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 2013  settembre 30 Lunedì calendario

FALLIMENTI E LIQUIDAZIONE COATTA CRESCE LA BLACK LIST DI BANKITALIA

Milano Banche, sim e Sgr. Chi più e chi meno, le grandi e piccole istituzioni finanziarie del Paese hanno mostrato la loro dipendenza dall’economia in cui operano. Non c’è stato un declassamento dell’Italia da parte delle grandi agenzie di rating internazionali, Standard&Poor’s, Moody’s e Fitch, al quale non sia seguita anche una riduzione del giudizio sulle società finanziarie italiane. Eppure non sempre le crisi delle banche, delle società di intermediazione e di gestione del risparmio dipendono dal contesto economico. A partire da quella più eclatante del Monte dei Paschi di Siena, dove la banca è finita sull’orlo del crac a causa di un’acquisizione pagata a un prezzo al di fuori di ogni logica industriale. Per finire a quella di istituti di credito, sim e sgr gestite da manager come fossero dei piccoli orticelli di dominio personale o per raccogliere risparmio e impiegarlo nel peggiore dei modi se non addirittura per farlo sparire in qualche forziere estero. Rientrano in questi casi, molti fascicoli che la Banca d’Italia si è trovata sul tavolo negli ultimi tre anni e che la società di consulenza Magstat ha raccolto in un elenco tutt’altro che rassicurante. Di fronte a un dissesto, Via Nazionale può utilizzare diverse procedure, a seconda della gravità della situazione. Se la crisi non è irreversibile, la banca è sottoposta ad amministrazione straordinaria, mentre in caso di urgenza, entra in azione la gestione
provvisoria, che dura per due mesi sotto l’egida di uno o più commissari. Quando invece non c’è più nulla da fare, l’istituto entra in liquidazione coatta amministrativa. La gestione viene affidata da Banca d’Italia a degli organi straordinari, come i commissari e i liquidatori. E in liquidazione coatta Magstat ha contato almeno sette istituzioni: Abbacus sim, Banca Mb, Darma am Sgr, Europeene de Gestion Privee, Investimenti e Sviluppo sgr, Mfo sim, Orconsult Capital management sim. Il caso più eclatante riguarda Banca Mb, che dopo l’intervento della Vigilanza bancaria, ha visto entrare in scena la magistratura milanese con avvisi di garanzia e perquisizioni. Gli inquirenti si sono concentrati sulla gestione dal 2007 a oggi, il periodo in cui il piccolo istituto milanese, sotto la guida dell’ex manager di Unicredit, Mario Aramini, ha tentato di trasformarsi da boutique di private banking in una vera e propria banca. Il peccato sarebbe stato quello di aver concesso troppa finanza, circa una quarantina di milioni, a parti correlate, compresi i crediti elargiti ai soci che avrebbero dovuto ripatrimonializzare l’istituto in difficoltà. Di oltre 80 milioni di euro, invece, sarebbe il buco di Abbacus sim, la società genovese che secondo gli inquirenti avrebbe fatto sparire nel nulla i risparmi raccolti dai suoi fiduciari tra Milano e Roma. In amministrazione straordinaria, invece, secondo il report di Magstat, sono finite Banca Ubae, Banca Tercas, Banca Popolare di Spoleto, Cassa di Risparmio di Ferrara, Independent Global managers sgr e Total Return sgr. I casi più eclatanti sono relativi agli istituti di credito. La prima è l’ente controllato dalla Banca centrale libica e dalla Libyan Foreign Bank e nel cui azionariato figurano Unicredit, Intesa Sanpaolo ed Eni. Via Nazionale l’ha posta in amministrazione straordinaria dopo la decisione dell’Onu e della Ue in materia di congelamento dei beni libici, durante la caduta di Gheddafi e ha nominato commissari straordinari Vincenzo Cantarella e Maurizio Losavio. I casi di Ferrara, Spoleto e Tercas sembrano invece andare a braccetto. Nella città dell’Emilia Romagna, ha fatto per anni il bello e il cattivo tempo Gennaro Murolo, a Spoleto Giovannino Antonini, e a Teramo Antonio Di Matteo. Il primo è stato condannato in primo grado per truffa in una vicenda di affidamenti a un gruppo immobiliare che hanno irrimediabilmente sbilanciato i conti della Cassa estense, mentre Di Matteo insieme con un altro leader discusso, Massimo Bianconi di Banca delle Marche, sono indagati per aver mal collocato gli affidamenti della banca. Altre società più piccole, hanno scelto altre vie per spegnere la luce: Advin partner sim, Avvenire sim e Idea sim si sono cancellate dall’albo, mentre Maxos sim e Nova sim sono finite in liquidazione volontaria. Gli stranieri (Bank Insinger e Vontobel) hanno deciso semplicemente di chiudere la loro filiale italiana.