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 2015  marzo 08 Domenica calendario

L’ALGORITMO CHE ANTICIPA I CRIMINI? FUNZIONA (MA SOLO CON I SOLITI SOSPETTI)

DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK A Chicago un pregiudicato che ha finito da poco di scontare la sua pena si ritrova alla porta un poliziotto minaccioso: «Attento, se ci ricaschi stavolta finirà molto male, seguiamo ogni tuo passo». A Los Angeles, Atlanta e in altre 58 città americane di 15 Stati, le autopattuglie della polizia vanno a presidiare soprattutto piccole zone urbane — a volte mezzo isolato o un solo caseggiato — evidenziate come luoghi ad alto rischio criminale: dei quadratini rossi che spuntano sulle mappe interattive fornite da PredPol, una start up creata da alcuni ingegneri informatici che produce servizi di «polizia predittiva».
«Minority Report», il romanzo breve e il film di Steven Spielberg, raccontava di una polizia capace di prevedere i crimini, ma collocava la storia, che a quel tempo sembrava di pura fantascienza, in un futuro remoto: il 2054. E invece, dopo una serie di sperimentazioni iniziate nel 2009 (negli Usa, ma anche a Berlino, Londra, Singapore, mentre in Italia i primi test erano stati fatti col contributo dell’università di Trento), l’applicazione delle tecniche di «Big Data» alla lotta contro il crimine sta producendo, già nel 2015, risultati che ci portano nel mondo del racconto di Philip Dick.
In luogo dei tre «indovini» con poteri extrasensoriali di precognizione, i «Precogs», nella realtà la previsione dei reati è affidata a un software che filtra un volume enorme di dati. Una piattaforma che la polizia di Berlino ha battezzato, con voluto riferimento al film, «Precobs», che sta per «Pre-Crime Observation System». Ovviamente nella realtà tutto è basato su statistiche e calcolo delle probabilità: non ci sono certezze assolute, mentre i rischi sono parecchi. Il primo è spingere gli agenti ad accentuare i metodi di repressione basati su un profilo razziale: i ragazzi dei ghetti neri saranno di certo considerati più a rischio e, quindi, messi sotto maggiore pressione. C’è poi il pericolo di deresponsabilizzare gli individui, se alla fine i ragazzi delle bande di quartiere si convincono che a condannarli sarà un algoritmo, indipendentemente dai loro comportamenti.
Un rischio percepito dallo stesso ministro della Giustizia Usa Eric Holder, il primo guardasigilli americano di colore, per il quale «le sentenze criminali devono continuare a essere basate sui fatti, i crimini realmente commessi, le circostanze e la storia criminale dell’imputato, non su fatti immutabili come il livello d’istruzione o l’ambiente socioeconomico». Né si può imprigionare qualcuno per «la possibilità che in futuro commetta un crimine». Ma lo stesso Holder ammette che, se usato con attenzione e rispettando i diritti dell’individuo, il metodo statistico e «Big Data» hanno una loro utilità: ad esempio aiutano a stabilire quali sono i detenuti meno pericolosi ai quali si può concedere uno sconto di pena, avviandoli verso programmi di riabilitazione. Hanno cominciato a farlo vari sistemi giudiziari, come quello di New York.
Insomma, che si tratti di Precogs o Precobs, il modello «Minority Report» è destinato a diffondersi, e non solo perché il progresso tecnologico consente di usare con sempre maggior precisione il metodo di analisi statistica: anche perché, banalmente, con queste tecniche gli Stati risparmiano molti soldi. A Chicago, città a elevata intensità criminale sulla quale sono state concentrate le risorse delle prime sperimentazioni sulla prevenzione dei reati, con le tecniche del «predictive policing» sono stati evitati molti crimini. Ma qui non ci sono dati precisi, mentre sono chiari i conti dei risparmi sui costi del pattugliamento, ora concentrato sulle zone calde e sulla sorveglianza dei 400 pregiudicati che un algoritmo ha indicato come i più probabili protagonisti di nuovi crimini. La North Carolina dal 2011 a oggi ha ridotto di 3.000 unità la popolazione delle sue carceri, con un risparmio di 560 milioni di dollari. Risparmi per le amministrazioni pubbliche e grossi affari per i privati, visto che i software sono sviluppati da giganti come IBM, Motorola e Accenture, oltre che PredPol. E in America, si sa, gli affari sono sacri.