Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  gennaio 13 Venerdì calendario

84 GRATTACIELI IN UN ANNO: IL RECORD DELLA CINA

Per il nono anno di fila, la Repubblica popolare cinese detiene il primato per il numero di grattacieli costruiti. Sono i dati del Consiglio per gli alti edifici e per gli habitat urbani statunitense. Nel 2016 in Cina sono stati ultimati 84 dei 128 palazzi che superano i 200 metri di altezza costruiti in tutto il mondo. Per farsi un’idea, il suo record è seguito dagli appena sette grattacieli portati a termine negli Stati Uniti e dai sei in Corea del Sud. E già nel 2015 ne aveva completati 68. Altro record.
Nella metropoli meridionale di Shenzhen, proprio di fronte l’ex colonia britannica di Hong Kong, il centro finanziario Ping An con i suoi 599 metri di altezza diventerà quest’anno il secondo palazzo più alto del Paese. Appena dietro lo Shanghai Tower, a sua volta al secondo posto della classifica mondiale. Ma i primati sono soprattutto sulla quantità. Shenzhen quest’anno ha visto ultimare 11 grattacieli, un numero pari a quello di Stati Uniti e Qatar messi insieme. È seguita dalla megalapoli della Cina centrale di Chongqing e da quella della Cina meridionale di Guangzhou, che noi siamo abituati a chiamare Canton. Con la costruzione ultimata di sei grattacieli ciascuna, le due metropoli da sole fanno concorrenza a paesi come la Corea del Sud. Ormai la Cina ha 490 grattacieli contro i 176 degli Stati Uniti e gli 89 degli Emirati Arabi.
Ma c’è un’altra caratteristica tutta cinese. I cantieri stanno procedendo nonostante il rallentamento economico e la crisi immobiliare. Ogni trimestre viene affittato il 25 per cento in meno degli spazi uso ufficio costruiti. La già citata Shanghai Tower è riuscita ad affittare appena il 60 per cento dei suoi spazi. Il punto che gli sviluppatori immobiliari cercano di ricavare il più possibile dalla costruzione degli edifici aumentando gli spazi che possono essere dati in affitto ma soprattutto che i governi locali hanno tutto l’interesse a vederli sorgere come funghi: i nuovi skyline cittadini sono di fatto la misura più immediata e tangibile del progresso economico raggiunto. Anche se spesso si tratta solo di apparenza. Anzi.
Nel 1999 l’economista Andrew Lawrence, sviluppò quello che poi sarebbe passato alla storia come l’«indice dei grattacieli». Di fatto potrebbe trattarsi di coincidenze, ma è curiosa l’analogia che vede l’economie in esplosione annunciare il più alto dei grattacieli per poi implodere al completamento dello stesso. È successo nella New York di inizio Novecento, quando lo svelamento del Singer Building e della Metropolitan Life Tower è coinciso con la crisi del 1907 e con l’Empire State Building che venne inaugurato nel ’31, l’anno della grande depressione. È successo in Malesia con le torri Petronas che si sono conquistate il primato nel 1996, poco prima della crisi finanziaria asiatica e con il Burj Khalifa di Dubai che ha aperto nel 2010 nel pieno di una crisi finanziaria locale e globale. E forse non è un caso che nel 2015, proprio il giorno dell’inaugurazione della Shanghai Tower, il grattacielo più alto della Cina, le borse hanno registrato quel crollo del 7 per cento che portò alla chiusura dei mercati locali per le successive 24 ore. Staremo a vedere.