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 2014  maggio 21 Mercoledì calendario

NEL MONDO DI DIEGO ULISSI

Il Naso del Gatto. Un dente in riva al mare. Come una torre saracena che bisogna conquistare. Di lassù Diego Ulissi guarda il traguardo di Savona con occhio corsaro. «Il Naso del Gatto va bene per Diego. Perché è un felino. Sta sempre nascosto e, poi, tira la zampata finale. Da giaguaro», dice Mauro Ulissi, il papà di Diego, e, dal 1996, il preparatore e direttore sportivo, che ci racconta come il ciclista Ulissi è nato.

LA PRIMA BICI «Diego ha conosciuto la bici da quando è nato. Io correvo da cicloamatore in mountain-bike e Diego veniva a vedere le corse in braccio a mamma Donatella o in carrozzina. Stavamo fuori il week-end. Al ritorno a casa cercava di imitarmi. Il nonno Armando gli passava la borraccia. Insieme facevano simulazioni dei gesti di gara. Presto ha avuto una biciclettina con le ruotine. Correva sul brecciolino intorno a casa fino a fare il solco. Quando ha incominciato a saper contare, la sera raccontava fiero il numero dei giri. A furia di girare ha distrutto le ruotine, allora ha imparato senza. Ha incominciato a correre a sei anni. La zia Daniela, che ha un negozio di bici, gli ha regalato una Viner rossa e nera. Un gioiellino. Edo Noti, presidente dell’Unione Ciclistica Donoratico, lo ha preso».

IN FAMIGLIA «La mamma è sempre stata importante per lui. Ma fino a 4-5 anni si addormentava al collo del papà. Poi gli piaceva fare la lotta con papà sul letto e chi cadeva giù veniva mangiato dagli squali. Naturalmente ero sempre io a cadere. Sono stato mangiato cento volte. Abbiamo sfasciato a più riprese letti e materassi».

LA PRIMA GARA Diego ha disputato la prima gara a Piombino, nell’aprile 1996, ed è arrivato terzo nel campionato provinciale, vinto da Elia Favilli. Aveva 6 anni. La seconda corsa, a Cecina, l’ha vinta. Da allora ha sempre vinto in tutte le categorie: 160 vittorie. Quando non vinceva, era mortificato».

IL MARE «Nato sulla riva del mare, ha subito scoperto le onde. A due anni faceva giochi d’acqua. Presto ha imparato a nuotare in tutti gli stili. Ancora oggi, d’inverno, nuota, quando non può allenarsi. È anche appassionato di pesca. Ha tutta l’attrezzatura. Pesca di mare e di fiume. Ma non è portato. Non ha pazienza».

LA SCUOLA «A scuola soffriva, ma alla fine veniva promosso. Alle medie il francese era il suo punto debole. Nella pagella di prima media, nella Scuola G. Borsi Donoratico, risulta insufficiente in francese. Poiché, in ciascuno di noi c’è una componente masochista, Ulissi s’iscrisse al Liceo Linguistico, guerreggiando con l’inglese e il tedesco, ma anche col francese. Lo ha fatto con valore, alla maniera di Napoleone, e si è diplomato».

ANIMALI «Diego è un carnivoro. Ama le carni rosse, la fiorentina naturalmente, ma anche la cacciagione. E il pesce. Invece ha la fobìa per gli insetti. Le zanzare, ma basta un’ape o un moscone perché scappi. Ha paura di essere pinzato. Se in gara gli avversari gli liberassero in faccia una nuvola di zanzare, avrebbero partita vinta. Ma basta una lucertola a spaventarlo. E se in bici vede una biscia, fugge a rotta di collo».

AEREO «Da piccolo soffriva anche la macchina. Poi ha avuto paura dell’aereo. L’ha vinta solo quando è entrato in nazionale e volare è diventata una necessità».

