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 2015  marzo 08 Domenica calendario

FITOUSSI: “L’INTESA ALLA FINE SARÀ TROVATA”

ROMA.
«La situazione è così ingarbugliata che si pone un problema politico di fondo: l’Europa non è una federazione, la Commissione non rappresenta una base elettorale, ha senso che comandi su governi democraticamente eletti e decida cosa devono fare?» Jean-Paul Fitoussi, il guru di SciencesPo, economista europeo fra i più prestigiosi, ha firmato con una serie di colleghi un manifesto di supporto a Tsipras: «La sua strategia politica di rottura offre l’occasione per riflettere sui gap di democrazia in Europa».
Domani si va all’Eurogruppo senza nessun accordo, anzi rispetto a pochi giorni fa c’è lo scontro aperto fra la Bce e Atene, e secondo la stampa tedesca addirittura fra la Merkel e Juncker. Siamo non solo in stallo ma si va indietro: come finirà?
«Alla fine il buon senso prevarrà e il governo tedesco darà l’input decisivo per raggiungere un accordo. Restano però da questa vicenda che è drammatica perché c’è di mezzo un popolo ridotto alla fame, degli insegnamenti cruciali. Si è visto che nei Paesi d’Europa si può cambiare governo ma non cambiare politica. C’è qualcosa che non va. Ora si diffonde lo spavento perché ci si rende conto che c’è tanta di quella tensione che basta poco per far saltare tutto e provocare la rottura con la Grecia: se Atene esce dall’euro si apre una crisi dei debiti sovrani modello 2011, però al quadrato».
Il professor Galbraith, uno fra i firmatari del suo manifesto, ipotizza una specie di complotto per sbarazzarsi di Syriza. Lei cosa ne pensa?
«Non credo. Guarderei alle evidenze: l’Europa continua, con la mancanza di appoggio democratico che dicevo, ad imporre una politica, quella del rigore, che non solo è fallita ma ha aggravato la crisi. E ora insiste con la Grecia».
C’erano accordi firmati che impegnavano non solo quel governo ma il Paese in quanto tale.
«È una questione morale. I precedenti governi greci hanno fallito nelle riforme, sono gravemente colpevoli. Ma ha senso far pagare questo alla popolazione? L’aspetto paradossale è che intanto l’economia dà segni di ripresa in tutta Europa. I motivi sono il ribasso del petrolio, la svalutazione dell’euro, le politiche espansive della Bce. E aggiungo anche la resistenza della gente, che è riuscita nei Paesi più in difficoltà a reagire e a trovare in sé le risorse per la rinascita. Bene, nessuno di questi motivi attiene minimamente alle politiche portate avanti dalle autorità dell’eurozona».
Come giudica l’inusuale durezza verbale adottata da Draghi verso la Grecia?
«Ha sorpreso anche me. Credo che sia stata una mossa necessaria perché nel frattempo stava lanciando il quantitative easing al quale i Paesi nordici si oppongono. Draghi doveva far vedere agli oppositori che non stava facendo nessun regalo, e che chi non lo merita non avrà agevolazioni».
Eugenio Occorsio, la Repubblica 8/3/2015