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 1876  marzo 05 calendario

“Ciarle del curioso”

In seconda pagina si legge anche la rubrica firmata da L’osservatore:
«Nelle torbiere e nelle umide brughiere del nostro emisfero boreale, si elevano graziose pianticelle dalle foglie umide, grasse, rossastre, portanti all’estremità dei peli delle loro foglie piccole gocce trasparenti che brillano sotto i raggi del sole quasi altrettante gocce di rugiada. Tali piante, chiamate drosere o rose del sole, appartengono al genere delle piante carnivore.
La copertina in Insectivorous Plants di Carlo DarwinIl lettore a questo nome spalancherà, senza dubbio, tanto d’occhi; le due parole piante carnivore, in apparenza inconciliabili, sembrano enunciare un grosso paradosso o per lo meno una flagrante contraddizione alle nozioni comuni sulla nutrizione vegetale. Eppure nessun nome (...) meglio conviene: le piante carnivore, senza riununciare al modo ordinario di nutrizione per mezzo del suolo e dell’aria, afferrano una preda vivente, la disciolgono e l’assorbono colla digestione presso a poco come potrebbe fare un boa con un coniglio. – Un fatto così curioso non poteva passare inosservato e fra gli altri Carlo Darwin nel suo libro Insectivorous plants (Londra 1875), riassumeva le sue osservazioni frutto di quindici anni di lunghi e pazienti studii.
La foglia della drosera costituisce una vera trappola per le mosche, d’un effetto quasi immancabile. Tesi ordinariamente per afferrare la preda, i tentacoli esteriori si spiegano come altrettanti raggi, formando angoli molto aperti; tutti sono armati della gocciolina traditrice, il di cui odore attira forse la vittima, mentre la loro vischiosità la trattiene forzatamente. Appena colle sue esili gambe un disgraziato moscherino sfiora questa perla liquida, tosto la trappola entra in azione e non abbandonerà più la preda. (...) Il libro di Darwin contiene lunghi dettagli sul modo di digestione delle piante carnivore che, del resto, non si limitano alle sole drosere; alcune, come la saracenia, danno la caccia non solo ai semplici moscerini, ma alle formiche, alle farfalle, ai grilli e perfino ai ragni». [Cds 5-6/3/1876]