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 2014  ottobre 10 Venerdì calendario

FEDEZ: «IO CANTO, NON SONO IL NUOVO PASOLINI»

Ride Fedez alla notizia del successo in classifica per «Pop-Hoolista», il suo secondo album. Ride, è al numero 1, ma fuori dal suo ufficio c’è la tempesta. «Grillo mi ha detto che mi presta gli avvocati...». E parte un’altra risata. «Non sono Partito», la sua canzone per la manifestazione del Movimento 5 Stelle, è stata accusata di vilipendio al capo dello Stato. «Napolitano rappresenta un’istituzione simbolo di legalità: se non va a testimoniare sulla trattativa Stato-mafia che cambi mestiere. Lo direi pure a un muratore che fa un muro storto. È triste che dire l’ovvio in Italia ti faccia sembrare il nuovo Pasolini. Però è l’inno di partito più bello che c’è...».
La concorrenza è scarsa...
«Arrivo dai centri sociali e a 16 anni ero l’idolo del Leoncavallo con un pezzo in cui campionavo “Meno male che Silvio c’è” ed elencavo le indagini in cui era coinvolto Berlusconi».
Dal Leoncavallo al numero 1 in classifica. Si riconosce?
«All’inizio l’imborghesimento mi ha spaventato. Poi ho capito che devo prendere l’arte per l’arte e il lavoro per il lavoro. Devi portare il tuo mondo dentro un contesto senza svilire la tua dignità».
In Veleno per topic se la prende col mondo hip hip e sembra avercela con Fabri Fibra. Che le ha fatto?
«Ho una mia idea di rap che non combacia con quella degli altri, ma sono arrivato dove loro vorrebbero. Ti odiano non quando ti vendi ma quando ti iniziano a comprare. Fabri mi voleva nella sua etichetta, ha preso male il mio no e in radio ha detto di non sapere chi fossi. Salvo farmi i complimenti pubblici al momento del successo... Però artisticamente lo stimo».
Emis Killa: amico o rivale?
«Siamo cresciuti assieme. Ho rosicato quando lui ha avuto successo prima di me. Siamo tornati amici, ci scambiamo sms, siamo in sana competizione ma farei volentieri un disco con lui».
Ha sorpreso tutti in tv. Come va con i giudici di «X Factor»?
«Avevo ansia di finire in un meccanismo più grande di me, di essere fuori contesto. Ho litigato con tutti i giudici. Loro sono personaggi tv e quando si accende la luce rossa della telecamera parte il riflesso di Pavlov».
Anche lei ha degli autori che la aiutano. Si è adeguato?
«Mai farti condizionare nel giudizio dal gusto per la battuta. Dico sempre quello che penso».
Ha pianto davanti alle telecamere. Un rapper può lasciarsi andare alle lacrime?
«In America il rapper è sia quello che parla di quante donne si ha, sia Kanye West che si commuove da Letterman. In Italia siamo fermi a uno stereotipo».
Con J-Ax ha fondato Newtopia, una factory che spazia dal rap ai format tv. Come va?
«È stato un investimento, anche economico, importante. È dura. Il tempo è poco e ci vorrebbe più gente a lavorare, ma se un dipendente mi costa il doppio di quanto riceve iun busta paga...».
Via l’articolo 18?
«È il simbolo di una lotta e qualcuno vuole farlo cadere per dimostrare che sta con gli imprenditori. Ma non è il fulcro per cambiare l’economia: sarebbe più utile tagliare le tasse».
Suor Cristina l’avreste messa sotto contratto?
«Certo, ma non ce l’hanno voluta dare. Il nostro progetto era un disco benefico di duetti con grandi star, da Lady Gaga ad Alicia Keys. Hanno fatto altre scelte: finirà per non vendere nulla».
Fra 20 anni si vede a S. Siro o in Parlamento?
«Candidato mai. Non voglio essere un esempio di onestà e senso civico. È il sistema che renderebbe corruttibile anche me».
Si sente la voce di una generazione?
«Mi sembra lampante».