Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  gennaio 31 Sabato calendario

QUANTI STRANI ANIMALI NELLO ZOO UMANO DELLA ROMA BENE

Da diversi anni Letizia Muratori è impegnata in una esplorazione meticolosa della propria infanzia e di quello che ne è scaturito: un’infanzia popolata di strane bambole e di ragazzine intente a partorirle o ad allevarle (il gioco della maternità) nella Casa madre del 2008 o di ragazzine che giocano a crescere come nel suo ultimo romanzo Animali domestici che racconta della bambina Letizia e di come sia diventata l’amante discontinua del padre della sua amica e compagna di scuola (istituto di suore) Chiara, l’inafferrabile Edi Sereni, giornalista e viveur dalla vita raminga che si nutre di kiwi e colleziona boccettine di shampoo prelevate negli hotel.
Animali domestici fa perno (è un’opinione personale) su una dichiarazione: c’è un momento in cui gli ospiti a quattro zampe scappano, infilano la porta e se ne vanno. Credo, tuttavia, che il titolo non serva tanto a raccontare di Chiara che fa la dogsitter e poi si tiene in casa decine di cani fino a che arriva la Finanza e se ne porta via la maggior parte: no, gli animali domestici sono gli umani e Letizia ne visita le tane, ne descrive i tic, ne trascrive le frasi . E visto che siamo in una sorta di zoo è lecito sottintendere che c’è qualcuno che pensa al cibo e a tutto il resto. Fuor di metafora le parioline della Muratori sanno che le famiglie da cui provengono non sono povere e che i padri possono assicurare una vita decente alle figlie. Infatti ai Parioli gli abitanti più titolati guardano con malcelato disprezzo le case di cooperativa che abbassano il livello del quartiere, dove ci si distingue da sempre inaugurando per primi una moda o magari anche solo un vezzo. Ma Letizia dispone di un’arma segreta: sa scrivere e la scrittura è la protagonista di altre sue storie. Sarà lei, Letizia, per esempio, a dare forma al diario di Chiara, raccontando il blitz della Finanza. E sempre grazie alla scrittura entrerà nel mondo dello spettacolo in coppia con Simonetta, altra amica con cui andava a prendere il sole sulla terrazza condominiale. E ci sarà anche, in un altro momento della narrazione che scorre in un va-e-vieni continuo tra oggi e ieri, l’editor Tullio, quello che aiuta gli scrittori a scrivere perché sa vedere una certa luce. La scena non è sempre romana: Letizia si muove, va a Milano, a Brera, dove Edi Sereni ha un appartamento, va anche a Londra, ma poi a Roma si torna . L’ultima parte del libro è dedicata alla tata africana e alla vita di lei, figli e parenti compresi, che per trent’anni si è mescolata con la sua in una descrizione che un po’ sfiora il ritratto di genere, il luogo comune che fa pensare alla Mamie di Via col vento.
Lo zoo umano di Letizia Muratori contempla anche un paio di mariti, abbastanza incolori. Luca è bello e servizievole , ma si droga di nascosto da sempre , Marco fa il traduttore e detesta l’odor di fumo. L’unico umano vivo e imprevedibile è sempre Sereni, che spunta fuori da tutte le parti , evitando legami troppo stretti, come deve fare un vero randagio. Ma , essendo a tutti gli effetti uno zoo, il mondo di Letizia Muratori, scrittrice allusiva e originale, ha un che di claustrofobico, nel senso che non ha sbocchi e appare impermeabile a qualunque progetto anche minimo, che non sia puramente strumentale, come fare (tanto per fare) la cassiera in un negozio di tappeti. Per dire che sotto un dettato ironico e una scrittura disinvolta e ben orchestrata si nasconde il piccolo, grande inferno del vivere “protetti”, prendendo dalla vita quel che capita senza pensarci due volte. L’estenuata borghesia dei quartieri alti ne esce sfregiata da un ritratto tutto sommato impietoso, l’ultimo atto, sembrerebbe, dopo le letture esistenziali di Moravia e le molte complicità di Montefoschi. Nelle ultime righe sapremo che Edi Sereni ha dato alla sua nuova cagnolina il nome di Letizia.
Paolo Mauri, la Repubblica 31/1/2015