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 2015  agosto 11 Martedì calendario

PALTRINIERI: «A RIO SARO’ PIU’ FORTE DI TESTA»

Prima dei bagni di folla, dei tuffi di gloria, un altro tuffo vero: a Mosca. La Locomotiva Paltrinieri non si ferma: si concede una tappa di Coppa del Mondo per non distrarsi troppo, forse per godersi un altro 1500 senza troppe tensioni. Gregorio ha cantato con la squadra, è ripartito di notte verso la capitale russa e oggi sarà di nuovo sul blocco.
Greg, stavolta non ci sarà il blocco numero 3 lasciato vuoto da Sun Yang...
«Non ci sarà nessun giallo su Sun Yang. E dire che mi ero portato un libro giallo per distrarmi: Il Ragno di Michael Connelly...».
Ci racconta la sua verità su quello strano incrocio con il cinese dopo la gara?
«Io ero appena sceso dal podio per sciogliermi, il cinese stava andando sul podio per essere premiato come miglior nuotatore dei Mondiali: s’è avvicinato a me quasi in lacrime e mi ripeteva “scusami, scusami”, ha avuto il tempo di accennare al cuore, ma quando stava cominciando a spiegarmi cosa fosse successo, l’hanno portato via i suoi, ho capito solo che gli dicevano di non perdere tempo a parlare di certe cose con me. E anche io non ho potuto saperne di più».
A freddo, questo oro com’è?
«Ci ripenso e sono contento di aver vinto, è ciò che conta ai Mondiali: per il resto non sono soddisfatto perché ero in forma, ho sbagliato qualcosa, volevo un tempo migliore del 14’39”. Ma la gara è stata mentalmente un casino...».
In che senso?
«Ognuno si sentiva in dovere di vincere senza Sun Yang in acqua e a me passava tutto per la testa. Ma sono stato bravo a rimanere lucido, anche se non dovevo farmi trasportare da Cochrane e partire subito. Il tempo non è male, ho confermato quello di Berlino. Con tante imperfezioni, insicurezze e quel continuo chiedermi: è il mio momento, ma ora che cosa succede?».
Adesso che è finita, che cosa aveva scritto nel biglietto sul comodino?
«Stavolta l’avevo scritto nella testa, ma era un 14’34”: volevo fare il secondo tempo di sempre (14’34”56 di Hackett, ndr )».
Ha retto allo stress, però.
«Sapevo di essere il più forte, ma non ero pronto a vincere da favorito: avessi perso da Sun Yang, non avrei avuto niente da dire, ma se avessi perso da un altro? L’idea del dover vincere facilmente è stata dura: infatti ho sperato sino all’ultimo che Sun arrivasse sul blocco, di corsa ma che ci fosse. E poi mi ha stressato che la gara non è andata come la immaginavo da tempo».
Il fattore sorpresa serve a crescere, almeno.
«Queste situazioni non si possono programmare, ma ho imparato che anche in una finale importante può succedere di tutto. Meglio sia successo a Kazan che a Rio. Adesso mi sento attrezzato a gestire ogni tipo di emozione, però devo essere più elastico se sono il più forte».
Ora si sente un campione sicuro di essere il più forte dopo due anni di dominio?
«Sono sempre sicuro di quello che voglio».
Suo padre dice che lo era anche da ragazzino.
«Ho sempre fiducia in me stesso, quando devo raggiungere un obiettivo ce la metto tutta, voglio essere perfezionista, curare i particolari tecnici, fisici, tutto: non mi tiro mai indietro».
Sun Yang lo ha fatto.
«Se ha davvero problemi di cuore, ha fatto bene a rinunciare. Certo, se fosse stata una decisione premeditata poteva dirlo prima, consentire a Pal Joensen di gareggiare ed evitare la corsia vuota. Mi dispiace davvero».
Ha perso la stima verso di lui?
«Non voglio giudicarlo finché non è tutto chiaro, negli 800 era andato bene. E per lavorare bene non voglio pensare troppo a tutto questo».
Il complimento più curioso?
«L’invito del premier Renzi, mi ha fatto molto piacere aver parlato con lui al telefono».
E poi?
«I complimenti degli azzurri del basket, che son convinto faranno un grande Europeo, e di Alberto Tomba: era uno dei miei idoli, credeva in me anche prima, non solo dopo l’oro».
Ora la vita le cambierà?
«No. Succederà soltanto dopo che sarò al top ai Giochi».
Che cosa servirà?
«Sono migliorato nella forza della bracciata grazie al lavoro a secco, mi sento più potente anche da sott’acqua, sto mettendo a posto l’ampiezza, ma di anno in anno sono cresciuto. Se penso a quando nuotavo saltellante agli Europei di Debrecen del 2012...».
Chi va sempre forte è la Pellegrini: non sbaglia un evento.
«Fede è una campionessa di razza, quando conta c’è sempre».
Al comando c’è anche lei, adesso.
«Ricordo quando vedevo i Thorpe e i Colbertaldo in televisione e mi gasavo, guardavo i tempi che facevano e dicevo: un giorno anche io entrerò in nazionale».
Domenica Greg è diventato campione del mondo...