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 2014  ottobre 10 Venerdì calendario

PARLA IL CARDINALE BRANDMÜLLER. «L’OMOSESSUALITÀ È UN’INCLINAZIONE OGGETTIVAMENTE DISORDINATA. CHI NE È AFFLITTO È MESSO ALLA PROVA ED È CHIAMATO ALLA CASTITÀ COME NOI TUTTI»

[Intervista] –
Mentre il Sinodo sulla famiglia affronta in pieno la questione dei divorziati risposati, è un cardinale della curia romana a ribadire il suo «no» alla comunione per gli stessi divorziati perché, dice, «non saprei come armonizzare quel “si” della comunione con il “no” della vita». Così il cardinale Walter Brandmüller, 85 anni, già presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, prelato dalla lunga esperienza in curia romana.
Eminenza, il cardinale Walter Kasper ha detto che la prassi della non concessione ai divorziati risposati della comunione può essere in alcuni casi cambiata. Lo ritiene possibile anche lei?
«Sappiamo da tempo che le ferite della famiglia nella società di oggi sono molteplici e gravi. Proprio per questo non conviene concentrarsi soltanto sul problema dei divorziati civilmente risposati. In fine dei conti la loro cifra è proporzionalmente molto esigua. Si parla di circa l’1 per cento dei coniugi cattolici praticanti. Ciononostante, proprio quelle persone sono bisognose dell’aiuto pastorale. Questo, però, non può consistere nell’ammissione al sacramento dell’eucarestia, perché la loro scelta di vita sta in continuo contrasto con la parola di Gesù, quel Gesù con cui la comunione è il più intimo incontro possibile. Non saprei come armonizzare quel “si” della comunione con il “no” della vita. Inoltre ritengo che qualsiasi tentativo di aiutare persone in quella dolorosa situazione deve reggersi sulla verità della fede. Ogni autentica azione pastorale dev’essere dottrina, verità vissuta».
Lei insieme ad altri cardinali ha firmato un libro in cui confuta le tesi di Kasper. Perché avete voluto darlo alle stampe proprio pochi giorni prima l’apertura del Sinodo?
«Il nostro libro non è altro che un contributo al dibattito iniziato da Kasper con la pubblicazione del suo intervento nel concistoro, che evidentemente era pensata da tempo. Rispondere a ciò, mi pare, non è illecito».
Nel primo giorno del Sinodo una famiglia ha parlato di come una coppia di loro amici abbia dovuto confrontarsi con il figlio omosessuale che chiedeva di poter andare in vacanza col suo compagno. Deve cambiare lo sguardo della Chiesa sulle persone omosessuali?
«Le famiglie nel mondo odierno devono affrontare delle sfide finora non vissute. Nei venticinque anni in cui, parallelamente alla mia attività universitari, ho fatto il parroco in campagna, con tanta gente ho condiviso gioie e dolori, anche sciagure, naufragi e conflitti familiari. So bene, quindi, di che cosa stiamo parlando. Ho vissuto pure il caso in parola: come affrontare l’omosessualità del figlio? Permettergli le vacanze insieme al suo compagno? Ma lo stesso problema si presenta se si tratta di una ragazza. In questi casi dipende molto dall’età dei giovani e dai loro rapporti con i genitori e dalla loro sensibilità. Quanto alle persone omosessuali ritengo sia sempre valido ciò che leggiamo nel catechismo della Chiesa Cattolica: “Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza… Le persone omosessuali sono chiamate alla castità come noi tutti…”. Del resto vale sempre la classica formula: no al peccato, braccia aperte alla persona».
Molte delle spinte nella Chiesa al cambiamento vengono da esponenti della Chiesa di lingua tedesca forse anche perché quotidianamente chiamati al confronto con la cultura protestante. Non ritiene che la tradizione protestante abbia molto da dire al cattolicesimo?
«Noi tedeschi siamo in un certo modo condizionati dalla scissione dei nostri popoli seguita alla riforma protestante. È vero che ci fu ed è sempre presente la tentazione della perdita del profilo cattolico per non offendere o andare incontro ai fratelli separati. L’ecumenismo però può assumere pure forme sbagliate, come abbiamo visto. Quanto alle aperture dei protestanti va detto che esse non hanno per niente potuto fermare, ma piuttosto hanno accelerato, l’uscita in massa dalle loro stesse Chiese. Seguire, dunque, le loro orme? Inoltre: le verità di fede non sono negoziabili».
Paolo Rodari, la Repubblica 10/10/2014