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 2013  dicembre 08 Domenica calendario

IL BAROCCO ITALIANO È QUI A LONDRA


[Letizia Treves]

Incontro Letizia Treves nel caffè della National Gallery di Londra. Da qualche mese è curatore dei quadri spagnoli e italiani barocchi e a capo del Curatorial Department del museo.
Perché ha lasciato la supervisione di Senior Director da Sotheby’s per la National Gallery?
«Ho lavorato da Sotheby’s dal 1996. Sono sempre stata una specialista di quadri antichi a Londra e negli ultimi otto anni sono diventata una Senior Specialist in pittura italiana in tutto il mondo. Ho creato un ruolo accademico all’interno di Sotheby’s, ma avevo bisogno di stimoli intellettuali e ho sempre voluto lavorare in un museo; però la buona occasione non era mai capitata. Adesso la responsabilità di occuparmi del Curatorial Department insieme alla curatela dei quadri spagnoli e italiani barocchi, che sono la mia passione, mi ha fatto pensare: adesso o mai più».
Essere un curatore è molto diverso, lei ora non vende più ma compra?
«Il mio lavoro è soprattutto conservare quello che abbiamo. Ma nei 16 anni da Sotheby’s ho aiutato collezionisti a costruire la loro collezione e a occuparsene, li ho consigliati su come conservare i quadri e come incorniciarli, cosa che si fa anche qui alla National Gallery».
I quadri antichi non raggiungono i prezzi dell’arte contemporanea...
«Non penso sia vero, il mercato si è globalizzato e a livello alto si tratta con gli stessi collezionisti. Uno può avere un fantastico Warhol e accanto un Maestro italiano del XIV secolo. Al massimo livello i capolavori antichi possono raggiungere molti milioni di sterline. In termini relativi gli antichi sono più abbordabili e il mercato più stabile».
Nel caso dei quadri antichi i maggiori capolavori si trovano nei musei?
«Non sempre. Si possono fare delle scoperte. Alla National Gallery abbiamo un quadro di Annibale Carracci, la Madonna di Montalto, che si pensava fosse stata smarrita e la si conosceva solo attraverso copie, ma qualche anno fa un gentleman inglese l’ha portata da Sotheby’s arrotolata nella coperta del cane. Era convinto si trattasse di una copia, ma noi abbiamo provato che era l’originale smarrito».
Come sono i collezionisti di arte antica?
«Non comprano solo per investire o per motivi sociali, sono genuinamente interessati e colti su ciò che collezionano. Ho avuto più conversazioni intellettuali con collezionisti che con storici».
Ci sono molti quadri barocchi importanti alla National Gallery?
«Sì. Il barocco italiano è stato molto arricchito dai quadri che appartenevano a Sir Denis Mahon. Al di fuori di Bologna la National Gallery è il posto migliore per avere un’importante panoramica di artisti come Guercino o Guido Reni. Abbiamo anche tre capolavori di Caravaggio e la Venere Rokeby di Valazquez, l’unico nudo del grande artista spagnolo, certamente uno dei dieci massimi capolavori della nostra galleria. Ma non mi piace classificare i dipinti come capolavori».
Quanti visitatori ha la National Gallery?
«L’anno scorso abbiamo avuto 5.300.000 visitatori di cui il 60% erano turisti. La galleria è gratuita e le mostre al Century Wing sono a pagamento. I visitatori vengono moltissimo per visitare il museo. La nostra scommessa è essere sicuri che l’esperienza rimanga memorabile. Abbiamo anche visitatori che vengono alla galleria ogni settimana per ascoltare conferenze gratuite, per rinfrescare la loro conoscenza della galleria».
Avete molti mecenati?
«Il George Belmont’s Group ha circa 200 membri, ma abbiamo anche donatori che regalano danaro per progetti specifici. Ma in questo periodo dovendo subire nuovi tagli nel nostro budget i fondi che ci vengono donati diventano sempre più importanti».
Quali incentivi ci sono nel Regno Unito per i mecenati?
«Ci sono due sistemi importanti che sono gestiti dall’Arts Council England, uno con il quale i singoli individui possono pattuire le loro tasse di successione attraverso donazioni di opere d’arte a diverse istituzioni. L’altro, incominciato nel 2012, prevede che un individuo o una società possa pattuire le proprie tasse conferendo opere d’arte durante la vita. Questo significa che musei come la National Gallery possono ricevere opere d’arte senza doverle acquistare ed è un grandissimo vantaggio sia per i contribuenti sia per i musei. Per esempio quando il grande pittore Lucian Freud è morto, nel 2011, un suo quadro di Corot è stato lasciato alla National Gallery dai suoi eredi».
Quali mostre avete in programma?
«Il 2014 sarà ricchissimo. Prima il Rinascimento tedesco, poi «Veronese», grandissima mostra che verrà esposta nelle gallerie del piano principale, cosa rarissima. Poi una mostra sulla storia del colore e una sul tardo Rembrandt in collaborazione con il Rijksmuseum».
Lei ha studiato a Cambridge ma i suoi genitori sono italiani, torinesi. Che rapporto ha con le sue radici?
«Mio nonno Dario era un pittore, mia madre ha studiato storia dell’arte, mia sorella Cecilia è stata curatrice di mostre alla Royal Academy. Questa passione scorre nel nostro sangue. La mia famiglia vive a Torino e io torno due volte all’anno con i miei figli».