CORRETTEZZA «Come corridore Diego è stato sempre corretto. Non ha mai fatto a botte. Non perde mai le staffe. Ma sa farsi rispettare. Sa dare la gomitata, se è necessario e anche tirare la borraccia. La bicicletta non è il suo totem. Non la lucida. Non la ama. La rispetta, questo sì. Ma la bicicletta è stata per Diego sempre un mezzo di lavoro».

LA FEDE «È un cattolico credente. Ha fatto la comunione e la cresima. Vive la fede in una dimensione sua. Ha una bella famiglia. La moglie Arianna è una ragazza molto determinata, intelligente. Formano una bella coppia. Arianna non è asfissiante. Diego mi diceva sempre: “Voglio una ragazza che non mi parli di ciclismo”. E Arianna non lo fa. Hanno una bella bimba, Lia, 18 mesi, che ha un carattere molto forte. Assomiglia a Diego».

FIORI E FRAGOLE «Il frutto preferito di Diego è la fragola. La verdura favorita è l’insalata. Ama i fiori e non si scorda mai gli anniversari, i compleanni, la festa della mamma. Legge libri di sport. Soprattutto biografie, di Platini o di Bettini».
JUVENTINO «Ha una massima che si è tatuata sul braccio sinistro: “Nothing is impossible”, “Nulla è impossibile”. L’ha copiata da Claudio Marchisio, il giocatore della Juventus, la squadra per cui fa il tifo. Tutti gli Ulissi sono juventini. La moglie Arianna Bindi, invece, è fiorentina. Anzi tutti i Bindi sono fiorentini. Quando Arianna annunciò in casa che aveva un nuovo fidanzato, incominciò: “Babbo, ho conosciuto un ragazzo che ha due qualità, una positiva, è uno sportivo, è un ciclista”. E il babbo, sfiorato dal presentimento, subito incalzò: “E quella negativa?”. “È juventino”, lo gelò Arianna».

MODELLI «Il suo modello era Paolo Bettini. L’avversario storico con cui ha guerreggiato in tutte le categorie giovanili è stato Elia Failli, che ora sta con lui alla Lampre. Una rivalità molto sportiva. In corsa ha sempre avuto un punto debole: la discesa. Ma, poi, ha fatto un ottimo lavoro con Copelandt. Gli hanno scoperto un’asimmetria. Spingeva più con la gamba sinistra che con la destra. Gli hanno messo un bite ed ha corretto la postura: ora riesce a spingere con la stessa potenza, è migliorato anche in discesa».

LE SQUADRE «Diego è cresciuto a Donoratico. Ha incominciato con l’Unione Ciclistica Donoratico, poi è passato alla Polisportiva Marina di Cecina, all’Unione Ciclistica Empolese, poi alla Società Sportiva Vangi Cavallini, infine alla Lampre, con cui ha il contratto fino al 2015. Ha sempre tenuto in gran conto l’amicizia. Due gli amici del cuore: Alessio Gorini, di Empoli, e Riccardo Artioli, un ragazzo che purtroppo è morto in un incidente stradale: a lui Diego ha dedicato la tesina del diploma di maturità».

GIOIA E DOLORE «Le corse lo hanno temprato. Ha conosciuto la gioia più scintillante, ma anche il dolore della sconfitta. Ha vinto due Coppe d’Oro tra gli allievi. Ma la gioia più grande l’ha provata vincendo il primo Mondiale da junior a Francorchamps nel 2006. Partì a 40 chilometri dal traguardo e riuscì ad arrivare solo al traguardo. Non ci credeva. Subito ha firmato il precontratto con la Lampre. Poi l’anno dopo ha fatto il bis».

SCONFITTA «Da junior ha provato anche la delusione più grande. Stava vincendo il giro della Lunigiana e si è fatto sorprendere da Ratto in discesa. Non è riuscito a rientrare e per pochi secondi è stato preceduto nella classifica generale. Una corsa che pensava di avere ormai in pugno. È stata una lezione di cui poi ha fatto tesoro».

DOPING «Io gli ho detto subito: “Diego, devi vincere solo con le tue forze”. State tranquilli: tutto quello che ha ottenuto è autentico».