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 2017  gennaio 04 Mercoledì calendario

LA FINLANDIA PAGA I DISOCCUPATI 560 EURO AL MESE PER TROVARE LAVORO. UN BONUS PER 24 MESI A DUEMILA CITTADINI SCELTI A CASO

Che cosa fareste, da disoccupati, con 560 euro al mese fissi nel portafoglio, pagati, anzi regalati, per due anni, dallo Stato? In Finlandia il governo centrista di Juha Sipilä è convinto che duemila cittadini senza lavoro, scelti con una lotteria, cercheranno con più convinzione e serenità un impiego, anche solo posticcio, per uscire dal limbo della rassegnazione.
Già, perché anche nell’ex Paese dai redditi d’oro, la situazione socioeconomica è tutt’altro che florida: la disoccupazione è all’8,1%, su una popolazione di 5,5 milioni di abitanti. Il timore di un welfare affaticato si faceva pressante. Così, il ministro capo della Repubblica e i suoi hanno deciso di dare una smossa al mercato del lavoro. Come? Con un sussidio bonus. Una specie di reddito di cittadinanza per pochi eletti. Il che sembra una contraddizione, ma ad Helsinki non lo è: i 560 euro che i disoccupati riceveranno per 24 mesi, senza chiedere come vengono spesi, arriveranno anche se gli interessati troveranno un’occupazione. L’eperimento è partito il 1 gennaio e pesca tra i lavoratori dai 25 ai 58 anni. L’istituto finlandese di previdenza sociale ha fatto i conti, con la supervisione delle università di Tampere e Turku. Il governo destinerà al progetto 20 milioni di euro fino al 2018.
Il gruppo dei duemila selezionati tra 213mila disoccupati sarà messo a confronto con altrettanti lavoratori senza impiego, che invece per due anni non hanno percepito alcun sussidio. L’obiettivo è tutt’altro che sedersi sulla poltrona e guardare la tv: se si considera che lo stipendio medio in Finlandia è di 3.500 euro al mese, il bonus non è molto. Ma secondo il governo può servire per evitare di cascare nella condizione di «inattivo», colui che non cerca, non accetta impieghi pagati poco, perché ha paura di perdere il sussidio statale. Se la scommessa darà buoni risultati, l’aiuto verrà esteso lentamente a tutti i disoccupati, ai freelance e ai part time.
L’idea di questa specie di salario minimo inizia a circolare in Europa. Già nel 2015, alcuni comuni olandesi hanno introdotto il «basic income», come incentivo statale per ritrovare l’occupazione. Ma gli esperti avvertono: «Queste misure hanno senso in Paesi con redditi molto alti - spiega l’economista Giuseppe Berta -. Servono a spezzare quel diaframma che c’è tra i lavori più umili e quella parte della popolazione relegata ai margini». In Italia la proporzione sui nostri stipendi medi potrebbe veleggiare sui 200 euro. E socialmente parlando, chissà come funzionerebbe.
Letizia Tortello, La Stampa 4/1/2017