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 2017  gennaio 04 Mercoledì calendario

RIAPERTO IL COLD CASE LEONARDO: «IL SUO GENIO CUSTODIVA UN SEGRETO». ALLA RICERCA DELL’ANOMALO CABLAGGIO TRA I DUE EMISFERI

Ci sono menti straordinarie, ma quali sono le loro caratteristiche? Contengono un segreto che si può svelare?
Un perfetto «cold case» è la mente di Leonardo da Vinci, icona del genio: ora le neuroscienze del XXI secolo provano a penetrare i meccanismi della sua eccezionale creatività: quale configurazione neuronale possedeva il suo cervello? Alla domanda-chiave ha provato a rispondere Leonard Shlain, chirurgo e neuroscienziato americano, noto per l’attenzione ai legami tra arte e scienza: nel suo ultimo saggio, appena pubblicato in Italia, «Il cervello di Leonardo» (Sironi editore), e completato subito prima della scomparsa nel 2009, sviluppa un’indagine a tutto campo, utilizzando una grande quantità di fonti: dagli appunti dello stesso Leonardo (oltre 5 mila pagine) alle testimonianze dei contemporanei, attraversando un’opera poliedrica che spazia dalla pittura all’ingegneria. Shlain esegue così una sorta di scansione post-mortem del cervello dell’autore de «La Gioconda» e «La Vergine delle Rocce» e di un genio che si è cimentato in ogni campo del sapere, dall’architettura alla botanica, dall’anatomia alla cartografia.
Nonostante il mancinismo, che avrebbe dovuto essere l’indicatore di un emisfero dominante - il sinistro -, l’esame della calligrafia (Leonardo - com’è noto - scriveva in modo speculare da destra a sinistra) spinge a dedurre che le due parti del suo cervello funzionassero in modo simmetrico e fossero strettamente connesse, in un modo molto diverso da quanto accade negli individui standard. Il corpo calloso, quel fascio di fibre che unisce gli emisferi e arriva a contenere 200 milioni di neuroni, doveva essere dotato di cellule nervose in sovrabbondanza e così - teorizza Shalain - «teneva ben informato» un emisfero di ciò che faceva l’altro: potrebbe essere stato quindi l’inusuale equilibrio tra emisfero destro e sinistro a favorire le sue straordinarie realizzazioni, sia artistiche sia scientifiche?
Secondo Shlain, la creatività - e a maggior ragione in Leonardo - dipende in larga misura dal passaggio di un’intuizione dall’emisfero destro al sinistro. E la strada è proprio quella del corpo calloso. «Che può fungere solo da canale di comunicazione o integrare le informazioni, funzionando come un “terzo cervello” che produce qualcosa di qualitativamente diverso da ciò che destra e sinistra hanno generato singolarmente».
Ecco che si torna al «cablaggio» del cervello di Leonardo: il suo essere mancino e ambidestro potrebbe aver influito sulle facoltà mentali, differenti da quelle «normali» sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo. Una prova è nei giochi prospettici dell’«Ultima Cena». Il luogo scelto dai monaci per l’affresco era la parte superiore della parete dietro la tavola del refettorio. Il dipinto doveva essere quindi guardato dall’alto in basso, ma Leonardo s’impegnò a fare in modo che la scena sembrasse allo stesso livello dello sguardo: così soffitto, pavimento e pareti hanno la forma di un trapezio. Leonardo aveva anche capito che ogni volto, che percepiamo come simmetrico, è in realtà diviso in due metà leggermente diverse. La «Gioconda» si apprezza meglio osservando il lato sinistro.
«L’arte e la scienza rappresentano la differenza tra “essere” e “fare”. La ragion d’essere dell’arte è evocare emozioni (e la pittura che ricorre alle immagini è, secondo Leonardo, più efficace della poesia basata sulle parole), mentre la scienza cerca di risolvere problemi per far progredire il sapere», scrive Shlain. Non si può dire che le intuizioni scientifiche di Leonardo non siano servite a questo scopo: visse in una sorta di futuro e, infatti, molte delle sue idee si sarebbero realizzate solo secoli dopo: dalle macchine volanti al paracadute, dal ponte mobile alla sega idraulica. «Affascinato dalla fisiologia umana, poi, diventò l’anatomista più curioso»: disegna gli organi del corpo da diversi punti di vista, così da ottenere - in anticipo sui tempi - una visione tridimensionale.
Leonardo - scrive Shlain - fu anomalo in molti modi: non solo biologicamente (per come funzionava il suo cervello), ma anche socialmente e culturalmente (figlio illegittimo, non poté ricevere la formazione che apriva le porte all’università, ma allo stesso tempo sperimentò una libertà altrimenti impensabile): «rappresenta un singolo episodio dell’immenso spettacolo dell’evoluzione della nostra specie»? Oppure è stato il precursore di una rivoluzione che, oggi, stiamo sperimentando? «Le immagini che pervadono il nostro tempo, dal cinema alla tv, dai cellulari che ci portiamo in tasca ai computer, stanno sostituendo le parole e i testi scritti - sostiene Shlain -. E l’abitudine alla visualizzazione, che parla a entrambi i lati del cervello, sta facendo crescere d’importanza l’emisfero destro, fondato sulle informazioni per immagini, a discapito di quello sinistro, dominante, e sede del linguaggio».
L’Homo sapiens sta entrando in quella che l’autore chiama «la rivoluzione iconica» e il silicio farà via via crescere d’importanza il lobo destro. Si può immaginare una riorganizzazione evolutiva del nostro cervello?
Gianna Milano, La Stampa 4/1/2017