Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 08 Domenica calendario

IL CELESTE, I MEMORES E I CONTI ESTERI

Le finanze di Cl sono da anni un mistero ben custodito. Ma c’è stato un attimo in cui conti bancari, società estere e fondazioni offshore riferibili al movimento di Comunione e liberazione sono venuti alla luce. Per merito di un’inchiesta giudiziaria detta “Oil for food” condotta a Milano dall’allora pm Alfredo Robledo. Per un momento sono apparse società estere (Candonly), una misteriosa fondazione di Vaduz (Memalfa), conti svizzeri cifrati e soldi in contanti stipati in una scatola di legno nascosta sotto il letto. Robledo nel 2004 era partito a caccia delle tangenti internazionali pagate per i contratti petroliferi nell’Iraq di Saddam Hussein. Scopre che Roberto Formigoni, allora presidente della Regione Lombardia, aveva ricevuto da Saddam contratti per ben 24,5 milioni di barili. Li aveva girati ad aziende amiche, del giro di Cl: la Cogep e la Nrg Oil. La prima “ringrazia” il Celeste sborsando, secondo l’accusa, tangenti per 942 mila dollari in Iraq e 700 mila dollari a mediatori italiani. La seconda pagando almeno 262 mila dollari. Il processo al braccio destro di Formigoni, Marco Giulio Mazarino De Petro, si conclude con la prescrizione. Ma le indagini scoprono tre società estere chiamate Candonly e una fondazione di Vaduz di nome Memalfa. Gli uomini che le manovrano sono, oltre a De Petro, tutti Memores Domini del gruppo di Formigoni: Alberto Perego, Alberto Villa, Fabrizio Rota, Mauro Villa, Mario Saporiti. La prima Candonly Ltd nasce nel 1991 a Dublino. “Mandante sig. Alberto Perego”, dice un memo riservato interno della Fidinam, fiduciaria svizzera dalla storia lunga e non sempre cristallina. Nel 1995, a spartire con Perego il controllo di Candonly arriva il segretario di Formigoni, Fabrizio Rota. Subito nei conti della società cominciano ad affluire i soldi dell’Alenia Marconi (gruppo Finmeccanica). Tra il 1995 e il 2001 Alenia versa a Candonly 829 mila dollari. Perché? Prova a spiegarlo il direttore dell’Alenia, Giancarlo Elmi, che accenna a un “ringraziamento” per un appalto da 20 milioni di dollari in Iraq.
Nel 1997, Candonly esce dal controllo dei due Memores e passa nelle mani di De Petro. Da quell’anno, parte il business petrolifero: Saddam concede succulenti contratti alla piccola Cogep, che subito “ringrazia” Formigoni versando sui conti della Candonly, dal 1998 al 2003, oltre 700 mila dollari. Intanto la società cambia più volte faccia. Nel 1999, la Candonly di Dublino viene sostituita da una Candonly basata a Londra. Continuano ad affluire (su conti Barclays Bank di Londra e Bsi di Zurigo) i soldi di Alenia e Cogep. Nel 2001, ecco spuntare la terza Candonly: basata in Olanda, Candonly Bv. Gli uomini di Formigoni utilizzano anche una nuova società, la Karup Investments, con base nel Delaware (Usa). La gestione fiduciaria delle società passa da Fidinam ad Arner, altra notissima (e chiacchierata) boutique finanziaria italosvizzera. Banca di riferimento diventa la Ing Bank di Amsterdam. Sui conti della nuova Candonly arrivano misteriosissimi soldi da Cuba e dall’Angola. E un nuovo business: targato Agusta. L’azienda aeronautica italiana nel 2003 versa a Candonly Bv 50 mila euro. I soldi che arrivano da Alenia, Cogep, Agusta, da Cuba e dall’Angola vanno in parte su un conto cifrato presso l’Ubs di Chiasso intestato a De Petro; altri arrivano a un conto chiamato Paiolo presso la Bsi di Chiasso, riferibile ad Alberto Perego; il restante affluisce su un paio di conti correnti della banca Falck & Cie di Lucerna e di Chiasso, intestati alla Fondazione Memalfa. E qui siamo al sancta sanctorum dei Memores Domini. La Fondazione Memalfa nasce nel 1992 a Vaduz, in Liechtenstein. Beneficiari economici: Alberto Perego e Fabrizio Rota. Che si tratti di uno strumento finanziario dei Memores Domini è dimostrato dallo statuto: prevede che alla morte di uno dei due beneficiari il patrimonio venga assegnato interamente all’altro e, alla morte di entrambi, all’Associazione Memores di Massagno (Lugano). È la filiale svizzera dell’associazione, con sede dove è domiciliato anche il leader di Cl della Svizzera italiana, Claudio Mésoniat.
Memalfa è il polmone finanziario dei Memores. Sui suoi conti di Lucerna e di Chiasso arrivano i soldi affluiti alla Candonly dai conti Lgt Bank di Vaduz e Beirut Ryad Bank di Londra. In uscita, Memalfa bonifica denaro al conto Paiolo di Chiasso e, dopo il 1997, a un altro conto acceso presso la Bsi di Zurigo. Il beneficiario è sempre lo stesso: Alberto Perego. Più complicato è stabilire gli impieghi dei soldi che escono da Memalfa e da Paiolo. Nel luglio 1997, 80 milioni di lire passano da Paiolo al conto Dugan, presso la Bsi di Chiasso: è un conto di Marco Barbone, l’ex terrorista che ha ucciso il giornalista Walter Tobagi e che ora fa parte di Cl. Memalfa viene chiusa nel 2001 e i suoi soldi confluiscono sul conto Paiolo di Perego, a Chiasso. Chissà se, dopo Mem-alfa, in qualche paradiso fiscale sono nate Mem-beta, Mem-gamma e così via.
Gianni Barbacetto, il Fatto Quotidiano 8/3/2015