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 2014  ottobre 10 Venerdì calendario

ANCHE LA NEVE È UN BUON AFFARE


L’uomo delle nevi esiste. Ma non fa paura e non se ne sta rintanato in montagna come uno yeti qualunque. Viaggia, invece. E porta cristalli d’aria e d’acqua anche dove meno te l’aspetti: Siberia, Azerbaigian, Mongolia, Turchia, Patagonia.
Non pago di aver tappezzato di bianco il Nord e il Sud del mondo, ha stretto un’alleanza con i cugini francesi di MyNeige, un’intesa che, da maggio scorso, è diventata una fusione operativa tale da creare una società leader mondiale degli impianti di innevamento.
Stiamo parlando del gruppo TechnoAlpin, nato 25 anni fa alle pendici delle Dolomiti, a Bolzano, e diventato in fretta una macchina da guerra capace di sfornare 3.000 generatori di neve ogni anno. Un’azienda italiana che – per una volta – non solo riesce a crescere in doppia cifra ma supera i suoi competitor a suon di innovazione tecnologica e di sostenibilità ambientale.
Avrete forse ammirato in tv le gare di sci nordico e le acrobazie sul trampolino dell’Olimpiade invernale di Sochi? Ebbene, quella neve è stata creata dalle macchine di TechnoAlpin. E così per i campionati americani di snowboard a Copper Mountain, in Colorado, e per uno degli impianti più a sud del mondo, al Cerro Catedral, nell’Alta Patagonia argentina. Ma più probabilmente avrete sciato sulle piste della Via Lattea, tra Sauze d’Oulx e Sestriere: anche lì sono oltre 600 gli sparaneve firmati TechnoAlpin.
Sei filiali, 1.800 clienti e vendite in 48 Paesi, 350 collaboratori e 112 milioni di fatturato (il doppio rispetto a 10 anni fa), di cui oltre l’80% generato all’estero. Questi i numeri di una società fondata quasi per caso nel 1990. Il luogo di nascita non è il solito garage da imprenditori rampanti della digital economy, ma un comprensorio sciistico in alta quota.
Negli Anni 80, Georg Eisath e Walter Rieder dirigevano la stazione di Obereggen, in Alto Adige. In Italia era il periodo del boom degli sport invernali, ma anche la stagione in cui le nevicate cominciavano a essere sempre meno abbondanti e regolari. I direttori del comprensorio chiesero una mano alla tecnologia e importarono dagli Stati Uniti uno sparaneve.
Si resero subito conto che il mercato avrebbe potuto offrire buone opportunità d’impresa. Partendo da quel modello svilupparono il primo prototipo di cannone artigianale per rendere uniforme il manto nevoso su tutte le piste. Quell’invenzione, quasi da retrobottega, si è trasformata nella “Ferrari degli impianti di innevamento”: generatori a ventola (comunemente detti cannoni sparaneve) e lance (che sfruttano una maggiore altezza) a basso impatto acustico e ambientale venduti ai quattro angoli del pianeta.
Per riuscirci, l’azienda si è strutturata in un’impresa piccola ma con una grinta da slalom gigante: forte sui mercati interni, quelli europei, rapida e flessibile sugli emergenti. Una competizione non da poco, considerato che le economie di scala in quel settore sono molto limitate.
Per essere ancora più presenti sul mercato globale, ecco allora l’acquisizione dei francesi di MyNeige. «Con questa integrazione disporremo di un eccezionale team delle vendite, che ci permetterà di essere ancora più vicini ai nostri clienti sul campo», spiega l’amministratore delegato Erich Gummerer, tra i fondatori della società. «Creeremo poi un polo di Ricerca & Sviluppo basato su due centri di competenze: in Francia per le lance, a Bolzano per lo sviluppo dei generatori a ventola».
L’azienda investe circa tre milioni l’anno in ricerca e sviluppo. Una cifra che ha reso possibile la realizzazione di prodotti di fascia alta come il TF10, «considerato uno dei generatori più efficienti sul mercato, e la lancia V3ee, che si caratterizza per un consumo d’aria dimezzato rispetto al modello precedente».
Aria e acqua sono gli ingredienti di base. E questo vale per tutti i macchinari in circolazione. Il cannone sparaneve pompa e nebulizza l’acqua liquida in ingresso e questa, sotto forma di minuscole goccioline, ghiaccia quasi istantaneamente al contatto con l’aria, al di sotto dei sei gradi sotto lo zero, formando cosi cristalli di ghiaccio.
Ma la vera sfida è creare neve di qualità. E non solo per far vivere al meglio l’esperienza della discesa agli sciatori.
La definizione “neve artificiale” non piace in TechnoAlpin, dove si preferisce quella di “neve tecnica”. Questo perché il disturbo acustico e l’alto consumo energetico dei primi generatori avevano scatenato l’altolà di molti ambientalisti. Per l’azienda bolzanina, infatti, si potrebbe dire che il core business è la “neve verde”. Nei laboratori di TechnoAlpin sono stati brevettati compressori a stantuffo in alluminio, esenti da olio e con circuito di raffreddamento integrato. Generatori di neve silenziosi, dai consumi ridotti e senza uso di additivi chimici.
E non solo questi. «Ci occupiamo della progettazione e dell’installazione dell’intero impianto di innevamento chiavi in mano», spiega infatti Gummerer. «Il che comprende anche stazioni di pompaggio, e software di controllo che raccolgono i dati provenienti dalle stazioni meteo e ottimizzano la produzione di neve a seconda delle condizioni atmosferiche».
E per crescere ulteriormente, l’azienda altoatesina ha appena deciso di finanziarsi con minibond, lanciando un prestito obbligazionario di cinque milioni di euro per lo sviluppo di nuovi prodotti.