Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 08 Domenica calendario

PARTE IL QE FLESSIBILE DI DRAGHI

FRANCOFORTE
Alla Banca centrale europea la parola d’ordine è flessibilità. I dettagli del programma di acquisto di titoli, che partirà lunedì e che prevede un importo di 60 miliardi di euro al mese fino al settembre 2016, sono stati pubblicati da Francoforte subito dopo la conclusione della conferenza stampa del presidente Mario Draghi, giovedì pomeriggio a Nicosia, ma lasciano indefiniti diversi aspetti delle operazioni del quantitative easing (Qe) all’europea.
Ci sono scarsi dettagli, secondo una nota di Anthony O’Neill, della strategia sul reddito fisso di Morgan Stanley, e questo può esser stato fatto di proposito per mantenere la massima flessibilità ed evitare distorsioni di mercato. Secondo Morgan Stanley, gli acquisti saranno distribuiti lungo la curva delle scadenze e di piccola entità.
Quel che è certo, rileva Riccardo Barbieri, capo economista di Mizuho, è che «da lunedì entrerà sul mercato un acquirente molto grosso alla ricerca di opportunità lungo tutta la curva dei rendimenti dell’eurozona».
La Bce dice esplicitamente di voler procedere «in modo graduale e su base ampia». Gli acquisti verranno realizzati sul mercato secondario, in modo opportunistico, e non sulla base di un calendario di aste, come ha fatto invece la Federal Reserve, un modus operandi che, secondo molti operatori di mercato, aveva il vantaggio della trasparenza e che anche fonti della Bce ammettono aver ottenuto il massimo dell’efficacia. Tale metodo tuttavia era difficile da applicare in tempi brevi alla realtà dell’Eurosistema, dove il 92% degli acquisti verrà realizzato dalle banche centrali nazionali e solo l’8% direttamente dalla Bce. La banca centrale di ogni Paese, puntualizzano le note esplicative, potrà acquistare solo titoli emessi da emittenti del Paese stesso (il Tesoro o, in alcuni casi, agenzie nazionali, 7 in tutto, per ora). Gli interventi avverranno sulla base della quota dei singoli Paesi nel capitale della Bce, anche se l’obiettivo non dovrà essere rispettato in modo rigido ogni mese.
In alcuni Paesi, dove il debito pubblico scarseggia, si farà ricorso a “sostituti”: questi possono essere titoli di sette istituzioni internazionali o sovrannazionali, che faranno parte del 12% del programma dedicato a questi emittenti. In alcuni casi particolari – l’esempio più citato è quello dell’Estonia – dove il debito pubblico è molto basso e quindi non ci sono titoli sufficienti, potrebbe essere autorizzato l’acquisto di obbligazioni emesse da società pubbliche, come per esempio le società elettriche, ma la questione non è stata ancora definita.
L’elemento cruciale è comunque quello della neutralità di mercato, di cercare insomma di produrre meno distorsioni possibili con gli interventi, una preoccupazione molto diffusa fra gli operatori di mercato, che potrebbe essere accentuata appunto dalla vaghezza dei dettagli.
Gli acquisti si muoveranno lungo tutta la curva, dai 2 ai 30 anni, e la Bce evita di individuare un obiettivo esplicito per la duration media degli interventi.
Non sono esclusi i titoli che hanno rendimento negativo alla scadenza, salvo quelli che sono sotto il tasso dei depositi delle banche presso la stessa Bce, attualmente a -0,20 per cento. Andare sotto questa soglia vorrebbe dire per l’acquirente una perdita sicura. Il caso più significativo, date le dimensioni del mercato, è quello della Germania, dove i titoli a rendimento negativo sono ormai quelli che arrivano fino ai 5 anni. Tuttavia, per ora almeno, il rendimento dei 2 anni non si è ancora spinto sotto -0,20 anche se è molti vicino a questa soglia. È probabile comunque che la Bundesbank debba fare la scelta di intervenire soprattutto sui titoli a più lunga scadenza. La loro scarsità (anche dato il programma rarefatto di emissioni, per l’annullamento del deficit pubblico in Germania) può indurre la banca centrale tedesca a puntare maggiormente sulle emissioni di istituzioni europee. Dato che gli acquisti su queste hanno comunque un tetto al 12% del totale, ciò potrebbe portare altre banche centrali a concentrarsi maggiormente sul debito pubblico dei rispettivi Paesi.
Anche sul prestito dei titoli acquistati in base al piano, una caratteristica importante secondo gli osservatori di mercato, le modalità per ora non ci sono.
La Bce pubblicherà ogni settimana il valore degli acquisti realizzati e ogni mese la vita residua Paese per Paese, il che dovrebbe dare un’indicazione di come si stanno muovendo le singole banche centrali nazionali. Le informazioni sugli interventi sui titoli delle istituzioni internazionali verranno fornite a parte.
Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 8/3/2015