Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  gennaio 04 Mercoledì calendario

IL PETROLIO RIVEDE I MASSIMI DA 18 MESI

Anche se alla fine c’è stato un riflusso (dovuto anche all’apprezzamento del dollaro), i prezzi del petrolio hanno fatto ieri un balzo che suggerisce come sarà il 2017 del greggio se il taglio della produzione concordato fra i Paesi produttori Opec e non Opec verrà rispettato. È bastato che il Kuwait e l’Oman annunciassero di avviare i tagli già decisi per portare il prezzo del Brent, che fa da riferimento in Europa, sopra ai 58 dollari al barile, e quello del Wti, quotato a New York, sopra ai 55. Per entrambi questi contratti si tratta dei massimi da 18 mesi.
In sostanza basterebbe un’oscillazione per avvicinare o superare i 60 dollari. L’accordo fra i produttori è stato fondamentale, ma a prescindere dal rispetto di questa intesa, nel 2016 si è praticamente azzerato l’eccesso di offerta sulla domanda mondiale, che dodici mesi fa era di 1,6 milioni di barili al giorno. Quindi anche nel caso (probabile) che qualche Paese provi a fare il furbo e a produrre e vendere più petrolio, mentre gli altri tagliano, il riequilibrio del mercato è già avvenuto o è vicino.
Dà un contributo anche la ripresa globale, inclusa quella italiana. L’Unione petrolifera, che federa le compagnie operanti nel nostro Paese, dice che il consumo nazionale di idrocarburi è aumentato a novembre di 35 mila tonnellate rispetto allo stesso mese del 2015. E la Germania lamenta che i prezzi dell’energia stanno facendo crescere la sua inflazione interna e così Berlino aumenta la pressione sulla Bce perché rinunci alle misure di stimolo monetario.

Luigi Grassia, La Stampa 4/1/2017