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 2015  marzo 08 Domenica calendario

IMMOBILIARE BANKITALIA: INQUILINI VIP, AFFITTI BASSI

Siete interessati a un appartamento in affitto in via Albalonga a Roma, in zona Appia, a due passi da piazza Re di Roma, al canone di 392 euro al mese, compresi gli oneri accessori? Non dovete fare altro che rispondere a un bando di gara e il secondo piano con un bel soggiorno, camera da letto, bagno e riscaldamento centralizzato incluso nel prezzo sarà vostro. Prima però dovreste farvi assumere dalla Banca d’Italia. Infatti il bando in questione mette in offerta solo appartamenti dello sterminato patrimonio del nostro istituto di vigilanza bancaria ed è riservato proprio ai suoi dipendenti. Altri esempi? Sempre in via Albalonga, soggiorno e due camere per 506 euro più accessori. Mentre per chi vuole mettere su famiglia ecco pronto un terzo piano in via Appia Nuova davanti alla Basilica di San Giovanni con soggiorno e tre camere per 570 euro.
Se ci spostiamo al centro, i canoni salgono un poco: in via Giuseppe Gioacchino Belli, una delle vie più belle di Prati, tra piazza Cavour e il Tevere, un secondo piano con 4 camere e doppi servizi costa al mese mille e 321 euro. In una via tra Corso Trieste e via Nomentana abita da anni il presidente della Rai Anna Maria Tarantola, già vicedirettore generale della Banca d’Italia. Il Fatto le ha chiesto dimensioni e canone del suo quarto e ultimo piano. “Sono 120 metri quadrati e pago circa 1600 euro al mese”, ci ha risposto. Se i dati sono corretti, qualcuno paga meno di lei. In quel palazzo, sempre al quarto piano è andato in offerta nel bando numero 133 che Il Fatto ha visionato, un appartamento composto di salone, 3 camere, accessori, doppi servizi, che ha tutta l’aria di somigliare a quello del presidente, per 1484 euro più oneri.
Teoricamente a potere usufruire di questi canoni vantaggiosi sono solo “i dipendenti e pensionati che non siano proprietari di unità immobiliari ad uso abitativo ubicate nel comune nel quale si trovano gli alloggi offerti o nei comuni confinanti”. Anche se, facendo un giro nei palazzi, si scopre che negli appartamenti della Banca d’Italia abitano o hanno abitato fino a poco tempo fa anche personaggi importanti che poco hanno a che vedere con l’istituto di vigilanza. L’elenco che abbiamo compilato incrociando le fonti sembra un organigramma un po’ datato delle forze armate e di sicurezza italiane. A due passi dalla stazione Termini troviamo Emilio Del Mese, prefetto, già vice capo della polizia, capo del dipartimento della protezione civile presso la presidenza del consiglio dei ministri e poi segretario generale del Cesis, l’organo che controllava i servizi segreti ai tempi di Silvio Berlusconi premier. Suo condomino nel medesimo palazzo umbertino è (o è stato in tempi recenti) anche Carlo Visconte, magistrato, già segretario generale del Csm, già sostituto procuratore nazionale antimafia presso la Dna.
Alla riunione di condominio del palazzo signorile in un’altra elegante strada vicino al teatro dell’Opera troviamo (o trovavamo fino a poco tempo fa) Antonio Viesti, già comandante generale dei carabinieri e Giuseppe Tavormina, generale dei carabinieri, già direttore della Dia, anche lui poi segretario generale del Cesis, e ancora consigliere della corte dei conti e consigliere di Ciampi al ministero del Tesoro. Ancora in un’altra strada elegante a due passi dal palazzo dei due generali transitati dall’Arma ecco un peso massimo dell’Aeronautica: il generale Leonardo Tricarico, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica militare e consigliere militare del presidente del consiglio dei ministri, oggi al vertice della Fondazione Icsa. Suo condomino è Enzo Mosino, già prefetto di Roma e poi consigliere del presidente della repubblica Francesco Cossiga. In un’altro palazzo a due passi da via Cavour troviamo: il generale di corpo d’armata della Guardia di Finanza Francesco D’Isanto, già comandante in seconda delle Fiamme Gialle e ora consigliere della Corte dei Conti e l’ex ministro del lavoro e ora senatore del Ncd, Massimo Sacconi.
In uno dei palazzi più belli del patrimonio ex Banca d’Italia, vicino a Largo Argentina, troviamo un notaio che conosce bene la materia: Bernardino Corsi, proprio il notaio che ha seguito l’operazione del conferimento immobiliare da Bankitalia alla società per azioni Sidief Spa. Nel gioiello della corona, il palazzo di Piazza Borghese, uno degli scorci più belli di Roma, a due passi dalla Camera dei deputati, troviamo Lamberto Dini, già direttore generale della Banca d’Italia e poi Ministro e presidente del Consiglio dei ministri. In passato , ma ha lasciato l’appartamento, abitava in un palazzo della Banca d’Italia vicino a Piazza della Chiesa Nuova anche Barbara Spinelli, compagna dell’ex vicedirettore generale della Banca d’Italia ed ex ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa, scomparso nel 2010.
Il patrimonio che è stato conferito a Sidief Spa per razionalizzare la sua gestione è composto da 112 immobili (8 mila e 883 unità immobiliari delle quali 3 mila e 487 sono residenze) di cui 95 di proprietà da cielo a terra. I palazzi si trovano in 13 regioni, per il 50 per cento sono localizzati nel centro delle città e in gran parte si trovano a Roma. Il loro valore stimato è di un miliardo e mezzo per 576 mila metri quadrati. L’ammontare dei canoni di locazione a gennaio 2014 era pari a 31,6 milioni per una redditività del 2 per cento. Nonostante la privatizzazione e nonostante la nomina a presidente di Sidief di un tecnico del settore di indubbia competenza come Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, i rendimenti di questi palazzi d’oro, anche nelle zone più belle di Roma, restano degni più di un ente pubblico che di una società per azioni.
I canoni praticati agli inquilini esterni alla Banca d’Italia stanno assumendo connotati più aderenti al mercato immobiliare reale. Per esempio lo stabile di Piazza Borghese è affittato, ai non dipendenti, a 293 euro al mese a metro quadrato. Il palazzo dove vive Anna Maria Tarantola, sempre per i terzi che non sono entrati con le condizioni favorevoli dei dipendenti, invece è di 179 euro a metro al mese.
Marco Lillo, il Fatto Quotidiano 8/3/2015