Marco Filoni, il venerdì di Repubblica 10/10/2014, 10 ottobre 2014
UN DITTATORE DA GUARDARE NEGLI OCCHI
Lo sguardo dice molto. Per secoli gli studiosi hanno cercato di cogliere la magia dell’osservare: come scrive John Berger, «le nostre esperienze visive sono sempre più universali delle circostanze». Per cogliere questa universalità nulla di meglio che non visitare Kim Jong-un looking at things (kimjongunlookingatthings.tumblr.com). Un tumblr, una galleria di immagini dove l’icasticità si sposa con l’ironia, immensa, del non detto. Semplici foto del paffuto Kim, il Caro Leader nordcoreano, che altrettanto semplicemente guarda le cose. Didascalie minimaliste: «guarda i biscotti», «guarda il lubrificante», «guarda il bersaglio in un periscopio»... Il tutto diventa irresistibile associato alla figura del personaggio. Il quale per una strana ragione (ed è comune a tutti i dittatori e alla loro irresistibile attrazione per il kitsch) hanno come conseguenza del loro potere uno spostamento categoriale: il dittatore nel cercare la bellezza pratica un’ellissi del bello e trova il brutto. E per qualche strana alchimia inspiegabile, quel brutto si riflette nello sguardo e nella cosa osservata. Forse è l’esperienza visiva di cui parlava Berger. O forse, banalmente, è soltanto il vuoto negli occhi di chi guarda.