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 2016  ottobre 06 Giovedì calendario

SCANDALO AL SOLE

La Bibbia del capitalismo nostrano ha perso nei primi sei mesi del 2016 ben 49,8 milioni di euro e nessun pesidente di Confindustria, nessun presidente della società editoriale, nessun amministratore delegato si era mai accorto che rischia il fallimento.
Il buco emerge dopo che Giorgio Squinzi, in scadenza alla presidenza di Confindustria, acquisisce la carica, il 30 aprile 2016, di presidente del Sole 24 Ore (il suo predecessore in questo ruolo, Benito Benedini, aveva appena finito di dire che «i conti sono stati messi in sicurezza») e indica in Gabriele Del Torchio il nuovo amministratore delegato. Vincenzo Boccia, presidente in pectore di Confindustria, accetta senza entusiasmo il blitz.
Del Torchio, manager di successo, carattere irascibile, appena arrivato prende tre decisioni: vietare ai dirigenti di avere rapporti con il direttore Roberto Napoletano; impedirgli di partecipare al consiglio d’amministrazione e verificare i suoi rimborsi spesa. Poi mette mano ai conti e la rabbia diventa terrore, riclassificando il bilancio sulla base di criteri più aderenti alla realtà, scopre la voragine. Un solo esempio: la voce «altre attività non correnti», che nessuno sa bene che cosa indichi, è stata svalutata da 29 milioni indicati dal bilancio predisposto dal precedente amministratore delegato Donatella Treu a fine 2015 a 3,4 a giugno 2016. E resta perfino basito controllando rapporti tra la casa editrice di via Monterosa con la società inglese Di-Source, fondata il 9 novembre 2012 e guidata da Martin William Gordon Palmer, che distribuisce 100 mila copie digitali del Sole a persone che non le pagano. La scoperta del bubbone scatena la bufera in Confindustria, proprietaria del giornale: Squinzi (con quattro consiglieri) si dimette, Boccia lo sostituisce con Carlo Robiglio che diventa presidente e che conferma la fiducia a Del Torchio che intanto, poco dopo il burrascoso consiglio di amministrazione, ha un malore e viene operato d’urgenza al cuore.
Ora si pensa a un aumento di capitale di 100 milioni in tandem con una banca (è stata sondata Intesa Sanpaolo) dato che l’università confindustriale, la Luiss, ora guidata da Emma Marcegaglia, ex presidente della stessa Confindustria, si è tirata indietro. Invece le federazioni locali più importanti dell’associazione (Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna) pretendono non solo di avere voce in capitolo sulla ricapitalizzazione, ma anche posti nel consiglio di amministrazione della società, visto che sono i più grandi contributori alle casse di viale dell’Astronomia.
Il tutto in attesa che la procura di Milano e la Consob verifichino se le accuse contenute in due distinte denunce di false comunicazioni sociali e aggiotaggio siano vere.