Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  gennaio 04 Mercoledì calendario

TASSE SUI PATRIMONI, ITALIA PENULTIMA PER COMPETITIVIT

«La maggior parte delle imposte patrimoniali aumenta le distorsioni economiche e ha effetti di lungo periodo negativi sull’economia e sulla sua produttività». A dirlo è la Tax Foundation, prestigioso think tank statunitense, nell’ultima edizione del suo International tax competitiveness index, che mette in fila i 35 sistemi fiscali dei Paesi Ocse misurandone, appunto, la competitività.
I parametri di valutazione sono diversi (con 40 variabili) e riguardano la tassazione delle imprese, delle persone fisiche, sui consumi, sulla proprietà nonché sui redditi prodotti all’estero. I diversi sistemi tributari vengono valutati sia nel loro complesso sia relativamente alle cinque aree citate.
Nella classifica generale – concernente, cioè, la competitività del sistema fiscale nel suo insieme – l’Italia è collocata al 34° posto, confermando la posizione che aveva già “guadagnato” nel 2015. In testa, come nei due anni precedenti, c’è l’Estonia.
Ma il nostro Paese è penultimo in graduatoria anche nella speciale classifica riguardante le property taxes, sulle quali il rapporto della Tax Foundation aggiunge ulteriori considerazioni, oltre a quelle richiamate in apertura. «Molte imposte sulla proprietà – si legge nell’Index – sono altamente distorsive e aggiungono rilevante complessità alla vita dei contribuenti e degli operatori economici». E ancora: «Le imposte sul patrimonio riducono i capitali disponibili nell’economia, danneggiando nel lungo periodo la crescita economica e l’innovazione». Connotazioni negative che vengono a cadere quando sia prevista la deducibilità dal reddito di queste imposte.
Lo studio della Tax Foundation dovrebbe far aprire gli occhi, soprattutto a chi ha responsabilità politiche, su una realtà che molti italiani conoscono senza bisogno dei think tank. L’ipertassazione patrimoniale sugli immobili, che da ormai cinque anni caratterizza il nostro sistema tributario, ha causato effetti distorsivi sull’economia come mai era avvenuto in passato. Il valore degli immobili è crollato e con esso è stato distrutto il risparmio di intere fasce di popolazione. Il mercato immobiliare si è fermato e inizia a recuperare qualche perdita limitatamente alle “prime case” e solo grazie a mutui con tassi al minimo storico. I consumi non si riprendono perché molti cittadini sanno di non poter contare più sulle loro riserve in mattoni. Non si contano le imprese che hanno chiuso e i lavoratori che sono rimasti senza occupazione (ma non si notano perché sono entità troppo piccole – se pur numerose – per poter ottenere l’apertura di un “tavolo” presso il ministero dello Sviluppo economico). La funzione economica e sociale dell’affitto, abitativo e commerciale, è stata mortificata.
Tassare gli immobili vuol dire tassare risparmio, consumi, imprese e lavoro. Esagerare, nel farlo, ha effetti moltiplicati su tutta l’economia.
Presidente Confedilizia
Giorgio Spaziani Testa, Il Sole 24 Ore 4/1/2017