Giuseppe Corsentino, ItaliaOggi 6/1/2017, 6 gennaio 2017
IN AUTO A PARIGI SOLO COL BOLLINO
SI OTTIENE ONLINE (4,18) E CERTIFICA QUANTO INQUINA IL VEICOLO
Ma come fanno i vigili a controllare, con un colpo d’occhio, se l’auto, il camion, l’autobus, la moto o lo scooter che sfrecciano nelle grandi città sommerse dallo smog e dalle polveri sottili (è di ieri la notizia diffusa dall’inglese Lancet, la più autorevole rivista medica al mondo, secondo cui l’inquinamento dell’aria produce danni irreversibili al cervello) inquinano, diciamo, oltre il dovuto?
In Italia c’è il bollino blu (che certifica il corretto funzionamento dei sistemi di scarico, filtri, marmitte e quant’altro).
Ma il bollino è un timbro impresso dall’auto-officina autorizzata sulla carta di circolazione, quindi non visibile all’esterno. Per fare una verifica i vigili debbono fermare l’auto e chiedere al conducente di presentare il libretto. Complicato, quasi impossibile soprattutto nelle ore di punta.
In Francia, cominciando da Parigi e dalla regione Ile-de-France, l’area più inquinata, dove muoiono ogni anno per tumore ai polmoni più di 6 mila persone, come denuncia preoccupato l’assessore al traffico Christophe Najadosky del partito dei Verdi, hanno trovato un sistema infinitamente più semplice e assolutamente visibile e controllabile dai vigili e dalla polizia: un bollino colorato, da verde al nero a seconda del tipo di motorizzazione e del livello di inquinamento indicato nel libretto di circolazione (la carte d’identité du vehicule), che gli automobilisti debbono applicare al parabrezza, pena il blocco della vettura e multe salate.
I bollini sono di sei colori. Si parte dal verde (con la silhouette di una vettura) per le auto perfettamente in regola con i motori Euro di ultima generazione, poi si passa al viola (con il numero 1), al giallo (numero 2), all’arancione (numero 3), al rosso (numero 4) per finire al grigio (numero 5), il livello minimo accettabile, al momento, per poter circolare a Parigi, nell’hinterland ma, presto, anche a Grenoble e nelle altre città che si prevede adotteranno le stesse regole della capitale e della sua regione.
Il sistema dei bollini è doppiamente semplice. Rende agevole i controlli su strada, come si diceva prima, ma al tempo stesso non complica la vita agli automobilisti. Per avere il bollino colorato, infatti, basta andare su un sito appena creato dal ministero dei trasporti (www.certificat-air.gouv.fr), indicare le caratteristiche del motore, il suo livello di inquinamento così come risultano dal certificato d’immatricolazione e dopo una decina di giorni l’adesivo colorato, passpartout indispensabile per circolare, arriva a casa. Costo: 4,18 euro con fattura.
Da dicembre a oggi il ministero ha ricevuto 1,4milioni di commande, di richieste (solo 340 mila da parte delle aziende per il loro parco auto, 48 mila dalle Poste per i veicoli in dotazione ai portalettere, tanto per fare qualche esempio), con una media, fa notare una soddisfatta Ségolène Royal, ministra dell’ambiente, di 40 mila commande al giorno.
Un ritmo che consentirà di arrivare a 4 milioni di bollini, tanti quanti le auto circolanti ogni giorno nell’area metropolitana parigina, entro il 16 gennaio prossimo, il lunedì che inaugura, parole della sindachessa Anne Hidalgo, una nuova stagione di lotta all’inquinamento.
Che non si fermerà, comunque, ai bollini. Ci sono altri obblighi più severi e divieti d’accesso per tutte le vetture (benzina e diesel) immatricolate prima del 1997 e per le moto e gli scooter immatricolati prima del 2000: non potranno circolare dalle 8 del mattino alle 8 di sera, di fatto vengono messi al bando. Così come, già dal 1° settembre 2015, non potevano circolare camion, autobus (pensiamo ai tanti delle agenzie turistiche) e i veicoli pesanti immatricolati prima del 1° ottobre 2001. In caso d’infrazione, la multa è di 68 euro e in caso di recidiva si può arrivare fino al blocco del veicolo.
Ecco perché i parigini e i franciliens come si chiamano gli abitanti dell’Ile-de-France si stanno fornendo, via internet, di bollini. «C’est un prise de coscience citoyenne», un indicatore di senso civico, ha annunciato la ministra dell’ambiente.
Può essere. Ma allora andrebbe spiegato come mai il 70% delle Velib’, le bici a noleggio di proprietà del comune, viene rubata o vandalizzata (a Parigi, non a Roma).
Al punto che alla Marie si pensa di cambiare le regole del nuovo appalto (attualmente le Velib’ sono gestite dal colosso delle affissioni JCDecaux in cambio di spazi pubblicitari in tutta l’area metropolitana) in scadenza l’anno prossimo, mettendo a carico del concessionario anche i costi di manutenzione e di sostituzione delle biciclette rubate o danneggiate. Si tratta di 16 milioni di euro, fanno notare in comune, con un costo medio di 4mila euro a bicicletta: uno dei più alti al mondo (la media mondiale è, infatti, di mille-duemila euro).
Insomma, il prossimo appalto sarà molto più oneroso per il vincitore. Non basterà un cambio merce pubblicitario. In ogni caso, JCDecaux ha fatto sapere che si ripresenterà. Ma dovrà vedersela con la concorrenza della Sncf, le ferrovie francesi, con la Rapt, la società pubblica della metropolitana, e con la Smoove, una start-up francese che gestisce il servizio di Velib’ a Mosca. Solo che a Mosca, su 3.500 biciclette l’anno scorso ne sono state rubate solo 43. C’est tout ça, la différence.
Giuseppe Corsentino, ItaliaOggi 6/1/2017