Arianna Finos, la Repubblica 10/10/2014, 10 ottobre 2014
LA PISTOLERA CHARLIZE THERON CHE PRESTO GIRERÀ UN FILM COL MARITO SEAN PENN
[Intervista] –
Non ci si abitua mai alla quantità di “asshole” (in una traduzione gentile, “testa di cavolo”) che escono dalla bocca perfetta di Charlize Theron. Essere la Calamity Jane di Un milione di modi per morire nel West accanto al comico Seth McFarlane — gag scatologiche a pioggia — è stato per lei come un giro di giostra. «L’idea è stata del mio agente, che è anche il suo. Volevo divertirmi, non capita spesso sul set».
E si è divertita?
«Sì. È stata una delle poche volte in cui i miei amici dopo la première avevano voglia di chiacchierare. In genere si piangono addosso, mi dicono “devo pensarci su, ci vediamo tra una settimana”. E invece stavolta, tutti a festeggiare».
La sua pistolera è del genere donna perduta del West che si redime.
«È una donna che si è sposata troppo giovane, nell’800 era la norma. È molto moderno il dubbio se restare incastrate in una brutta relazione o rompere. Quel chi piace di lei è che sa maneggiare le pistole meglio degli uomini, ma tutto il suo controllo viene meno quando inizia a provare un sentimento per questo cowboy. Qualcosa cambia: inizia a sperare che per lei ci sia qualcosa di meglio nella vita. La speranza la rende vulnerabile. Comunque parliamo di una commedia, non di un personaggio da affrontare con il Medoto...».
Lei al Metodo ha rinunciato dai tempi di L’avvocato del diavolo.
«È vero. Non avevo una formazione d’attrice e allora pensavo che l’unico modo per fare questo mestiere fosse diventare Marlon Brando. Vedevo tutti i film, leggevo le biografie sue e di Montgomery Clift. Non facevano che torturare loro stessi. Il regista Taylor Hackford spingeva a fare questo sul set, cercava uno stato d’animo tormentato che servisse al film. Ma io amo troppo la vita per voler sorpassare certi limiti emotivi. Ho deciso che avrei fatto a modo mio, o non avrei continuato a fare l’attrice».
Difende come una furia la privacy di suo figlio e del suo compagno Sean Penn.
«Quando ami davvero qualcuno cerchi di proteggerlo. A me ne capitano di tutti i colori. Un giornalista olandese mi ha detto che Sean è famoso per le commedie. Gli ho risposto: beh, allora io mi chiamo Chris Rock. Gestire le intrusioni è dura. A parte questo, la mia vita è quella di ogni altra madre che lavora. Non dormo la notte e faccio tutto lo stesso il giorno dopo. Calcolo tutto, faccio liste di priorità».
Ha fatto meno film, negli ultimi anni.
«Ero concentrata sul nuovo Mad Max. Otto mesi di preparazione, partenza per l’Australia e poi il rinvio. A un certo punto ho dovuto dire: ok ma io devo tornare a lavorare. Ho girato Young adult e Prometheus. Finora sono riuscita a portare sempre sul set mio figlio Jackson, è anche qui a Londra. Ma quando andrà a scuola le cose cambieranno».
Che gli dirà dei suoi film?
«Ho appena doppiato un cartone animato, pensavo alla sua faccia quando lo vedrà. Dopo la strega di Biancaneve alcuni bimbi mi additano: “mamma, è la signora che urla”. Non vorrei lui mi vedesse così».
Sta per girare un film con Sean Penn.
«Sì. The last face, una storia d’amore lunga quindici anni e ambientata in più paesi: Liberia, Siria, Sudan. Il copione c’è ma stiamo ancora facendo ricerche, trovando l’identità dei personaggi. Ci sono Javier Bardem e Adele Exarchopoulos».
Da sudafricana come ha vissuto il dopo Mandela?
«Lui era un leader capace di unire. Anche se ce lo aspettavamo, la sua morte è stata comunque uno shock. La nostra nazione deve attraversare passaggi difficili per trovare gambe solide su cui poggiarsi. Ma non abbiamo paura che venga meno il legame che lui ha creato tra noi come popolo».
C’è stato un momento nella sua vita in cui ciò che ha ora le sembrava irraggiungibile?
«C’è stato un tempo in cui tutto mi sembrava impossibile. La mia vita ha avuto un’incredibile svolta fortunata. So da dove vengo e cosa ho vissuto. Oggi ho salute, amore, famiglia e un bellissimo figlio. Capisco bene il valore di tutto questo».
Arianna Finos, la Repubblica 10/10/2014