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 2013  ottobre 10 Giovedì calendario

IL GENIO CHE MANGIA IN MENSA PER CAPIRE MEGLIO GLI ALTRI


Uno dei segreti della straordinaria carriera di Janet Yellen, 67 anni, diventata la donna più potente del pianeta dopo la nomina alla presidenza della Banca centrale americana, è il modo gentile e il tono di voce morbido con cui sa spiegare le cose, anche le più complicate. Yellen non è mai veemente, persino quando promuove politiche monetarie molto aggressive, come quelle adottate dalla Fed per aiutare l’economia americana a ripartire dopo la crisi finanziaria del 2008. Usa semplicità e cortesia per creare consenso, un aspetto importante per il ruolo che è chiamata a svolgere.
Alla Fed, dove è vice presidente di Ben Bernanke dal 2010, ad esempio, ha l’abitudine di andare in mensa, perché «mangiare con lo staff è un buon metodo per sapere che cosa pensano le persone, che cosa gira per la loro mente. E a me piace interagire», racconta. Ma non fatevi trarre in inganno: le tesi di Janet Yellen sono incisive e chiare. Perciò riesce a essere molto persuasiva. Che poi la neo presidente della Banca centrale Usa, una donna minuta con i capelli corti color argento, abbia una testa molto brillante e sia preparatissima e super qualificata, come quasi sempre accade alle donne che arrivano al top per meriti propri, è già noto da tempo.
Newyorchese di Brooklyn, laurea in economia alla Brown University e un PhD, sempre in economia, a Yale, Yellen ha costruito la sua carriera accademica tra Harvard, la London School of Economics e l’Università di Berkley, in California, dove è stata premiata due volte per le eccezionali capacità di insegnamento. Ma già ai tempi di Yale, il Nobel per l’economia James Tobin l’aveva descritta come «un genio nell’esprimere concetti complicati in modo semplice». Un altro Nobel per l’economia, George Akerlof, premiato nel 2001, invece lo ha sposato, e insieme hanno un figlio, Robert, pure lui economista. Nel suo curriculum stellare spiccano la presidenza del Consiglio economico alla Casa Bianca con Bill Clinton, nel ’97-99, e la presidenza della Federal Reserve di San Francisco dal 2004 al 2010, quando è nominata numero due di Bernanke.
L’investitura di Yellen rappresenta una svolta epocale: è la prima volta nei cento anni di storia della Fed (il compleanno cade nel 2014) che si affida tanto potere a una donna. Il presidente della Banca centrale, con le sue decisioni di politica monetaria, è il faro non solo per l’economia e i mercati americani ma di tutto il mondo. La sua nomina arriva inoltre proprio mentre un’altra donna, Mary Jo White, 65 anni, ha il compito di sorvegliare i mercati americani. Avvocato famoso per le sue battaglie contro terrorismo e frodi finanziarie, da quando in aprile è diventata numero uno della Sec, la Consob americana, White ha fatto capire alle grandi banche di Wall Street che il clima è cambiato e le truffe finanziarie saranno punite severamente,come dimostra il caso di Jp Morgan, in trattativa per patteggiare una multa da 11 miliardi di dollari, con ammissione di colpa.
Le signore sono in sintonia. Yellen, che entrerà in carica a fine gennaio, ha imparato dalla crisi del 2008 che «servono standard più severi e regole pronte ad entrare in vigore automaticamente quando succedono cose come queste», ha dichiarato nel 2010 in una testimonianza al Congresso sulla crisi finanziaria.
Un altro suo pallino è la trasparenza, e se oggi la Federal Reserve parla in modo più chiaro e la sua politica monetaria è più comprensibile, è anche merito di Yellen. Nel gennaio 2012, su raccomandazione di un comitato sulla comunicazione presieduto da lei, la Fed per la prima volta ha annunciato i target per l’inflazione e per la disoccupazione, che avrebbero guidato la sua politica monetaria. «Gli effetti della politica monetaria dipendono notevolmente da come il pubblico recepisce il messaggio su quello che la politica farà nei mesi o negli anni futuri — ha spiegato lo scorso aprile —. Spero e ho fiducia che i giorni del non spiegare mai, non giustificare mai, siano finiti per sempre».
Ma la sfida più grande che aspetta Yellen, prima democratica chiamata a gestire il dollaro negli ultimi 30 anni, sarà decidere quanto velocemente ridurre il massiccio piano di stimoli, il cosiddetto tapering , lanciato dalla Fed per aiutare la crescita americana e far ripartire l’occupazione. Il momento è terribilmente complicato per gli Stati Uniti, ancora alle prese con una fragile ripresa e una disoccupazione che resta al 7,3%. Ogni mese la banca centrale spende 85 miliardi di dollari per comprare titoli del Tesoro e altre obbligazioni. L’intervento serve a tenere bassi i tassi del denaro, favorendo gli investimenti e i consumi delle famiglie. Ma il denaro facile, con tassi vicini allo zero, costituisce una «droga», che provoca distorsioni e alimenta bolle sul mercato. Perciò Bernanke prima dell’estate ha annunciato l’intenzione di cominciare a diminuire gli stimoli entro la fine dell’anno, in modo graduale e condizionato allo stato di salute dell’economia.
Sostenitrice che un po’ di inflazione, intorno al 2%, sia salutare per l’economia (oggi è inferiore), Yellen guarderà soprattutto alla disoccupazione, di cui ha studiato costi e cause durante la carriera accademica. «Queste non sono solo statistiche per me. Sappiamo che la disoccupazione di lungo periodo è devastante per i lavoratori e le loro famiglie», ha sostenuto lo scorso febbraio.