Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 08 Domenica calendario

UN APPARTAMENTO DENTRO LA SCUOLA COSÌ 200 BIDELLI VIVONO DA ABUSIVI

Vedute mozzafiato da un attico a due passi da via Veneto e palme tropicali in giardino senza spendere un euro: Roma non finisce di stupire in quanto a sprechi comunali e cattive abitudini. Capitale delle occupazioni abusive, ora con lo scandalo Affittopoli torna alla ribalta delle cronache anche la storia dei bidelli in pensione che vivono nelle scuole pubbliche a spese nostre e non se ne vogliono andare. Dimore di tutto rispetto, nella maggior parte dei casi, anche di 80-100 metri quadrati, in pieno centro, come a via dell’Olmata (di fronte alla basilica di Santa Maria Maggiore), o nella storica via Giulia, dietro piazza Farnese. In angoli da sogno dove una casa, anche piccola, ai comuni mortali costa in media 1.500 euro al mese. Zero, invece, per gli ex custodi pur se titolari di una pensione di oltre mille euro al mese. A Roma si calcola che siano tra 200 e 300 le situazioni da sanare, con bidelli abusivi dentro gli istituti, anche perché dal primo gennaio di quest’anno, con la fine delle province e la creazione di Roma città metropolitana tutte le scuole, comprese le medie superiori prima di competenza di Palazzo Valentini, rientrano nel demanio comunale. Tradotto: è il Campidoglio di Ignazio Marino a dovere gestire tutte le scuole, dagli asili nido ai licei. Pare che gli assessori Masini (Scuola) e Cattoi (Patrimonio) abbiano assicurato entro il 2016 un monitoraggio completo degli immobili romani ad uso scolastico, ma intanto poco o nulla è cambiato da quando, ancora con Walter Veltroni primo cittadino, si sono registrate le prime denunce sulle case a sbafo occupate da personale non più in servizio. L’associazione nazionale presidi, guidata da Mario Rusconi, si è rivolta alle varie amministrazioni senza ottenere grandi risultati. «Vada lei direttamente alla Finanza a fare la denuncia di occupazione abusiva mi sono sentito dire dalle istituzioni quando ero al Newton», spiega a Libero il dirigente scolastico, «come se dovesse essere un preside a procedere con lo sfratto di un bene pubblico. Mi sono fatto sentire con il governo Monti, quando si era in piena fase di rispetto dell’etica e della legalità e ci sollecitavano a segnalare gli abusi. Sono andato perfino in tv a Ballarò, ma non è cambiato niente. Mi creda», allarga le braccia Rusconi, che oggi insegna all’università, «più che Affittopoli qui siamo di fronte a Gratisopoli». Se, infatti, fino agli anni ’90, una legge consentiva al bidello-custode di abitare in locali della scuola pubblica, spesso con utenze pagate e niente canone di locazione da versare in cambio del controllo e della vigilanza del plesso, ora non è più così. Mancano gli spazi per gli studenti, servono nuove aule dove fare lezione e il custode spesso possiede un proprio alloggio altrove, che magari affitta a terzi. Inoltre, molti Comuni hanno dismesso la figura del custode, che è del tutto scomparsa dai profili del personale comunale transitato nel 2000 alle dipendenze dello Stato. Eppure, e qui viene il bello, l’appartamento già assegnato è rimasto nelle disponibilità dell’ex-custode e della sua famiglia. Solo in rarissimi casi, forse per placare le polemiche, si è deciso di fare corrispondere un affitto, comunque irrisorio: non oltre 80 euro al mese. Ma c’è di più. Visto che siamo in Italia dove il malcostume sale in cattedra, ecco che fioccano i casi di appartamento abusivo ereditato illegalmente. Cioè, il bidello-custode dalla pensione è passato direttamente a miglior vita, ma la casa dentro la scuola è sempre occupata dai congiunti. «Solo due vani niente di più», è la giustificazione degli inquilini senza contratto. «Erano forse ex lavatoi», si è detto dell’attico dello storico liceo Tasso, poco distante da Villa Borghese. Ma c’è anche chi si è trovato a non sborsare mezzo euro per la manutenzione (ci pensa il Comune, cioè i contribuenti romani) e chi ha faticato, come il dirigente dell’elementare Alfieri, per farsi ridare indietro dall’ex guardiano la chiave di uno spazio che serviva per allargare la mensa. Eclatante l’abuso nella siccursale del liceo Newton dove la sala docenti è allestita in mezzo a un corridoio perché il custode, andato in pensione da più di dieci anni non ha alcuna intenzione di lasciare lo stabile.