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 2014  febbraio 22 Sabato calendario

IL PESO DELLA TROPPA INESPERIENZA


Appena eletta alla Camera nel 2008, Marianna Madia, da ieri nuovo ministro della Funzione pubblica, confessò candidamente di poter offrire solo la sua «straordinaria inesperienza». Sei anni in Parlamento sono certamente una buona gavetta, ma da oggi Madia, a 33 anni, si troverà a sbrogliare una delle matasse più intricate e una delle riforme più difficili che il governo debba realizzare. Analoga prova, le Riforme istituzionali, ma ancor di più i rapporti con il Parlamento - un Parlamento, è bene ricordarlo, in cui l’ostruzionismo dei 5 Stelle ha già messo in difficoltà i presidenti delle Camere, anche loro alla prima esperienza - dovrà affrontare Maria Elena Boschi, stessa età, neoeletta e dotata di forte personalità, emersa nei numerosi talk-show televisivi a cui ha preso parte. Ma il compito più difficile lo avrà Federica Mogherini agli Esteri, che eredita dalla Bonino, forse l’uscita più clamorosa dalla lista dei ministri, la delicata questione dei marò prigionieri in India, e si prepara, con Renzi, a gestire il semestre italiano di presidenza europea.
Certo, dopo aver invocato tante volte il ricambio generazionale di una classe politica fossilizzata, stupirsi perché in posti nevralgici del governo vanno dei neofiti non ha molto senso. E non va trascurato che le scelte di un tecnico apprezzato all’estero come Pier Carlo Padoan per l’Economia, e di due esponenti delle associazioni di categoria come l’ex presidente dei giovani industriali Federica Guidi per lo Sviluppo economico e l’ex leader della Lega delle cooperative Giuliano Poletti per il Lavoro, sono certamente più tradizionali, e almeno nell’immediato destinate a un rodaggio più tranquillo.
Ma il dubbio resta: non è che per ringiovanire l’esecutivo e per applicare matematicamente la regola di genere metà uomini e metà donne (oltre che per pacificare il complicato intreccio delle correnti Pd), s’è finito con il privilegiare la dimensione della freschezza, e della leggerezza, anche in casi in cui il requisito numero uno avrebbe dovuto essere l’esperienza? Dei sedici ministri e ministre che compongono il nuovo governo, undici infatti sono di prima nomina. Tolto Padoan, membro a diverso titolo dell’establishment internazionale, gli altri dieci hanno tutti curriculum differenti e una esplicita matrice politica e partitica. Per sapere se saranno all’altezza dei loro compiti, si dovrà aspettare di vederli all’opera, e come si suol dire, lo capiremo solo vivendo.
Ma forse la vera risposta a queste domande è una sola: lo ha già fatto capire, rompendo la liturgia che prevedeva la lettura della lista senza commenti, il nuovo premier, nel breve scambio di battute con i giornalisti al Quirinale: quello nato ieri sarà essenzialmente un governo Renzi. Scommesse, speranze, responsabilità, poggiano tutte sulle sue spalle. O Matteo fa il miracolo, oppure, come ha ammesso lui stesso, ci perde la faccia.