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 2014  ottobre 10 Venerdì calendario

PER ROBERTO GIACHETTI I TRE DISSIDENTI CHE NON HANNO VOTATO LA FIDUCIA SONO GIÀ FUORI DAL PD

«Io al posto di Lorenzo Guerini sarei stato meno vago e molto più netto: chi non ha votato la fiducia si è già messo fuori del Pd». Il deputato Roberto Giachetti, renziano della prima ora, è perfino più severo del suo vicesegretario con i dissidenti dem del Senato.
Guerini non è stato tenero: Non partecipare al voto di fiducia mette in discussione i vincoli di partecipazione alla propria comunità politica».
«Io vado oltre. Chi è rimasto fuori dell’aula poteva far cadere il governo, andando contro una linea votata dalla direzione e dal gruppo parlamentare. In una comunità il rispetto delle regole è un discrimine: se le violi ti metti fuori, automaticamente. Serve una decisione formale che ne prenda atto».
Altrimenti?
«Altrimenti altro che partito liquido, rischiamo di diventare un partito sciolto».
Walter Tocci ha votato la fiducia e poi si è dimesso.
«Un comportamento esemplare, coerente e rispettoso della comunità politica di cui fa parte. E infatti ora il paradosso è che rischiamo di avere lui fuori del partito e gli altri tre dentro. Mi auguro che le dimissioni di Tocci rientrino, e lavorerò perché questo avvenga».
Obiezione: il parlamentare non è sottoposto a vincolo di mandato, quindi può votare secondo coscienza.
«Ma io non gli voglio mica vietare di restare in Senato, liberissimi di mantenere la propria carica. Semplicemente, a mio parere, non ci sono più le condizioni perché questi colleghi rimangano nel Pd. E poi ogni gruppo ha le sue regole su chi vota in dissenso».
Insomma, lei invoca espulsioni. Civati poche ore fa ha evocato i Soviet: «Non possiamo volere un partito all’americana e poi immaginare una disciplina sovietica».
«Non è questione di espulsioni o sanzioni di varia natura. E i Soviet non c’entrano proprio nulla, come il centralismo democratico messo in mezzo da altri. A mio avviso, lo ripeto, questi colleghi si sono già chiamati fuori da soli, e devono assumersene la responsabilità politica».
Lei prima accennava ai rischi per il governo. Non è che siete davvero troppo fragili come maggioranza e tutto ricasca su qualche dissidente?
«Figuriamoci se io posso avere paura delle urne. Sono sempre stato dell’idea che dovevamo andare a votare, l’ho detto e scritto in ogni modo. No, qui il tema in gioco è un altro: è il rispetto delle regole».
Luca De Carolis, il Fatto Quotidiano 10/10/2014