sulla nave fino al momento della partenza. La duchessa ha voluto con sé «il piccolo negro, un simpatico moretto di Massaua a lei affezionatissimo». [La Sta, 9/11/201]

• Il direttore delle scuole comunali di Legnano ha trasmesso alla pubblica istruzione un vaglia bancario di lire 391,30, importo di una sottoscrizione tra gli insegnanti (L. 181,20) e gli alunni (L. 211,10) della città in favore delle famiglie dei morti e feriti di guerra.  [La Sta, 9/11/201]

12 dicembre 1911


Secco telegramma di Giolitti a Caneva. Caneva insiste per la pacificazione, Giolitti invece vuole che gli arabi si ribellino agli antichi padroni turchi fiancheggiando definitivamente gli italiani.

Il mercato a Tripoli durante la guerra

14 dicembre 1911

Tittoni da Parigi: «Ho avuto una lunga conversazione con il ministro della guerra Massimy. Egli mi ha detto che il consiglio dei ministri ha appoggiato la domanda dell’Italia circa la repressione del contrabbando alla frontiera tripolo-tunisina. Però ha soggiunto, insistendo molto, che è indispensabile che l’Italia non lasci questo compito interamente alla Francia, ma faccia anch’essa qualche cosa per coadiuvarla. Massimy mi dice che per andare in Tunisia dalla Tripolitania vi è una sola strada lungo il mare. Ora se l’Italia occupasse sollecitamente la costa fra Zuara e il confine tunisino e stabilisse presso questo un forte presidio, il quale sorvegliasse la frontiera fino a 50 chilometri di distanza dalla costa, il contrabbando diverrebbe impossibile». [Del Boca/1]

15 dicembre 1911

Un distaccamento di marinai fa una prima ricognizione sulla penisola di Ras el-Machbez, tra Zuara e la frontiera tunisina. Viene attaccato e deve ripiegare a causa di ingenti perdite.

16 dicembre 1911

Enver bey viene ferito all’addome. Lamenta scarso ordine e disciplina delle sue truppe, alimentate però da una volontà ardente. [Del Boca/1]

19 dicembre 1911

La prima linea attende ordini (La Domenica del Corriere)

Il generale Pecosi Giraldi, senza avvertire Caneva, invia 1.500 uomini al comando del colonnello Gustavo Fara contro l’oasi Bir Tobras, a 15 chilometri da Ain-Zara. Sono le mehalle arabe, colpevoli di aver catturato famiglie di notabili che da poco si sono sottomessi all’Italia. [Del Boca/1] Una ricognizione composta di due battaglioni di bersaglieri e uno di granatieri marcia da Ain Zara verso a Bir Tobras (15 km circa) sotto la guida di cinque arabi. Partono alle ore 2,30 della notte ma le guide si perdono e raggiungono la meta solo alle 9 del mattino. Appena fuori dalle dune, le nostre truppe si trovano davanti duemila nemici. Il colonnello Fara lancia sul fianco minacciato un battaglione di bersaglieri che arresta il movimento nemico. Gli arabi tentano un avvolgimento sul lato destro, il colonnello provvede con un altro battaglione di bersaglieri. La battaglia, molto violenta, finisce a mezzogiorno. Sei italiani e centinaia di arabi sono a terra. [Giuseppe Bevione, La Sta, 19/12/1991]. Gli scontri durano fino a notte. L’abitudine turco-araba di sospendere i combattimenti con il sopraggiungere del buio consente a Fara di ripiegare su Ain-Zara. [Del Boca/1]

La prima linea avanza verso il fuoco nemico a Ain Zara (La domenica del Corriere)


31 dicembre 1911


• Ad oggi risultano: 7 ufficiali e 369 soldati morti di colera (dal 13 ottobre ). 103 mila soldati e 24 generali. Negli ultimi due mesi Alberto Pollio ha inviato a Caneva: 55 mila uomini di tutte le armi, 84 cannoni da campagna, 42 da montagna, 28 da assedio, 8.300 quadrupedi, 1.500 carri da trasporto, squadriglie di aerei da ricognizione e da bombardamento, granate e gas asfissianti. Il rancio è passato da 2850 calorie a 4085 [arsmilitaris.org].

• Il comando turco conta 30 mila uomini in Tripolitania e 20/25 mila in Cirenaica. I rifornimenti arrivano settimanalmente da carovane di 1.000/1.500 cammelli che trasportano viveri e armi dalle frontiere di Egitto e Tunisia. [Del Boca/2]

L’artiglieria cammellata
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Abbreviazioni fonti: [Del Boca/1] Angelo Del Boca, Gli italiani in Libia, Tripoli bel suol d’amore 1860-1922, Laterza 1986 p. 75; [Del Boca/2] Angelo Del Boca, A un passo dalla forca, Bcde Milano 2007; [CdS] Corriere della Sera; [Gi.It] Giornale d’Italia; [Eco Bg] Eco di Bergamo